Dopo circa un anno dalla presa di servizio presso la Soprintendenza ai Monumenti medievali e moderni di Roma e del Lazio, l’architetto Alberto Terenzio, in qualità di Soprintendente, si trova ad affrontare, fra il 1929 e il 1934, il restauro del Pantheon, e parallelamente, fra il 1928 e il 1938, quello di Villa Farnesina, divenuta nel 1927 di proprietà dello Stato e destinata a sede dell’Accademia Reale d’Italia. Il cantiere del Pantheon, oltre al celebre intervento che interessò le cortine laterizie su via della Minerva, risarcite con mattoni scalpellati sulla superficie, in ottemperanza al criterio della distinguibilità, riguardò il consolidamento della cupola lesionata lungo i meridiani di alcuni lacunari. Terenzio, grazie alla realizzazione di un ardito ponteggio ligneo che raggiungeva l’oculo , riuscì a osservare da vicino la cupola e a rilevarne la struttura monolitica, le caratteristiche dei materiali impiegati e il quadro fessurativo. Le lesioni, ad andamento sub verticale, apparirono al Soprintendente stabilizzate da tempo e riconducibili a movimenti di assestamento delle fondazioni; per tali ragioni vennero presidiate unicamente da una ricucitura superficiale eseguita generalmente con l’impiego di mattoni e malta cementizia, iniezioni di cemento e cuciture con ferri tondi. Fra i numerosi lavori condotti nella Villa Farnesina, descritti nella documentazione dell’Ufficio Tecnico dell’Accademia Reale d’Italia, il contributo più diretto di Terenzio si riconosce in alcune scelte di carattere architettonico, quali il rifacimento delle pavimentazioni, per esempio nella sala delle Prospettive e del Sodoma, il restauro di alcune superfici decorate e la sistemazione del giardino. In particolare, l’architetto piacentino si occupò degli interventi sulla volta del corridoio al primo piano, realizzata con centine e tavole lignee dipinte a grottesche, una rara forma di riproposizione dei celebri temi decorativi attinti dalla Domus Aurea. La volta, in buona parte imbiancata e in pessime condizioni, è restaurata da Terenzio eliminando gli strati di tinta sovrapposti, mentre nuove decorazioni con motivi analoghi sono aggiunte sulle pareti di fondo, in modo “da produrre un tutto armonico e convenientemente patinato”. Ma Villa Farnesina fu soprattutto interessata da opere di consolidamento, che in special modo riguardarono gli orizzontamenti lignei, curate da Giovanni Massari, ingegnere e capo dell’ufficio tecnico dell’Accademia. Una disamina di questi interventi, anche in considerazione del contesto culturale e politico dell’epoca, e un confronto con i restauri più recenti che hanno interessato le medesime architetture, hanno permesso di ragionare sulle scelte a suo tempo compiute, evidenziandone, peraltro, le ricadute rispetto alle soluzioni adottate negli ultimi anni per esempio sia sulla cupola del Pantheon sia sulla volta a grottesche di Villa Farnesina.
Restauro e consolidamento a Roma nei primi anni Trenta del Novecento. Gli esempi del Pantheon e della Villa Farnesina / Donatelli, Adalgisa. - (2024), pp. 245-254.
Restauro e consolidamento a Roma nei primi anni Trenta del Novecento. Gli esempi del Pantheon e della Villa Farnesina
Adalgisa Donatelli
2024
Abstract
Dopo circa un anno dalla presa di servizio presso la Soprintendenza ai Monumenti medievali e moderni di Roma e del Lazio, l’architetto Alberto Terenzio, in qualità di Soprintendente, si trova ad affrontare, fra il 1929 e il 1934, il restauro del Pantheon, e parallelamente, fra il 1928 e il 1938, quello di Villa Farnesina, divenuta nel 1927 di proprietà dello Stato e destinata a sede dell’Accademia Reale d’Italia. Il cantiere del Pantheon, oltre al celebre intervento che interessò le cortine laterizie su via della Minerva, risarcite con mattoni scalpellati sulla superficie, in ottemperanza al criterio della distinguibilità, riguardò il consolidamento della cupola lesionata lungo i meridiani di alcuni lacunari. Terenzio, grazie alla realizzazione di un ardito ponteggio ligneo che raggiungeva l’oculo , riuscì a osservare da vicino la cupola e a rilevarne la struttura monolitica, le caratteristiche dei materiali impiegati e il quadro fessurativo. Le lesioni, ad andamento sub verticale, apparirono al Soprintendente stabilizzate da tempo e riconducibili a movimenti di assestamento delle fondazioni; per tali ragioni vennero presidiate unicamente da una ricucitura superficiale eseguita generalmente con l’impiego di mattoni e malta cementizia, iniezioni di cemento e cuciture con ferri tondi. Fra i numerosi lavori condotti nella Villa Farnesina, descritti nella documentazione dell’Ufficio Tecnico dell’Accademia Reale d’Italia, il contributo più diretto di Terenzio si riconosce in alcune scelte di carattere architettonico, quali il rifacimento delle pavimentazioni, per esempio nella sala delle Prospettive e del Sodoma, il restauro di alcune superfici decorate e la sistemazione del giardino. In particolare, l’architetto piacentino si occupò degli interventi sulla volta del corridoio al primo piano, realizzata con centine e tavole lignee dipinte a grottesche, una rara forma di riproposizione dei celebri temi decorativi attinti dalla Domus Aurea. La volta, in buona parte imbiancata e in pessime condizioni, è restaurata da Terenzio eliminando gli strati di tinta sovrapposti, mentre nuove decorazioni con motivi analoghi sono aggiunte sulle pareti di fondo, in modo “da produrre un tutto armonico e convenientemente patinato”. Ma Villa Farnesina fu soprattutto interessata da opere di consolidamento, che in special modo riguardarono gli orizzontamenti lignei, curate da Giovanni Massari, ingegnere e capo dell’ufficio tecnico dell’Accademia. Una disamina di questi interventi, anche in considerazione del contesto culturale e politico dell’epoca, e un confronto con i restauri più recenti che hanno interessato le medesime architetture, hanno permesso di ragionare sulle scelte a suo tempo compiute, evidenziandone, peraltro, le ricadute rispetto alle soluzioni adottate negli ultimi anni per esempio sia sulla cupola del Pantheon sia sulla volta a grottesche di Villa Farnesina.| File | Dimensione | Formato | |
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