Lo studio dei tracciati di cantiere, infatti, rappresenta a tutt’oggi un campo di studio poco sviluppato, limitato ad alcune ricerche molto specifiche su segni particolarmente importanti nel rapporto col monumento di appartenenza o a esempi singoli trattati all’interno di ricerche generiche sugli elementi architettonici o su edifici complessi . Negli ultimi anni, tuttavia, si è sviluppata una coscienza collettiva su tale tema che, grazie a lavori di ricerca comunque sempre generici, ha cominciato ad essere interpretato quale rigorosa metodologia progettuale ed esecutiva dei cantieri edili storici. Con Tracciati di cantiere si intendono tutti quei segni incisi, in loco, sugli elementi lapidei dei manufatti architettonici, al fine di progettare, rappresentare, controllare, realizzare e montare, gli elementi costruttivi, i particolari e, in alcuni casi, intere parti di struttura, componenti il manufatto architettonico stesso. Un primo importante passo avanti si è avuto con il riconoscimento di tale metodologia attraverso le differenti definizioni dei tracciati in base alla provenienza degli autori. Si è, così, giunti ad avere differenti traduzioni del termine Tracciato, segno della rilevanza ormai raggiunta: graffiti, incisioni, epures, blueprint , engraved drawings, etched drawings, trazas, monteas o replanteos , Trazados de montea , rasguño, grafito, lineamento o grafiti , Bauzeichnung, Werkriss, Risszeichnung, Vorzeichnungen, Ritzmarken Questo lavoro intende raccogliere, in una sorta di catalogo di schede corredato da un repertorio di illustrazioni aperto e continuamente ampliabile, esempi di Tracciati di cantiere fino ad ora studiati, pubblicati o inediti, ad opera di studiosi di provenienza eterogenea quali architetti, archeologi, storici dell’arte, ingegneri. Una delle caratteristiche fondamentali di questo tema è, infatti, la trasversalità di trattazione, potendo essere discussa in termini architettonici, nello specifico quale momento fondamentale della progettazione sia nella fase ideativa che esecutiva, o nella fase costruttiva e realizzativa. Dal punto di vista architettonico i tracciati rivestono anche un ruolo fondamentale nell’ambito della rappresentazione, costituendo in questo caso un settore di studio particolare, incentrato sulla rappresentazione degli elementi architettonici a partire dalla conformazione planimetrica e altimetrica generale, giungendo alla rappresentazione dei particolari esecutivi e dei dettagli costruttivi. L’aspetto archeologico è naturalmente preponderante, o almeno lo è stato fino ad ora, poiché tali tracciati vengono osservati, generalmente, su siti nei quali la natura intrinseca del “rudere” rende manifesta la presenza di tali “tracce di lavorazione”. Tali tracce, infatti, vengono individuate ove la mancanza o la caduta di parti costruttive svelano la loro esecuzione, altrimenti ben celata dalla sovrapposizione degli elementi costruttivi. Alle volte tali tracciati vengono osservati su parti non visibili, quindi intenzionalmente lasciati in loco, altre volte la loro esecuzione prevedeva la cancellazione (abrasione o occultamento con altri elementi) che per diverse ragioni (spesso a noi ignote) non è avvenuta. La natura interdisciplinare di tale argomento arriva ad interessare altre tipologie di studiosi quali gli ingegneri per le caratteristiche di progettazione strutturale proprie di alcuni tracciati. Da una propedeutica, approfondita, indagine bibliografica, intesa a sondare la letteratura esistente sull’argomento si evince che gli studi condotti, considerata la dimensione archeologica insita nel tema, hanno rivelato come l'attenzione rivolta ai tracciati riscontrati sui manufatti, durante le campagne di scavo, si è incentrata principalmente sulle “tracce di lavorazione” e sulle “linee di guida”, fornendo una campionatura di quella che ormai viene riconosciuta come prassi abituale del processo costruttivo. Tali studi definiscono una classificazione, di carattere prevalentemente archeologico, che comprende le tracce degli strumenti di lavorazione, le tracce sulle superfici di scarico e sulle facce di contatto (come l'anathyrosis), le linee guida per il montaggio degli elementi costruttivi, le tracce per il collegamento di tali elementi (fori di leva, di colata, incassi per polos ed empolion), le tracce per l'assemblaggio e l'identificazione (marche di scalpellini, di imprenditori, sigle, lettere e simboli) . Diversamente i tracciati di disegni incisi in loco su elementi lapidei, relativi a parti costruttive e decorative, rappresenta