“Ex-Dopolavoro” e “Teatro Ateneo” sono le distinte denominazioni che identificano il Circolo del littorio e Dopolavoro Universitario della Studiorum urbis ideata da Marcello Piacentini. Concepito come un unico organismo architettonico articolato in diversi volumi – entro i quali vi erano gli spazi destinati ai lavoratori dell’Ateneo romano – questo piccolo edificio ha subito negli anni una serie di manomissioni e trasformazioni per riusi funzionali che ne hanno compromesso il valore architettonico e l’identità spaziale. Il testo ripercorre i principi formali alla base del progetto di Gaetano Minnucci, a partire dall’innesto sulle fondazioni di una clinica incompiuta del Policlinico e le vicende successive, che narrano la storia di una Modernità abbandonata al destino di contenitore anonimo, dove l’assenza di una visione progettuale ne ha alterato i principi compositivi del progetto e delle sue varianti successive. Gli interventi di restauro e riuso hanno disvelato la struttura nuda e, grazie alla demolizione delle partizioni obsolete ha permesso di ridisegnare l’invaso spaziale, recuperando il grande Salone delle Feste, ripristinandone il valore simbolico di luogo di studio e pratica delle arti.
L'Ex Dopolavoro Universitario. Spazio, modernità, riusi / Giovannelli, Anna. - (2025), pp. 24-33.
L'Ex Dopolavoro Universitario. Spazio, modernità, riusi
Anna Giovannelli
2025
Abstract
“Ex-Dopolavoro” e “Teatro Ateneo” sono le distinte denominazioni che identificano il Circolo del littorio e Dopolavoro Universitario della Studiorum urbis ideata da Marcello Piacentini. Concepito come un unico organismo architettonico articolato in diversi volumi – entro i quali vi erano gli spazi destinati ai lavoratori dell’Ateneo romano – questo piccolo edificio ha subito negli anni una serie di manomissioni e trasformazioni per riusi funzionali che ne hanno compromesso il valore architettonico e l’identità spaziale. Il testo ripercorre i principi formali alla base del progetto di Gaetano Minnucci, a partire dall’innesto sulle fondazioni di una clinica incompiuta del Policlinico e le vicende successive, che narrano la storia di una Modernità abbandonata al destino di contenitore anonimo, dove l’assenza di una visione progettuale ne ha alterato i principi compositivi del progetto e delle sue varianti successive. Gli interventi di restauro e riuso hanno disvelato la struttura nuda e, grazie alla demolizione delle partizioni obsolete ha permesso di ridisegnare l’invaso spaziale, recuperando il grande Salone delle Feste, ripristinandone il valore simbolico di luogo di studio e pratica delle arti.| File | Dimensione | Formato | |
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