In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come luogo d’ambientazione né come riferimento concettuale. Il suo rapporto con la città è in effetti evanescente: Calvino vive nella capitale francese dal 1967 al 1980 come «cittadino invisibile», ed entra a far parte dell’Ouvroir de Littérature Potentielle come «membre étranger». La vicinanza con gli autori oulipiani – specie con l’«encyclopédiste» Queneau – segna però una svolta incisiva all’interno della poetica calviniana: dallo strenuo tentativo mimetico, la scrittura approda definitivamente alla conformazione combinatoria, alla «rete dei possibili» descritta nella lezione sulla Molteplicità. Scopo di quest’intervento sarà quello di dimostrare l’incorrettezza dell’affermazione iniziale di Calvino: Parigi è una presenza indelebile nella sua ultima fase produttiva in quanto la città, la sua architettura urbana e soprattutto argomentativa, diventano esse stesse un testo in accezione semiotica, ovvero una forma di organizzazione del senso narrativo. La percezione di Parigi offerta da Calvino riflette la rivoluzione epistemologica che la cultura francese ha detonato a partire dagli anni Sessanta e Settanta: il sapere assume una dimensione rizomatica, non più effigiale ma reticolare, distribuita in maglie intrecciate da dipanare e consultare con atteggiamento enciclopedico. A partire da una lettura congiunta delle memorie di Calvino e delle teorizzazioni sull’arte combinatoria sue e dei membri dell’OuLiPo, si procederà allora a documentare come la rete di dialogo intellettuale assurga a strategia della forma e a metafora generale dell’economia gnoseologica di fine millennio.
Calvino e il sapere enciclopedico: Parigi come «rete dei possibili» / Baratta, Aldo. - (2023).
Calvino e il sapere enciclopedico: Parigi come «rete dei possibili»
Aldo Baratta
2023
Abstract
In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come luogo d’ambientazione né come riferimento concettuale. Il suo rapporto con la città è in effetti evanescente: Calvino vive nella capitale francese dal 1967 al 1980 come «cittadino invisibile», ed entra a far parte dell’Ouvroir de Littérature Potentielle come «membre étranger». La vicinanza con gli autori oulipiani – specie con l’«encyclopédiste» Queneau – segna però una svolta incisiva all’interno della poetica calviniana: dallo strenuo tentativo mimetico, la scrittura approda definitivamente alla conformazione combinatoria, alla «rete dei possibili» descritta nella lezione sulla Molteplicità. Scopo di quest’intervento sarà quello di dimostrare l’incorrettezza dell’affermazione iniziale di Calvino: Parigi è una presenza indelebile nella sua ultima fase produttiva in quanto la città, la sua architettura urbana e soprattutto argomentativa, diventano esse stesse un testo in accezione semiotica, ovvero una forma di organizzazione del senso narrativo. La percezione di Parigi offerta da Calvino riflette la rivoluzione epistemologica che la cultura francese ha detonato a partire dagli anni Sessanta e Settanta: il sapere assume una dimensione rizomatica, non più effigiale ma reticolare, distribuita in maglie intrecciate da dipanare e consultare con atteggiamento enciclopedico. A partire da una lettura congiunta delle memorie di Calvino e delle teorizzazioni sull’arte combinatoria sue e dei membri dell’OuLiPo, si procederà allora a documentare come la rete di dialogo intellettuale assurga a strategia della forma e a metafora generale dell’economia gnoseologica di fine millennio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.