un campo in via di definizione, nel quale si incontrano, in una sorta di dottrina pluridisciplinare, le esperienze archeologiche e le conoscenze tecniche architettoniche. Considerando le diverse ipotesi interpretative, tali tracciati rappresenterebbero dei veri e propri progetti di particolari architettonici, in scala al vero, o delle rappresentazioni oggettive di parti realizzate o, ancora, dei modelli grafici, in scala, utilizzati per il controllo delle fasi di realizzazione . Considerato quanto fin qui esposto, vista la mancanza di un testo monografico, specifico, la ricerca si è posta un primo obiettivo di superare le differenze, sino ad ora rintracciabili nelle diverse pubblicazioni sull’argomento, esistenti tra gli studi archeologici e quelli più vicini al mondo dell’architettura e a quello della sua rappresentazione. Altro obiettivo della ricerca è stato raggruppare sotto una stessa proposta di definizione sistematica le differenti tipologie dei tracciati, una classificazione che rendesse metodologicamente corretto l’approccio e lo svolgimento di qualsiasi studio sull’argomento. La classificazione deducibile dalla letteratura era sempre articolata su due grossi indirizzi, il primo identificabile come “Tracciati di progetto” , con accezione architettonica, inerente quei tracciati, di grossa consistenza, riscontrati nelle circostanze o, in alcuni casi, sugli stessi manufatti, ovvero quelli, di minor entità, individuati sui particolari per la loro realizzazione. Il secondo, identificato come “Tracciati di montaggio”, con accezione archeologica, ha, invece, come campo di attuazione le linee guida e tutte quelle incisioni eseguite “in situ” per la giustapposizione degli elementi costruttivi ed il controllo del posizionamento di elementi architettonici nonché elementi di dettaglio. Una prima classificazione proposta prevedeva invece due grandi categorie, una definita Tracciati di Esecuzione (TE), definendo così tutti quei tracciati che concorrono all’ideazione, alla graficizzazione, sia per la trasmissione alle manovalanze per una corretta realizzazione che per il controllo dell’esecuzione stessa, alla progettazione dell’elemento architettonico o decorativo. In questo senso all’interno di questo gruppo, si aveva un’ulteriore diversificazione tra i tracciati di esecuzione appartenenti alla fase progettuale e quelli, invece, relativi alla fase strettamente esecutiva. L’altra definita Tracciati di Montaggio (TM), comprende, invece, tutti quei tracciati che concorrono al montaggio, al corretto posizionamento dell’elemento architettonico e decorativo. Basandosi anche su questa prima distinzione, altri studi specialistici , molto approfonditi, hanno definito una proposta di nomenclatura delle differenti tipologie di tracciati, giungendo a quella che si ritiene la più avanzata ed esaustiva che definisce tre diverse tipologie: • Tracciati di progetto: fanno riferimento a vere e proprie rappresentazioni in scala reale o ridotta, impiegate sia come progetto di un edificio o di parte di esso o supporto per l’artigiano nella fase progettuale di un manufatto, sia come strumento di controllo durante le fasi di realizzazione, che come modello per la trasmissione alle maestranze di saperi tecnici utili alla modellazione della materia prima. • Tracciati di lavorazione o esecuzione: costituiscono una sorta di linee guida realizzate direttamente sul pezzo da modellare, ragione per cui in molte occasioni non sono giunte fino a noi, cancellate dalla fase di politura finale del pezzo. • Tracciati di montaggio: incisioni realizzate per una corretta giustapposizione degli elementi costruttivi e il controllo del loro posizionamento. Un’altra caratteristica degli studi sui tracciati è la evidente soluzione di continuità esistente tra i diversi periodi storici. La marcata settorializzazione delle diverse competenze interessate a questo tema ha di fatto impedito una ricostruzione temporale continua e molto più vasta di quella fino ad ora conosciuta. Non è presente, infatti, in letteratura uno studio complessivo che leghi i diversi periodi storici alla trattazione dei tracciati, limitandosi alla differenziazione tra mondo antico (in genere greco e romano) e medievale, derivante dalla impostazione storiografica. Il presente studio cerca di superare questo evidente limite metodologico, mettendo in relazione diversi periodi storici, spaziando e collegando esempi rintracciati su architetture di epoca antica, medioevale e moderna. La saldatura tra questi due differenti blocchi cronologici ha di