Nel racconto War can’t be put into a book, scritto da Fenoglio tra il ’60 e il ’62 e pubblicato postumo, viene messo in scena un personaggio – Jerry – che scrive della guerra in presa diretta, «freneticamente, seduto ai piedi di un albero o appoggiato a un muricciolo», «alternando una quantità di matite ogni cinque minuti, su dei quadernetti scolastici». Questo testo è particolarmente significativo in quanto fornisce una descrizione materica del gesto scrittorio in un contesto bellico e perché fornisce una chiara definizione di questi scritti: il protagonista rifiuta infatti la definizione di diari, rivendicando invece quella di «appunti della guerra». Il termine appunti richiama immediatamente alla memoria gli Appunti partigiani, editi da Mondo nel 1994, e – secondo la proposta di quest’ultimo – redatti da Fenoglio nel ’46, dunque non durante la guerra, ma a posteriori. Questa coincidenza terminologica permette di immaginare che gli Appunti siano un rifacimento ordinato di un testo originario scritto nel periodo bellico, quindi in un contesto eccezionale, di isolamento e lontananza dalla vita quotidiana nonché dalle reti culturali e letterarie. Gli Appunti restano, ad oggi, il testo cronologicamente più remoto di cui siamo in possesso, ed è dunque da questi che occorre muovere per comprendere in che modo Fenoglio, attraverso la scrittura, si sia collocato all’interno delle reti culturali e del campo letterario. A tal fine deve essere studiato il passaggio dagli Appunti, espressione di una scrittura da esiliati (espulsi dalla propria terra) ai più strutturati e letterari Racconti della guerra civile, redatti sicuramente entro il ’49 (in ogni caso in una condizione ormai di rimpatriato). In quest’ottica il discorso si articola in due punti: 1. una riflessione su come il diverso medium abbia influito sull’elaborazione formale e contenutistica nel passaggio dagli Appunti ai RGC (ed è in questa fase del lavoro che si deve tenere conto della situazione d’eccezione in cui Fenoglio si trova a scrivere le sue prime pagine; situazione poi ribaltata dal faticoso ritorno alla normalità del dopoguerra, con la quale si rende necessario un continuo confronto); 2. uno studio dei diversi tentativi di pubblicazione, ovvero dei tentativi concreti di inserirsi all’interno di una rete culturale dopo l’esilio della guerra partigiana.
«War must be put into a book»: Beppe Fenoglio e la narrativa resistenziale dagli "Appunti partigiani" ai "Racconti della guerra civile" / Macori, Agnese. - (2023), pp. 133-145.
«War must be put into a book»: Beppe Fenoglio e la narrativa resistenziale dagli "Appunti partigiani" ai "Racconti della guerra civile"
Agnese Macori
2023
Abstract
Nel racconto War can’t be put into a book, scritto da Fenoglio tra il ’60 e il ’62 e pubblicato postumo, viene messo in scena un personaggio – Jerry – che scrive della guerra in presa diretta, «freneticamente, seduto ai piedi di un albero o appoggiato a un muricciolo», «alternando una quantità di matite ogni cinque minuti, su dei quadernetti scolastici». Questo testo è particolarmente significativo in quanto fornisce una descrizione materica del gesto scrittorio in un contesto bellico e perché fornisce una chiara definizione di questi scritti: il protagonista rifiuta infatti la definizione di diari, rivendicando invece quella di «appunti della guerra». Il termine appunti richiama immediatamente alla memoria gli Appunti partigiani, editi da Mondo nel 1994, e – secondo la proposta di quest’ultimo – redatti da Fenoglio nel ’46, dunque non durante la guerra, ma a posteriori. Questa coincidenza terminologica permette di immaginare che gli Appunti siano un rifacimento ordinato di un testo originario scritto nel periodo bellico, quindi in un contesto eccezionale, di isolamento e lontananza dalla vita quotidiana nonché dalle reti culturali e letterarie. Gli Appunti restano, ad oggi, il testo cronologicamente più remoto di cui siamo in possesso, ed è dunque da questi che occorre muovere per comprendere in che modo Fenoglio, attraverso la scrittura, si sia collocato all’interno delle reti culturali e del campo letterario. A tal fine deve essere studiato il passaggio dagli Appunti, espressione di una scrittura da esiliati (espulsi dalla propria terra) ai più strutturati e letterari Racconti della guerra civile, redatti sicuramente entro il ’49 (in ogni caso in una condizione ormai di rimpatriato). In quest’ottica il discorso si articola in due punti: 1. una riflessione su come il diverso medium abbia influito sull’elaborazione formale e contenutistica nel passaggio dagli Appunti ai RGC (ed è in questa fase del lavoro che si deve tenere conto della situazione d’eccezione in cui Fenoglio si trova a scrivere le sue prime pagine; situazione poi ribaltata dal faticoso ritorno alla normalità del dopoguerra, con la quale si rende necessario un continuo confronto); 2. uno studio dei diversi tentativi di pubblicazione, ovvero dei tentativi concreti di inserirsi all’interno di una rete culturale dopo l’esilio della guerra partigiana.| File | Dimensione | Formato | |
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