Lo scritto indaga la relazione tra astrazione e sacralità nell’architettura attraverso l’opera di Giuseppe Terragni, mettendo in luce come la rarefazione formale e l’annullamento del dato contestuale possano condurre l’architettura verso una dimensione trascendente. A partire da una riflessione filosofica sull’astrazione come fondamento del conoscere, con riferimenti a Platone e a Carlo Belli, il testo esamina tre opere emblematiche – il Monumento a Roberto Sarfatti, il progetto per il Palazzo del Littorio e il Danteum – interpretandole come dispositivi spaziali generati da differenti culti: dell’eroe, del potere e della conoscenza. In ciascun caso, il culto funge da pretesto teorico e narrativo, destinato però a dissolversi nell’architettura costruita, la cui forza risiede nella sua capacità di evocare l’assoluto senza ricorrere alla retorica. Attraverso una progressiva astrazione compositiva, Terragni giunge a una sacralità laica e senza ornamento, in cui l’opera architettonica si emancipa dal tempo, dalla funzione e dall’ideologia, raggiungendo una forma essenziale, autonoma e spiritualmente densa.
Astrazione è sacralità. Oggetti di culto e processi astrattivi come strumenti della pratica compositiva / Baldini, Mattia. - (2025), pp. 28-37. - TRACCE.
Astrazione è sacralità. Oggetti di culto e processi astrattivi come strumenti della pratica compositiva
Mattia Baldini
Primo
2025
Abstract
Lo scritto indaga la relazione tra astrazione e sacralità nell’architettura attraverso l’opera di Giuseppe Terragni, mettendo in luce come la rarefazione formale e l’annullamento del dato contestuale possano condurre l’architettura verso una dimensione trascendente. A partire da una riflessione filosofica sull’astrazione come fondamento del conoscere, con riferimenti a Platone e a Carlo Belli, il testo esamina tre opere emblematiche – il Monumento a Roberto Sarfatti, il progetto per il Palazzo del Littorio e il Danteum – interpretandole come dispositivi spaziali generati da differenti culti: dell’eroe, del potere e della conoscenza. In ciascun caso, il culto funge da pretesto teorico e narrativo, destinato però a dissolversi nell’architettura costruita, la cui forza risiede nella sua capacità di evocare l’assoluto senza ricorrere alla retorica. Attraverso una progressiva astrazione compositiva, Terragni giunge a una sacralità laica e senza ornamento, in cui l’opera architettonica si emancipa dal tempo, dalla funzione e dall’ideologia, raggiungendo una forma essenziale, autonoma e spiritualmente densa.| File | Dimensione | Formato | |
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