fatto consentito la lettura dei tracciati come trasversale ai periodi storici, legittimandone, ancora di più, l’importanza metodologica. Mettendo in relazione l’utilizzo dei tracciati in periodi arcaici, legati alla necessità di realizzazione di elementi architettonici bidimensionali, a quelli di epoca medievale e moderna (gli ultimi esempi di utilizzo costante di questa metodologia è databile al XVII sec.), indispensabili per la realizzazione di elementi architettonici molto complessi come le volte, i pilastri a fascio o le trifore, si ricostituisce un percorso fortemente connesso che attraversa oltre duemila anni di storia dei saperi e delle conoscenze, non solo in campo architettonico. Alla luce di quanto detto il volume è strutturato secondo una classificazione legata a due periodi storici principali: Antico, che comprende architettura egizia, greca e romana; Medievale e Moderno, che percorre l’architettura dal Basso all’Alto Medioevo fino al Rinascimento italiano con rari esempi di Barocco europeo. La catalogazione e il repertorio di immagini sono organizzate in base all’elemento architettonico sul quale viene realizzato o al quale si riferisce il tracciato (spiccati, basi, colonne, capitelli, trabeazioni, ecc.); la tipologia di tracciato (TP, TE o TM); il luogo e l’edificio in cui esso è stato eseguito o osservato, al quale spesso si riferisce, la datazione riferita al monumento stesso. La lettura della catalogazione, quindi, è impostata principalmente sull’architettura, manufatto o rudere sul quale è stato realizzato il tracciato, organizzata dal punto di vista Topografico, secondo la localizzazione geografica attuale, e Toponomastico elencando le varie architetture in ordine alfabetico. La schedatura, oltre ad avere una collocazione cronologica del manufatto considerata la difficoltà di definire quella dei tracciati, contiene una descrizione del tracciato, spesso citando e riportando testualmente le descrizioni dei singoli autori, ciò sia per rendere merito alla paternità degli studi, sia per riportare le interpretazioni originali dei tracciati studiati che rischierebbero, altrimenti, di avere una interpretazione errata, dovuta alla mancata conoscenza diretta del tracciato stesso. A tal proposito la bibliografia a chiusura di ciascuna scheda non solo rende merito all’autore dello studio su ciascun tracciato, ma delinea l’aspetto cronologico di questi stessi studi, certificando, in un certo senso, le novità o gli inediti rispetto agli esempi più noti o noti da più tempo. In alcuni casi vengono riportate in scheda interpretazioni differenti, a volte discordanti, dei vari autori che hanno studiato gli stessi tracciati. Un’ultima annotazione va fatta per la catalogazione di estesi gruppi di tracciati, con diverse tipologie di elementi rappresentati (Tempio di Apollo a Didima, Teatro di Mileto, Mausoleo di Augusto a Roma, le cattedrali di Notre Dame di Clermont Ferrand e di Reims, solo per citarne alcuni), questi vengono ripetuti stralciando dal contesto generale il particolare esecutivo (per esempio Didima base, colonna e trabeazione). Questa ultima scelta è funzionale alla catalogazione per elementi architettonici simili, in modo da avere un confronto diretto tra le incisioni appartenenti a raggruppamenti simili. Appare ovvio che l’estrapolazione dei tracciati dal contesto rischia di sembrare un errore di lettura metodologico; tuttavia, la scelta di isolarli e catalogarli rientra nella volontà di certificarne lo status di metodologia costruttiva a sé stante, ad elevato contenuto scientifico, che se letta nel contesto, può contribuire alla datazione o alla specificazione in fasi del manufatto su cui insistono. Naturalmente la presente schedatura non vuole e non può essere definitiva, essendo molti ancora gli esempi di tracciati inediti, non studiati, o semplicemente inseriti all’interno di studi eterogenei o miscellanei. L’intento è semmai quello di individuare una tipologia di schedatura ragionata da cui trarre le prime osservazioni critiche sulle impostazioni delle costruzioni geometriche sottese ai tracciati. La prima parte del presente lavoro è incentrata sui rapporti esistenti tra i tracciati di cantiere e le costruzioni geometriche impiegate, nella realizzazione degli elementi architettonici nelle varie epoche, mantenendo la differenziazione tra periodo antico e periodo medievale e moderno. La seconda parte è invece rivolta alla catalogazione e schedatura.

Disegni di pietra. Le costruzioni geometriche nei tracciati di cantiere / Inglese, Carlo. - (2025).

