In un saggio sulla politica estera italiana dopo la fine della guerra fredda, Sergio Romano ha definito il periodo compreso tra gli anni della «coesistenza pacifica» fra le due superpotenze e la fine del confronto bipolare «l’età dell’oro della diplomazia italiana». Secondo l’ex ambasciatore, le condizioni interne e internazionali verificatesi a partire dalla seconda metà degli anni ’50 dello scorso secolo aprirono prospettive e spazi di manovra che in precedenza non sarebbero stati ammissibili. L’avvio dell’esperienza del centro-sinistra in Italia, il nuovo ruolo della Chiesa cattolica sulla scena internazionale introdotto dal papato di Giovanni XXIII, impegnato nella ricerca di un ordine mondiale incardinato sulle ragioni della pace e della convivenza cooperante, e la distensione nelle relazioni tra le due super potenze (ma anche – aggiungiamo noi – il progressivo ampliamento del processo di decolonizzazione e la definitiva crisi del ruolo globale di Londra e Parigi) favorirono in vario modo il maggior dinamismo della politica estera italiana in quei decenni. L’Italia seppe trarre il massimo vantaggio, sia in termini politici, che economici, dai nuovi equilibri interni e dal nuovo clima internazionale, che permettevano al paese di guardare all’Unione Sovietica come al più amico dei nemici senza per questo sconfessare o mettere in discussione la propria fedeltà atlantica. Sicurezza all’ombra della protezione americana e autonomia nei rapporti con Mosca furono – sempre secondo Sergio Romano – i punti fondanti della politica estera repubblicana, su cui poi immaginare e costruire iniziative nei quadranti di più immediato interesse strategico per il paese, quali il «Mediterraneo allargato» e l’est europeo. I be- nefici della nuova postura internazionale dell’Italia proseguirono fino all’inizio degli anni ’90 dello scorso secolo, pur non senza difficoltà e momenti di criticità soprattutto in occasione delle crisi economiche ed energetiche degli anni ’70 e della rinnovata asperità del confronto bipolare all’inizio degli anni ’80. Se le considerazioni di Sergio Romano ci restituiscono una formula interpretativa suggestiva e non priva di efficacia, va aggiunto allora – almeno a nostro avviso – che, all’interno di questa «età dell’oro» della diplomazia italiana, la stagione migliore e più significativa fu probabilmente rappresentata dall’azione internazionale in ambito mediterraneo e mediorientale dei governi pentapartito nei primi anni ’80, avviata dagli esecutivi retti dall’esponente repubblicano Giovanni Spadolini, ma portata a più compiuta maturazione dai successivi gabinetti a guida socialista, con l’allora segretario del Partito socialista Bettino Craxi alla presidenza del Consiglio e con il leader democristiano Giulio Andreotti agli Esteri. Fu in quegli anni che l’Italia riuscì a vedersi riconosciuto un ruolo non secondario in tre delle principali vicende di quel torno di tempo: l’intervento internazionale in Libano, il processo di pace in Medio Oriente e il confronto con il regime libico di Gheddafi. In ognuna di queste questioni, tutte motivo di forti tensioni regionali e globali, i governi italiani dell’epoca furono chiamati ad assicurare un contributo originale e particolarmente rilevante, una circostanza difficilmente verificatasi nelle precedenti esperienze del periodo repubblicano e mai più ripetutasi nei decenni successivi.

La politica mediterranea e mediorientale dei governi italiani negli anni ’80 del ’900: la vera «età dell’oro» della politica estera repubblicana? / Bucarelli, Massimo. - (2025), pp. 15-43.

La politica mediterranea e mediorientale dei governi italiani negli anni ’80 del ’900: la vera «età dell’oro» della politica estera repubblicana?

