La ricerca e l’utilizzo di buone pratiche di gestione del rischio prima, durante e dopo i disastri è essenziale per le autorità di protezione civile chiamate a valorizzare le esperienze positive del passato per affrontare nuovi ed emergenti pericoli. L’identificazione di tali pratiche è però ostacolata da (i) uno scarso consenso su cosa definisce una pratica come “buona” e (ii) la difficoltà di identificare pratiche che siano, quantomeno in parte, replicabili in contesti diversi rispetto a quello originario. Il contributo presenta una metodologia per l’identificazione, documentazione e estrapolazione di buone pratiche di gestione del rischio consistente in cinque fasi, ovvero: 1) definizione delle premesse; 2) definizione di una lista di requisiti sulla base di un framework teorico; 3) selezione di casi studio che contengano pratiche rispondenti ai requisiti identificati; 4) presentazione delle pratiche sulla base di un template che dettagli contesto di applicazione, attori e tipi di problematiche affrontate ; 5) comparazione delle pratiche e loro estrapolazione dal contesto originario. L’applicazione di questa metodologia consente ai professionisti di protezione civile di cogliere le caratteristiche di una buona pratica in un dato contesto e valutarne la replicabilità in contesti similari. La metodologia è stata applicata all’ambito della comunicazione del rischio, per meglio illustrare i suoi punti di forza. Tra le limitazioni della metodologia, si sottolinea la mancanza di una valutazione della pratica che possa confermare la sua efficacia a breve e a lungo termine.
Una metodologia per l’identificazione di buone pratiche di gestione del rischio disastri / Tagliacozzo, S.; Rizzoli, V.; Morsut, C.; Di, Bucci; D., Fagà; Chiara, C.; Poles, e. M.. - (2024). (Intervento presentato al convegno Le scienze umane e sociali per il sistema di protezione civile. tenutosi a Roma).
Una metodologia per l’identificazione di buone pratiche di gestione del rischio disastri
Rizzoli V.;Morsut C.;
2024
Abstract
La ricerca e l’utilizzo di buone pratiche di gestione del rischio prima, durante e dopo i disastri è essenziale per le autorità di protezione civile chiamate a valorizzare le esperienze positive del passato per affrontare nuovi ed emergenti pericoli. L’identificazione di tali pratiche è però ostacolata da (i) uno scarso consenso su cosa definisce una pratica come “buona” e (ii) la difficoltà di identificare pratiche che siano, quantomeno in parte, replicabili in contesti diversi rispetto a quello originario. Il contributo presenta una metodologia per l’identificazione, documentazione e estrapolazione di buone pratiche di gestione del rischio consistente in cinque fasi, ovvero: 1) definizione delle premesse; 2) definizione di una lista di requisiti sulla base di un framework teorico; 3) selezione di casi studio che contengano pratiche rispondenti ai requisiti identificati; 4) presentazione delle pratiche sulla base di un template che dettagli contesto di applicazione, attori e tipi di problematiche affrontate ; 5) comparazione delle pratiche e loro estrapolazione dal contesto originario. L’applicazione di questa metodologia consente ai professionisti di protezione civile di cogliere le caratteristiche di una buona pratica in un dato contesto e valutarne la replicabilità in contesti similari. La metodologia è stata applicata all’ambito della comunicazione del rischio, per meglio illustrare i suoi punti di forza. Tra le limitazioni della metodologia, si sottolinea la mancanza di una valutazione della pratica che possa confermare la sua efficacia a breve e a lungo termine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