Disegni di pietra. Le costruzioni geometriche nei tracciati di cantiere

Carlo Inglese
2025

Abstract

Lo studio dei tracciati di cantiere, infatti, rappresenta a tutt’oggi un campo di studio poco sviluppato, limitato ad alcune ricerche molto specifiche su segni particolarmente importanti nel rapporto col monumento di appartenenza o a esempi singoli trattati all’interno di ricerche generiche sugli elementi architettonici o su edifici complessi . Negli ultimi anni, tuttavia, si è sviluppata una coscienza collettiva su tale tema che, grazie a lavori di ricerca comunque sempre generici, ha cominciato ad essere interpretato quale rigorosa metodologia progettuale ed esecutiva dei cantieri edili storici. Con Tracciati di cantiere si intendono tutti quei segni incisi, in loco, sugli elementi lapidei dei manufatti architettonici, al fine di progettare, rappresentare, controllare, realizzare e montare, gli elementi costruttivi, i particolari e, in alcuni casi, intere parti di struttura, componenti il manufatto architettonico stesso. Un primo importante passo avanti si è avuto con il riconoscimento di tale metodologia attraverso le differenti definizioni dei tracciati in base alla provenienza degli autori. Si è, così, giunti ad avere differenti traduzioni del termine Tracciato, segno della rilevanza ormai raggiunta: graffiti, incisioni, epures, blueprint , engraved drawings, etched drawings, trazas, monteas o replanteos , Trazados de montea , rasguño, grafito, lineamento o grafiti , Bauzeichnung, Werkriss, Risszeichnung, Vorzeichnungen, Ritzmarken Questo lavoro intende raccogliere, in una sorta di catalogo di schede corredato da un repertorio di illustrazioni aperto e continuamente ampliabile, esempi di Tracciati di cantiere fino ad ora studiati, pubblicati o inediti, ad opera di studiosi di provenienza eterogenea quali architetti, archeologi, storici dell’arte, ingegneri. Una delle caratteristiche fondamentali di questo tema è, infatti, la trasversalità di trattazione, potendo essere discussa in termini architettonici, nello specifico quale momento fondamentale della progettazione sia nella fase ideativa che esecutiva, o nella fase costruttiva e realizzativa. Dal punto di vista architettonico i tracciati rivestono anche un ruolo fondamentale nell’ambito della rappresentazione, costituendo in questo caso un settore di studio particolare, incentrato sulla rappresentazione degli elementi architettonici a partire dalla conformazione planimetrica e altimetrica generale, giungendo alla rappresentazione dei particolari esecutivi e dei dettagli costruttivi. L’aspetto archeologico è naturalmente preponderante, o almeno lo è stato fino ad ora, poiché tali tracciati vengono osservati, generalmente, su siti nei quali la natura intrinseca del “rudere” rende manifesta la presenza di tali “tracce di lavorazione”. Tali tracce, infatti, vengono individuate ove la mancanza o la caduta di parti costruttive svelano la loro esecuzione, altrimenti ben celata dalla sovrapposizione degli elementi costruttivi. Alle volte tali tracciati vengono osservati su parti non visibili, quindi intenzionalmente lasciati in loco, altre volte la loro esecuzione prevedeva la cancellazione (abrasione o occultamento con altri elementi) che per diverse ragioni (spesso a noi ignote) non è avvenuta. La natura interdisciplinare di tale argomento arriva ad interessare altre tipologie di studiosi quali gli ingegneri per le caratteristiche di progettazione strutturale proprie di alcuni tracciati. Da una propedeutica, approfondita, indagine bibliografica, intesa a sondare la letteratura esistente sull’argomento si evince che gli studi condotti, considerata la dimensione archeologica insita nel tema, hanno rivelato come l'attenzione rivolta ai tracciati riscontrati sui manufatti, durante le campagne di scavo, si è incentrata principalmente sulle “tracce di lavorazione” e sulle “linee di guida”, fornendo una campionatura di quella che ormai viene riconosciuta come prassi abituale del processo costruttivo. Tali studi definiscono una classificazione, di carattere prevalentemente archeologico, che comprende le tracce degli strumenti di lavorazione, le tracce sulle superfici di scarico e sulle facce di contatto (come l'anathyrosis), le linee guida per il montaggio degli elementi costruttivi, le tracce per il collegamento di tali elementi (fori di leva, di colata, incassi per polos ed empolion), le tracce per l'assemblaggio e l'identificazione (marche di scalpellini, di imprenditori, sigle, lettere e simboli) . Diversamente i tracciati di disegni incisi in loco su elementi lapidei, relativi a parti costruttive e decorative, rappresenta