The Italian Constitution assigns the State the responsibility of safeguarding cultural heritage and the landscape, enshrining its protection at the highest level. And yet, as Salvatore Settis writes, “the landscape is a great patient.” The degradation present in our cities, in the systems of boundaries between the urban and the rural, and in the countryside itself, is as immanent as it is surprising, especially when we recall that Italy is the State with the oldest and most advanced protection legislation. This work did not aim to reflect on the reasons that led to the betrayal of constitutional principles, nor to question the paths to take on a strictly regulatory level, but to explore how it might be possible to care for the landscape by going beyond merely preventive actions, such as passive protection or landscape planning. In other words, we questioned the possibility of defining a reparative process, seeking to adapt the definition of restoration around this particular cultural asset. The principles that informed this work were aimed at designing a process for integrated knowledge of the landscape through ‘objective’, ‘subjective’, and ‘parametric’ observation paths. The fundamental basis of restoration must be rooted in a profound understanding of reality in all its complex stratifications, including its ills and the exploration of the reasons behind its pathological state. This ensures that the project can be configured as an effective repair of the existing, without rewriting or unnecessary re-significations. The historical and naturalistic area where this experimentation was launched is the Appia Antica, a beloved destination of the Grand Tour and a symbol of European identity.
La Carta costituzionale attribuisce allo Stato il compito di tutelare il patrimonio culturale e il paesaggio, codificandone al livello più alto la sua protezione. Eppure, come scrive Salvatore Settis, “il paesaggio è un grande malato”. Il degrado presente nelle nostre città, nei sistemi di limite tra l’urbano e il rurale, nella stessa campagna è tanto immanente quanto sorprendente, ancor più se ci si ricorda che l’Italia è lo Stato che possiede la legislazione di tutela più antica e avanzata. Con questo lavoro non si è voluto riflettere intorno alle ragioni che hanno portato al tradimento dei principi costituzionali, né a interrogarsi sulle strade da intraprendere su un piano strettamente normativo, ma a domandarsi in quale modo possa essere possibile prendersi cura del paesaggio andando oltre un’azione meramente preventiva, quale può essere la tutela passiva o la pianificazione paesaggistica d’indirizzo. Ci si è interrogati, cioè, sulla possibilità di definire un processo riparativo, cercando di declinare la definizione di restauro intorno a questo particolare bene culturale. I principi che hanno informato questo lavoro sono stati diretti alla possibilità di disegnare un processo di conoscenza integrata del paesaggio, attraverso percorsi di osservazione ‘oggettiva’, ‘soggettiva’ e ‘parametrica’. Perché la base fondativa del restauro non può non trovarsi nella comprensione profonda della realtà in tutte le sue complesse stratificazioni, nei suoi mali e nella ricerca delle ragioni del suo stato patologico, così che il progetto possa configurarsi come effettiva riparazione dell’esistente, senza riscritture o inutili risignificazioni. L’area storico-naturalistica sulla quale si è voluta avviare questa sperimentazione è quella dell’Appia Antica, meta cult del Grand Tour ed emblema dell’identità europea. la poliedricità delle sue componenti o la sfuggevolezza della sua stessa definizione, ma la dinamicità delle sue condizioni. Tuttavia, ciò che si vuole tentare attraverso questo studio è la possibilità di tratteggiarne una oggettivizzazione ontologica, in rapporto alle esigenze di conservazione che il nuovo Codice rimanda in capo allo Stato. Le esigenze di tutela del paesaggio, infatti, non possono essere demandate esclusivamente al sistema vincolistico inizialmente normato dalla L.1089/39 per i beni storico-artistici. L'immobilità del vincolo, infatti, non può essere considerata una strategia vincente per la conservazione dei paesaggi, poiché è nel divenire la loro vera dimensione culturale ed è nel 'prendersi cura' l'accezione corretta della conservazione intesa quale azione attiva, che si inserisce all'interno del dinamismo del sistema; cioè negli obiettivi di "qualità paesaggistica" auspicati dalla Convenzione Europea del Paesaggio. Tali obiettivi per essere raggiunti hanno bisogno di analisi approfondite, estese alla variabilità di tutte le componenti che qualificano i paesaggi, attraverso le quali valutarne con attenzione tutti i caratteri, insieme a tutti i criteri che sottendono la visione, oltre ai rischi, le interferenze, le vulnerabilità di ciascuna, esaminate singolarmente e nel loro insieme sistemico. Un insieme che si manifesta nella visione effettuata attraverso la ricezione del singolo e della collettività. In sostanza, la ricerca è diretta a far luce sulla ricomposizione delle componenti del paesaggio e sulla valutazione dei loro rischi, al fine di poter in futuro comprendere le migliori strategie di conservazione sulle quali stabilire azioni concrete di tutela attiva.
La conservazione integrata per la cura del paesaggio: analisi per il governo della complessità / Vitiello, Maria. - (2024), pp. 1-321.
La conservazione integrata per la cura del paesaggio: analisi per il governo della complessità
Vitiello, Maria
2024
Abstract
The Italian Constitution assigns the State the responsibility of safeguarding cultural heritage and the landscape, enshrining its protection at the highest level. And yet, as Salvatore Settis writes, “the landscape is a great patient.” The degradation present in our cities, in the systems of boundaries between the urban and the rural, and in the countryside itself, is as immanent as it is surprising, especially when we recall that Italy is the State with the oldest and most advanced protection legislation. This work did not aim to reflect on the reasons that led to the betrayal of constitutional principles, nor to question the paths to take on a strictly regulatory level, but to explore how it might be possible to care for the landscape by going beyond merely preventive actions, such as passive protection or landscape planning. In other words, we questioned the possibility of defining a reparative process, seeking to adapt the definition of restoration around this particular cultural asset. The principles that informed this work were aimed at designing a process for integrated knowledge of the landscape through ‘objective’, ‘subjective’, and ‘parametric’ observation paths. The fundamental basis of restoration must be rooted in a profound understanding of reality in all its complex stratifications, including its ills and the exploration of the reasons behind its pathological state. This ensures that the project can be configured as an effective repair of the existing, without rewriting or unnecessary re-significations. The historical and naturalistic area where this experimentation was launched is the Appia Antica, a beloved destination of the Grand Tour and a symbol of European identity.| File | Dimensione | Formato | |
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