Nel corso dell’Ottocento in Europa le scienze sociali si strutturano nella forma di campi di sapere funzionali per la comprensione e il governo di ciò che verrà in seguito definito come processo di modernizzazione o società moderna. In particolare, l’affermarsi della sociologia come disciplina nell’alveo delle scienze sociali si struttura lungo tutto il XIX secolo per arrivare a dare i frutti più maturi a cavallo tra Ottocento e Novecento, periodo in cui sono pubblicate gran parte delle opere classiche del pensiero sociologico, ovvero quelle che ne formeranno il canone disciplinare. È possibile inquadrare l’affermarsi della sociologia entro un quadro di geo-politica e di geo-cultura del sistema-mondo moderno. Entro questa prospettiva, Orlando Lentini sottolinea come l’Ottocento sia stato «il secolo del definitivo assestamento del sistema storico occidentale, che ha incorporato in via definitiva tutte le aree esterne nell’economia-mondo». L’emergere delle scienze sociali, e della loro divisione in campi di interesse – politica, economia e società – è dunque interpretabile come la risposta a bisogni organizzativi posti dalla nuova fase di stabilizzazione del centro di potere britannico nel XIX secolo. Nell’interpretare lo stadio moderno come il più progredito o avanzato del percorso umano, il sapere sociologico riprende le argomentazioni delle correnti filosofico-intellettuali a cui si ispira, l’illuminismo e il positivismo, l’utilitarismo e l’idealismo. Il mutamento sociale verso la modernità è rappresentato principalmente attraverso l’idea di un processo universale, un destino dell’umanità (o meglio, dell’uomo) e allo stesso tempo è analizzato nella sua concretizzazione storica nelle società Stato-nazione europee occidentali e, per estensione, nel nuovo mondo (gli Stati Uniti d’America), contesti spaziali sociopolitici ed economici entro i quali e verso i quali si struttura la sociologia che diventerà classica. In tal senso, la nuova scienza della società non è solo debitrice delle “rivoluzioni” moderne per la sua genesi, ma contribuisce anche alla loro celebrazione e canonizzazione. Il pensiero sociologico classico – pur mettendo in luce gli aspetti critici e problematici della nuova società che emerge dalle rivoluzioni economiche e politiche del tempo – ne celebra al contempo le magnifiche sorti e progressive. Il progresso è inteso come il punto di arrivo di un mutamento sociale lineare, universale e ineluttabile, fondato su un’espansione della razionalità, su un’evoluzione dei costumi sociali verso forme più avanzate di civilizzazione. Questi mutamenti non causano solo un aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei sistemi sociali, ovvero un aumento delle capacità di adattamento all’ambiente o di sfruttamento dello stesso, di progresso scientifico e tecnologico, di potenza ed efficacia economica, di efficienza burocratica; sono, altresì, alla base di un percorso di emancipazione umana. La modernità è intesa come la realizzazione piena dell’umanità: le società europee, attraverso la razionalità, la scienza e la tecnica, il capitalismo, hanno intrapreso un cammino in direzione di un compiuto processo di civilizzazione, di piena realizzazione delle potenzialità umane. Alla nascente scienza della società, fisiologia sociale o sociologia, è dunque affidato il compito di approfondire le principali caratteristiche della “nuova” società, progredita, industriale, civilizzata, razionale e secolarizzata, capitalistica e borghese, scientifica, urbana, democratica, emancipante. Le dinamiche e le traiettorie delle trasformazioni sociali che caratterizzano il processo di civilizzazione europeo così come le sue specifiche patologie, sono analizzate attraverso l’approfondimento dicotomico delle differenze tra vecchio e nuovo ordine sociale: il senso della modernità si afferma per contrapposizione a ciò che l’ha preceduta, sostituendo i vecchi ordinamenti e le tradizionali forme della sociabilità. Non solo, il senso della modernità si afferma in contrapposizione a ciò che è definito come altro rispetto al moderno, ovvero ciò che è arretrato, semplice, primitivo, non civilizzato – entro questa visione ricade il vasto mondo delle periferie colonizzate.
Teorie sociologiche della modernizzazione e costruzione dell’alterità. Una lettura decoloniale / Ricotta, Giuseppe. - (2025), pp. 108-143.
