Laudato si’. Prospettive per un’architettura integrale

The issue addresses the issue of the climate crisis climate which is being removed from the public agenda and increasingly excluded from cultural debate in many countries. This issue of Rassegna – published on the tenth anniversary of the Laudato si’ encyclical – is the result of a shared reflection. A reflection born of an unexpected collaboration between the Sapienza, one of Europe’s oldest universities, secular in its foundations and beliefs, and a Dicastery of the Holy See, the Dicastery for Culture and Education, religious by definition and committed to reflecting on the role of architecture in contemporary societies. At its core is the role that intellectuals and universities, professors and researchers, can play in initiating a renewed awareness of the connection between Architecture and sustainable development, the future of cities and of the planet. Because the urgency has not diminished in the slightest. If – as observed in the following pages – the very use of the term sustainability is becoming increasingly difficult; if we continue to witness a constant loss of diversity; if we remain anchored to the colonial model and its chameleon- like ability to adapt to different contexts, disguising its true essence and ideological premises; then we must ask ourselves how can we respond adequately to the crisis?

Il numero affronta il tema della crisi climatica, oggetto di rimozione dall’agenda pubblica, espunto in sempre più Paesi anche dal dibattito culturale. Questo numero di Rassegna – pubblicato nel decimo anniversario della Enciclica di Laudato si’ – è frutto di una riflessione condivisa e di una collaborazione inaspettata fra la Sapienza una delle più antiche Università Europee, laica nelle sue fondamenta e nella sua fede, e un Dicastero della Santa Sede, quello per la Cultura e la Educazione, religioso per definizione, e impegnato a riflettere sul ruolo dell’architettura nelle società contemporanee. Al centro il ruolo che gli intellettuali e le università, i professori e i ricercatori possono avere nell’aviare un processo di rinnovata consapevolezza su ciò che connette Architettura e sviluppo sostenibile, il futuro delle città e quello del pianeta. Perché l’urgenza non è affatto diminuita. Se – come osservato nelle pagine che seguono – il solo uso del termine sostenibilità diventa sempre più difficile; se si continua ad assistere, a una costante perdita delle diversità; se si rimane ancorati al modello coloniale e alla sua camaleontica capacità di adattarsi a contesti diversi, mascherando la sua vera essenza e i presupposti ideologici; occorre interrogarsi su come si possa rispondere in maniera adeguata alla crisi.