Il contributo rappresenta un approfondito studio delle origini storiche e dei più recenti sviluppi dei rapporti della Russia con i Paesi dell’area carpatico-danubiana, in relazione al conflitto attualmente in corso in Ucraina. Più nel dettaglio, vengono analizzate le complesse questioni politiche, internazionali, economiche, energetiche, militari e financo ideologiche che, a partire dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, hanno indotto Paesi come la Slovacchia e l’Ungheria (membri a pieno titolo dell’Unione europea e della Nato) ad adottare un approccio più morbido, quando non accondiscendente, rispetto alla Russia di Putin, che si è accompagnato a un parallelo (e inevitabile) inasprimento di quelle tenute invece con Kiev. Simile, per certi aspetti, ma diverso per alcuni presupposti, il caso della Serbia. Belgrado è infatti storicamente legata a Mosca e non è un membro né dell’Unione né dell’Alleanza atlantica, ma negli ultimi anni ha tentato di mantenere una politica di equilibrio rispetto al conflitto in corso. Tra gli aspetti fondamentali di questa analisi, vi è inoltre l’elemento che guarda alle leadership “forti” di uomini come il premier ungherese Viktor Orbán, il primo ministro slovacco Robert Fico e il presidente serbo Aleksandar Vučić, come elemento preponderante delle rispettive politiche estere.
La guerra in Ucraina e l’ombra di Mosca sull’Europa carpatico-danubiana: il caso di Ungheria, Slovacchia e Serbia / Carteny, Andrea; Bianchini, Leonardo. - (2024), pp. 47-78.
La guerra in Ucraina e l’ombra di Mosca sull’Europa carpatico-danubiana: il caso di Ungheria, Slovacchia e Serbia
Andrea Carteny
;Leonardo Bianchini
2024
Abstract
Il contributo rappresenta un approfondito studio delle origini storiche e dei più recenti sviluppi dei rapporti della Russia con i Paesi dell’area carpatico-danubiana, in relazione al conflitto attualmente in corso in Ucraina. Più nel dettaglio, vengono analizzate le complesse questioni politiche, internazionali, economiche, energetiche, militari e financo ideologiche che, a partire dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, hanno indotto Paesi come la Slovacchia e l’Ungheria (membri a pieno titolo dell’Unione europea e della Nato) ad adottare un approccio più morbido, quando non accondiscendente, rispetto alla Russia di Putin, che si è accompagnato a un parallelo (e inevitabile) inasprimento di quelle tenute invece con Kiev. Simile, per certi aspetti, ma diverso per alcuni presupposti, il caso della Serbia. Belgrado è infatti storicamente legata a Mosca e non è un membro né dell’Unione né dell’Alleanza atlantica, ma negli ultimi anni ha tentato di mantenere una politica di equilibrio rispetto al conflitto in corso. Tra gli aspetti fondamentali di questa analisi, vi è inoltre l’elemento che guarda alle leadership “forti” di uomini come il premier ungherese Viktor Orbán, il primo ministro slovacco Robert Fico e il presidente serbo Aleksandar Vučić, come elemento preponderante delle rispettive politiche estere.| File | Dimensione | Formato | |
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