Il contributo analizza la presenza e la funzione della voce femminile all’interno delle razos trobadoriche, focalizzandosi su come essa venga articolata attraverso strategie retoriche complesse e consapevoli. A differenza delle vidas, dove la donna è spesso figura muta o marginale, nelle razos alcune figure femminili emergono come protagoniste dotate di un discorso proprio. Questi interventi, lungi dall’essere realistici, assumono la forma di costruzioni retoriche altamente strutturate che arricchiscono il tessuto narrativo con un punto di vista inusuale: quello dell’io femminile. In tal senso, l'articolo si concentra su due casi esemplari: Tibors (razo di Bertran de Born) e Audiart de Malamort (razo di Gaucelm Faidit), evidenziando l’uso di figure retoriche quali apostrofe, illeismo, iperbole e metafora. Tali tecniche non solo servono a caratterizzare le figure femminili come autonome e autorevoli, ma svolgono anche una funzione narrativa, contribuendo al progredire della storia nei momenti in cui la narrazione sembra arrestarsi. Si dimostrerà così come i monologhi femminili rappresentino un esercizio retorico e stilistico significativo all’interno della letteratura trobadorica, traducendo in narrazione la retorica della fin’amor e rivelando un’interazione sofisticata tra voce, identità e struttura testuale.
Con voce di donna. La retorica femminile nelle razos dei trovatori / Staffieri, Mariagrazia. - (2025), pp. 91-109.
Con voce di donna. La retorica femminile nelle razos dei trovatori
Mariagrazia Staffieri
2025
Abstract
Il contributo analizza la presenza e la funzione della voce femminile all’interno delle razos trobadoriche, focalizzandosi su come essa venga articolata attraverso strategie retoriche complesse e consapevoli. A differenza delle vidas, dove la donna è spesso figura muta o marginale, nelle razos alcune figure femminili emergono come protagoniste dotate di un discorso proprio. Questi interventi, lungi dall’essere realistici, assumono la forma di costruzioni retoriche altamente strutturate che arricchiscono il tessuto narrativo con un punto di vista inusuale: quello dell’io femminile. In tal senso, l'articolo si concentra su due casi esemplari: Tibors (razo di Bertran de Born) e Audiart de Malamort (razo di Gaucelm Faidit), evidenziando l’uso di figure retoriche quali apostrofe, illeismo, iperbole e metafora. Tali tecniche non solo servono a caratterizzare le figure femminili come autonome e autorevoli, ma svolgono anche una funzione narrativa, contribuendo al progredire della storia nei momenti in cui la narrazione sembra arrestarsi. Si dimostrerà così come i monologhi femminili rappresentino un esercizio retorico e stilistico significativo all’interno della letteratura trobadorica, traducendo in narrazione la retorica della fin’amor e rivelando un’interazione sofisticata tra voce, identità e struttura testuale.| File | Dimensione | Formato | |
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