Il presente contributo si concentra su due questioni centrali nella sociologia critica di Franco Ferrarotti: il posizionamento del ricercatore e la ricerca sociologica come partecipazione. Per l’autore, il sociologo non può permettersi di “studiare alcun oggetto senza porre sé come oggetto di studio, di interrogare alcun intervistato […] senza interrogare anche se stesso” (1961:15). In questo senso, la ricerca è frutto di un rapporto di scambio dialettico tra ricercatore e soggetti coinvolti e i risultati raggiunti sono sempre verità intersoggettive e parziali, che influenzano e trasformano la realtà sociale oggetto di ricerca. Il posizionamento situato, esplicitamente e volutamente critico, e la partecipazione come via privilegiata per la comprensione costituiscono elementi di grande innovatività della pratica e della riflessione sociologica di Ferrarotti. Le ricerche sulle periferie e la povertà nei quartieri Alessandrino e Quarticciolo a Roma rappresentano probabilmente l’applicazione più emblematica di tale approccio: attraverso le storie di vite, l’autore indaga l’esperienza di coloro che sono relegati in una posizione marginale, collocandola però all’interno di un quadro interpretativo che integra fattori storici e strutturali, “datità e vissuto, personalità e struttura, individuo e istituzione, gruppo e classe” (1974: 27-28). Tornando sul campo cinquant’anni dopo, gli autori riflettono su come questi concetti, pur restando di grande attualità, necessitino di una diversa declinazione. Oggi, di fronte alla deflazione dell’autorità epistemica, risultano evidenti i limiti della postura epistemologica e ideologica di chi ambisce a dare voce ai soggetti marginalizzati. Emerge, inoltre, la necessità di riconoscere e valorizzare i saperi civici e di senso comune attraverso strumenti che garantiscano la partecipazione attiva degli attori sociali in tutte le fasi del processo di ricerca, anche attraverso complessi processi di negoziazione dei ruoli e degli obiettivi. Sulla scia delle riflessioni portate avanti all’interno della sociologia femminista, dalla sociologia pubblica e dagli approcci partecipativi alla ricerca, gli autori riflettono sulle opportunità e i vincoli di un atteggiamento fondato non solo sull’ascolto, ma anche e soprattutto sulla condivisione e la co-produzione del sapere.
Sociologi al Quarticciolo. Questioni epistemologiche e metodologiche cinquant’anni dopo / Galantino, Maria Grazia; Finco, Matteo; Messineo, Francesca. - (2025). ( Le scienze umane e sociali come partecipazione. L’eredità di Franco Ferrarotti Sapienza Università di Roma ).
Sociologi al Quarticciolo. Questioni epistemologiche e metodologiche cinquant’anni dopo
maria grazia galantino
;matteo finco
;francesca Messineo
2025
Abstract
Il presente contributo si concentra su due questioni centrali nella sociologia critica di Franco Ferrarotti: il posizionamento del ricercatore e la ricerca sociologica come partecipazione. Per l’autore, il sociologo non può permettersi di “studiare alcun oggetto senza porre sé come oggetto di studio, di interrogare alcun intervistato […] senza interrogare anche se stesso” (1961:15). In questo senso, la ricerca è frutto di un rapporto di scambio dialettico tra ricercatore e soggetti coinvolti e i risultati raggiunti sono sempre verità intersoggettive e parziali, che influenzano e trasformano la realtà sociale oggetto di ricerca. Il posizionamento situato, esplicitamente e volutamente critico, e la partecipazione come via privilegiata per la comprensione costituiscono elementi di grande innovatività della pratica e della riflessione sociologica di Ferrarotti. Le ricerche sulle periferie e la povertà nei quartieri Alessandrino e Quarticciolo a Roma rappresentano probabilmente l’applicazione più emblematica di tale approccio: attraverso le storie di vite, l’autore indaga l’esperienza di coloro che sono relegati in una posizione marginale, collocandola però all’interno di un quadro interpretativo che integra fattori storici e strutturali, “datità e vissuto, personalità e struttura, individuo e istituzione, gruppo e classe” (1974: 27-28). Tornando sul campo cinquant’anni dopo, gli autori riflettono su come questi concetti, pur restando di grande attualità, necessitino di una diversa declinazione. Oggi, di fronte alla deflazione dell’autorità epistemica, risultano evidenti i limiti della postura epistemologica e ideologica di chi ambisce a dare voce ai soggetti marginalizzati. Emerge, inoltre, la necessità di riconoscere e valorizzare i saperi civici e di senso comune attraverso strumenti che garantiscano la partecipazione attiva degli attori sociali in tutte le fasi del processo di ricerca, anche attraverso complessi processi di negoziazione dei ruoli e degli obiettivi. Sulla scia delle riflessioni portate avanti all’interno della sociologia femminista, dalla sociologia pubblica e dagli approcci partecipativi alla ricerca, gli autori riflettono sulle opportunità e i vincoli di un atteggiamento fondato non solo sull’ascolto, ma anche e soprattutto sulla condivisione e la co-produzione del sapere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