un campo in via di definizione, nel quale si incontrano, in una sorta di dottrina pluridisciplinare, le esperienze archeologiche e le conoscenze tecniche architettoniche. Considerando le diverse ipotesi interpretative, tali tracciati rappresenterebbero dei veri e propri progetti di particolari architettonici, in scala al vero, o delle rappresentazioni oggettive di parti realizzate o, ancora, dei modelli grafici, in scala, utilizzati per il controllo delle fasi di realizzazione . Considerato quanto fin qui esposto, vista la mancanza di un testo monografico, specifico, la ricerca si è posta un primo obiettivo di superare le differenze, sino ad ora rintracciabili nelle diverse pubblicazioni sull’argomento, esistenti tra gli studi archeologici e quelli più vicini al mondo dell’architettura e a quello della sua rappresentazione. Altro obiettivo della ricerca è stato raggruppare sotto una stessa proposta di definizione sistematica le differenti tipologie dei tracciati, una classificazione che rendesse metodologicamente corretto l’approccio e lo svolgimento di qualsiasi studio sull’argomento. La classificazione deducibile dalla letteratura era sempre articolata su due grossi indirizzi, il primo identificabile come “Tracciati di progetto” , con accezione architettonica, inerente quei tracciati, di grossa consistenza, riscontrati nelle circostanze o, in alcuni casi, sugli stessi manufatti, ovvero quelli, di minor entità, individuati sui particolari per la loro realizzazione. Il secondo, identificato come “Tracciati di montaggio”, con accezione archeologica, ha, invece, come campo di attuazione le linee guida e tutte quelle incisioni eseguite “in situ” per la giustapposizione degli elementi costruttivi ed il controllo del posizionamento di elementi architettonici nonché elementi di dettaglio. Una prima classificazione proposta prevedeva invece due grandi categorie, una definita Tracciati di Esecuzione (TE), definendo così tutti quei tracciati che concorrono all’ideazione, alla graficizzazione, sia per la trasmissione alle manovalanze per una corretta realizzazione che per il controllo dell’esecuzione stessa, alla progettazione dell’elemento architettonico o decorativo. In questo senso all’interno di questo gruppo, si aveva un’ulteriore diversificazione tra i tracciati di esecuzione appartenenti alla fase progettuale e quelli, invece, relativi alla fase strettamente esecutiva. L’altra definita Tracciati di Montaggio (TM), comprende, invece, tutti quei tracciati che concorrono al montaggio, al corretto posizionamento dell’elemento architettonico e decorativo. Basandosi anche su questa prima distinzione, altri studi specialistici , molto approfonditi, hanno definito una proposta di nomenclatura delle differenti tipologie di tracciati, giungendo a quella che si ritiene la più avanzata ed esaustiva che definisce tre diverse tipologie: • Tracciati di progetto: fanno riferimento a vere e proprie rappresentazioni in scala reale o ridotta, impiegate sia come progetto di un edificio o di parte di esso o supporto per l’artigiano nella fase progettuale di un manufatto, sia come strumento di controllo durante le fasi di realizzazione, che come modello per la trasmissione alle maestranze di saperi tecnici utili alla modellazione della materia prima. • Tracciati di lavorazione o esecuzione: costituiscono una sorta di linee guida realizzate direttamente sul pezzo da modellare, ragione per cui in molte occasioni non sono giunte fino a noi, cancellate dalla fase di politura finale del pezzo. • Tracciati di montaggio: incisioni realizzate per una corretta giustapposizione degli elementi costruttivi e il controllo del loro posizionamento. Un’altra caratteristica degli studi sui tracciati è la evidente soluzione di continuità esistente tra i diversi periodi storici. La marcata settorializzazione delle diverse competenze interessate a questo tema ha di fatto impedito una ricostruzione temporale continua e molto più vasta di quella fino ad ora conosciuta. Non è presente, infatti, in letteratura uno studio complessivo che leghi i diversi periodi storici alla trattazione dei tracciati, limitandosi alla differenziazione tra mondo antico (in genere greco e romano) e medievale, derivante dalla impostazione storiografica. Il presente studio cerca di superare questo evidente limite metodologico, mettendo in relazione diversi periodi storici, spaziando e collegando esempi rintracciati su architetture di epoca antica, medioevale e moderna. La saldatura tra questi due differenti blocchi cronologici ha di fatto consentito la lettura dei tracciati come trasversale ai periodi storici, legittimandone, ancora di più, l’importanza metodologica. Mettendo in relazione l’utilizzo dei tracciati in periodi arcaici, legati alla necessità di realizzazione di elementi architettonici bidimensionali, a quelli di epoca medievale e moderna (gli ultimi esempi di utilizzo costante di questa metodologia è databile al XVII sec.), indispensabili per la realizzazione di elementi architettonici molto complessi come le volte, i pilastri a fascio o le trifore, si ricostituisce un percorso fortemente connesso che attraversa oltre duemila anni di storia dei saperi e delle conoscenze, non solo in campo architettonico. Alla luce di quanto detto il volume è strutturato secondo una classificazione legata a due periodi storici principali: Antico, che comprende architettura egizia, greca e romana; Medievale e Moderno, che percorre l’architettura dal Basso all’Alto Medioevo fino al Rinascimento italiano con rari esempi di Barocco europeo. La catalogazione e il repertorio di immagini sono organizzate in base all’elemento architettonico sul quale viene realizzato o al quale si riferisce il tracciato (spiccati, basi, colonne, capitelli, trabeazioni, ecc.); la tipologia di tracciato (TP, TE o TM); il luogo e l’edificio in cui esso è stato eseguito o osservato, al quale spesso si riferisce, la datazione riferita al monumento stesso. La lettura della catalogazione, quindi, è impostata principalmente sull’architettura, manufatto o rudere sul quale è stato realizzato il tracciato, organizzata dal punto di vista Topografico, secondo la localizzazione geografica attuale, e Toponomastico elencando le varie architetture in ordine alfabetico. La schedatura, oltre ad avere una collocazione cronologica del manufatto considerata la difficoltà di definire quella dei tracciati, contiene una descrizione del tracciato, spesso citando e riportando testualmente le descrizioni dei singoli autori, ciò sia per rendere merito alla paternità degli studi, sia per riportare le interpretazioni originali dei tracciati studiati che rischierebbero, altrimenti, di avere una interpretazione errata, dovuta alla mancata conoscenza diretta del tracciato stesso. A tal proposito la bibliografia a chiusura di ciascuna scheda non solo rende merito all’autore dello studio su ciascun tracciato, ma delinea l’aspetto cronologico di questi stessi studi, certificando, in un certo senso, le novità o gli inediti rispetto agli esempi più noti o noti da più tempo. In alcuni casi vengono riportate in scheda interpretazioni differenti, a volte discordanti, dei vari autori che hanno studiato gli stessi tracciati. Un’ultima annotazione va fatta per la catalogazione di estesi gruppi di tracciati, con diverse tipologie di elementi rappresentati (Tempio di Apollo a Didima, Teatro di Mileto, Mausoleo di Augusto a Roma, le cattedrali di Notre Dame di Clermont Ferrand e di Reims, solo per citarne alcuni), questi vengono ripetuti stralciando dal contesto generale il particolare esecutivo (per esempio Didima base, colonna e trabeazione). Questa ultima scelta è funzionale alla catalogazione per elementi architettonici simili, in modo da avere un confronto diretto tra le incisioni appartenenti a raggruppamenti simili. Appare ovvio che l’estrapolazione dei tracciati dal contesto rischia di sembrare un errore di lettura metodologico; tuttavia, la scelta di isolarli e catalogarli rientra nella volontà di certificarne lo status di metodologia costruttiva a sé stante, ad elevato contenuto scientifico, che se letta nel contesto, può contribuire alla datazione o alla specificazione in fasi del manufatto su cui insistono. Naturalmente la presente schedatura non vuole e non può essere definitiva, essendo molti ancora gli esempi di tracciati inediti, non studiati, o semplicemente inseriti all’interno di studi eterogenei o miscellanei. L’intento è semmai quello di individuare una tipologia di schedatura ragionata da cui trarre le prime osservazioni critiche sulle impostazioni delle costruzioni geometriche sottese ai tracciati. La prima parte del presente lavoro è incentrata sui rapporti esistenti tra i tracciati di cantiere e le costruzioni geometriche impiegate, nella realizzazione degli elementi architettonici nelle varie epoche, mantenendo la differenziazione tra periodo antico e periodo medievale e moderno. La seconda parte è invece rivolta alla catalogazione e schedatura.
2025
978-88-492-5270-5
tracciati di cantiere; incisioni; costruzioni geometriche; cantieri
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Disegni di pietra. Le costruzioni geometriche nei tracciati di cantiere / Inglese, Carlo. - (2025).
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