Teorie sociologiche della modernizzazione e costruzione dell’alterità. Una lettura decoloniale
Giuseppe Ricotta
2025
Abstract
Nel corso dell’Ottocento in Europa le scienze sociali si strutturano nella forma di campi di sapere funzionali per la comprensione e il governo di ciò che verrà in seguito definito come processo di modernizzazione o società moderna. In particolare, l’affermarsi della sociologia come disciplina nell’alveo delle scienze sociali si struttura lungo tutto il XIX secolo per arrivare a dare i frutti più maturi a cavallo tra Ottocento e Novecento, periodo in cui sono pubblicate gran parte delle opere classiche del pensiero sociologico, ovvero quelle che ne formeranno il canone disciplinare. È possibile inquadrare l’affermarsi della sociologia entro un quadro di geo-politica e di geo-cultura del sistema-mondo moderno. Entro questa prospettiva, Orlando Lentini sottolinea come l’Ottocento sia stato «il secolo del definitivo assestamento del sistema storico occidentale, che ha incorporato in via definitiva tutte le aree esterne nell’economia-mondo». L’emergere delle scienze sociali, e della loro divisione in campi di interesse – politica, economia e società – è dunque interpretabile come la risposta a bisogni organizzativi posti dalla nuova fase di stabilizzazione del centro di potere britannico nel XIX secolo. Nell’interpretare lo stadio moderno come il più progredito o avanzato del percorso umano, il sapere sociologico riprende le argomentazioni delle correnti filosofico-intellettuali a cui si ispira, l’illuminismo e il positivismo, l’utilitarismo e l’idealismo. Il mutamento sociale verso la modernità è rappresentato principalmente attraverso l’idea di un processo universale, un destino dell’umanità (o meglio, dell’uomo) e allo stesso tempo è analizzato nella sua concretizzazione storica nelle società Stato-nazione europee occidentali e, per estensione, nel nuovo mondo (gli Stati Uniti d’America), contesti spaziali sociopolitici ed economici entro i quali e verso i quali si struttura la sociologia che diventerà classica. In tal senso, la nuova scienza della società non è solo debitrice delle “rivoluzioni” moderne per la sua genesi, ma contribuisce anche alla loro celebrazione e canonizzazione. Il pensiero sociologico classico – pur mettendo in luce gli aspetti critici e problematici della nuova società che emerge dalle rivoluzioni economiche e politiche del tempo – ne celebra al contempo le magnifiche sorti e progressive. Il progresso è inteso come il punto di arrivo di un mutamento sociale lineare, universale e ineluttabile, fondato su un’espansione della razionalità, su un’evoluzione dei costumi sociali verso forme più avanzate di civilizzazione. Questi mutamenti non causano solo un aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei sistemi sociali, ovvero un aumento delle capacità di adattamento all’ambiente o di sfruttamento dello stesso, di progresso scientifico e tecnologico, di potenza ed efficacia economica, di efficienza burocratica; sono, altresì, alla base di un percorso di emancipazione umana. La modernità è intesa come la realizzazione piena dell’umanità: le società europee, attraverso la razionalità, la scienza e la tecnica, il capitalismo, hanno intrapreso un cammino in direzione di un compiuto processo di civilizzazione, di piena realizzazione delle potenzialità umane. Alla nascente scienza della società, fisiologia sociale o sociologia, è dunque affidato il compito di approfondire le principali caratteristiche della “nuova” società, progredita, industriale, civilizzata, razionale e secolarizzata, capitalistica e borghese, scientifica, urbana, democratica, emancipante. Le dinamiche e le traiettorie delle trasformazioni sociali che caratterizzano il processo di civilizzazione europeo così come le sue specifiche patologie, sono analizzate attraverso l’approfondimento dicotomico delle differenze tra vecchio e nuovo ordine sociale: il senso della modernità si afferma per contrapposizione a ciò che l’ha preceduta, sostituendo i vecchi ordinamenti e le tradizionali forme della sociabilità. Non solo, il senso della modernità si afferma in contrapposizione a ciò che è definito come altro rispetto al moderno, ovvero ciò che è arretrato, semplice, primitivo, non civilizzato – entro questa visione ricade il vasto mondo delle periferie colonizzate.| File | Dimensione | Formato | |
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