Bucarelli, Massimo
2025

Abstract

In un saggio sulla politica estera italiana dopo la fine della guerra fredda, Sergio Romano ha definito il periodo compreso tra gli anni della «coesistenza pacifica» fra le due superpotenze e la fine del confronto bipolare «l’età dell’oro della diplomazia italiana». Secondo l’ex ambasciatore, le condizioni interne e internazionali verificatesi a partire dalla seconda metà degli anni ’50 dello scorso secolo aprirono prospettive e spazi di manovra che in precedenza non sarebbero stati ammissibili. L’avvio dell’esperienza del centro-sinistra in Italia, il nuovo ruolo della Chiesa cattolica sulla scena internazionale introdotto dal papato di Giovanni XXIII, impegnato nella ricerca di un ordine mondiale incardinato sulle ragioni della pace e della convivenza cooperante, e la distensione nelle relazioni tra le due super potenze (ma anche – aggiungiamo noi – il progressivo ampliamento del processo di decolonizzazione e la definitiva crisi del ruolo globale di Londra e Parigi) favorirono in vario modo il maggior dinamismo della politica estera italiana in quei decenni. L’Italia seppe trarre il massimo vantaggio, sia in termini politici, che economici, dai nuovi equilibri interni e dal nuovo clima internazionale, che permettevano al paese di guardare all’Unione Sovietica come al più amico dei nemici senza per questo sconfessare o mettere in discussione la propria fedeltà atlantica. Sicurezza all’ombra della protezione americana e autonomia nei rapporti con Mosca furono – sempre secondo Sergio Romano – i punti fondanti della politica estera repubblicana, su cui poi immaginare e costruire iniziative nei quadranti di più immediato interesse strategico per il paese, quali il «Mediterraneo allargato» e l’est europeo. I be- nefici della nuova postura internazionale dell’Italia proseguirono fino all’inizio degli anni ’90 dello scorso secolo, pur non senza difficoltà e momenti di criticità soprattutto in occasione delle crisi economiche ed energetiche degli anni ’70 e della rinnovata asperità del confronto bipolare all’inizio degli anni ’80. Se le considerazioni di Sergio Romano ci restituiscono una formula interpretativa suggestiva e non priva di efficacia, va aggiunto allora – almeno a nostro avviso – che, all’interno di questa «età dell’oro» della diplomazia italiana, la stagione migliore e più significativa fu probabilmente rappresentata dall’azione internazionale in ambito mediterraneo e mediorientale dei governi pentapartito nei primi anni ’80, avviata dagli esecutivi retti dall’esponente repubblicano Giovanni Spadolini, ma portata a più compiuta maturazione dai successivi gabinetti a guida socialista, con l’allora segretario del Partito socialista Bettino Craxi alla presidenza del Consiglio e con il leader democristiano Giulio Andreotti agli Esteri. Fu in quegli anni che l’Italia riuscì a vedersi riconosciuto un ruolo non secondario in tre delle principali vicende di quel torno di tempo: l’intervento internazionale in Libano, il processo di pace in Medio Oriente e il confronto con il regime libico di Gheddafi. In ognuna di queste questioni, tutte motivo di forti tensioni regionali e globali, i governi italiani dell’epoca furono chiamati ad assicurare un contributo originale e particolarmente rilevante, una circostanza difficilmente verificatasi nelle precedenti esperienze del periodo repubblicano e mai più ripetutasi nei decenni successivi.
2025
Il Mediterraneo tra guerra fredda e nuovo disordine internazionale
978-88-15-39269-5
Mediterraneo; Medio Oriente, Politica estera Italiana; Craxi; Andreotti
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La politica mediterranea e mediorientale dei governi italiani negli anni ’80 del ’900: la vera «età dell’oro» della politica estera repubblicana? / Bucarelli, Massimo. - (2025), pp. 15-43.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Bucarelli_ politica-mediterranea-mediorientale_2025.pdf

solo gestori archivio

Note: Frontespizio + indice + saggio
Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 271.01 kB
Formato Adobe PDF
271.01 kB Adobe PDF   Contatta l'autore

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1742471
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact