La festa dei poeti. Temporalità e Feiertag in Heidegger

Lo scopo di questo intervento è quello di analizzare la concezione della temporalità proposta da Heidegger (con una particolare attenzione per Essere e tempo, Sul concetto di tempo, Il detto di Anassimandro e Kant e il problema della metafisica) alla luce del concetto di festa (L’origine dell’opera d’arte e La poesia di Hölderlin). La prima parte del lavoro sarà necessaria a ricostruire la nozione heideggeriana di temporalità che si oppone a quella della metafisica classica, sempre incardinata nel presente. Attraverso un confronto con Agostino (Heidegger, 1924) e Kant (Heidegger, 1929), Heidegger riconduce il tempo a una dimensione interna all’Esserci, superando, nel fare ciò, anche una prospettiva meramente gnoseologica, per caratterizzarlo come tempo dell’esistenza. La seconda parte del lavoro verterà quindi sul ruolo ricoperto dal tempo festivo e dal poeta nella costruzione della nuova temporalità appena presentata. La questione da cui muove la riflessione è quella riguardante il poeta in quanto profeta e il modo in cui “il sacro annunciato primieramente nella poesia non fa che aprire lo spazio-tempo di un’apparizione” (Heidegger, 1981). Il poeta, che è “venturo”, nel suo essere rivolto al passato mostra il futuro; è infatti posto sul limite ultimo, sulla soglia del tempo ed è proiettato verso il χαιρός. Il χαιρός, in quanto tempo opportuno, è tempo sacro; la festa ha a che fare con la sacertà, per la sua pienezza che la connette agli dèi hölderliniani. Nella poesia, la festa cessa di essere solo cesura (Zäsur) e apre la possibilità di un nuovo stare al mondo, un abitare. La temporalità come Cura, come essere-per-il-futuro è ontologicamente caratterizzata nel poetare, poiché il poeta si muove tra i tempi, riconfigurandoli e aprendo la possibilità di uscire dalla metafisica.