Il corpo è una risorsa semiotica che parlanti e segnanti impiegano nella comunicazione quotidiana, lo scopo di questo libro è illustrare come avvenga questo processo, traendo spunto dallo studio delle lingue segnate e della gestualità. Nella prima parte del volume (i.e., primo e secondo capitolo) vengono passati in rassegna gli strumenti teorici messi a disposizione del linguista per osservare come le mani possano costruire e veicolare significati, nella dimensione multimodale del parlato e del segnato. Nella seconda parte (i.e., terzo capitolo) tali strumenti sono messi alla prova e utilizzati in due ricerche sui verbi d’azione in italiano parlato e nella lingua dei segni italiana (LIS) per mostrare un sistema di rappresentazione comune, radicato nell’azione. Nello specifico, il primo capitolo illustra la storia dello studio delle lingue segnate, attraverso una disamina dei diversi modelli proposti nel corso del tempo per descrivere queste lingue. Da una prospettiva assimilazionista, che plasma le caratteristiche dei segni sul modello delle lingue scritte, si passa al modello semiologico proposto in Francia da Christian Cuxac (e accolto in Italia soprattutto nelle ricerche di Elena Pizzuto), fino ad arrivare alla linguistica cognitiva. Il capitolo si conclude sottolineando come le lingue dei segni offrano una prospettiva privilegiata per osservare la natura della lingua, mettendo in luce gli aspetti più iconici e corporei della comunicazione. Nel secondo capitolo si offre una rassegna del programma di ricerca dell’embodied cognition, esaminando la funzione del corpo nei processi di significazione. Particolare attenzione è rivolta al caso delle metafore concettuali, utilizzate dalla linguistica cognitiva per dimostrare il ruolo costitutivo del corpo nella costruzione dei significati astratti nelle lingue vocali, e riprese dallo studio delle lingue segnate. In seguito, si descrive la gestualità: i diversi modelli proposti per spiegare la funzione cognitiva e comunicativa del gesto, le tipologie gestuali, l’analisi degli aspetti articolatori. Infine, viene illustrato il rapporto tra gesti e segni attraverso una duplice prospettiva: linguistica e antropologica. Il terzo capitolo presenta due casi di studio sull’espressione dell’azione: una analisi del ruolo del gesto nella costruzione dell’enunciato parlato e un confronto interlinguistico tra gesti e LIS. L’osservazione di somiglianze e differenze tra parlato e segnato è resa possibile dall’uso di una metodologia d’analisi comune. Risultato del primo studio è mostrare la rilevanza semiotica del gesto nella descrizione dell’azione, mentre il confronto tra segni e gesti mostra che parlanti e segnanti ricorrono a strategie iconiche di rappresentazione simili, attingendo alle risorse semiotiche offerte dal corpo. derazioni suggeriscono che una visione gerarchica proposta per le lingue segnate tra un supposto centro linguistico del sistema lessicale (composto da segni convenzionali) e un uso creativo che impiega iconicamente i segni, posto al confine tra lingua e gestualità, vada radicalmente capovolta: l’iconicità agisce come motore creativo all’interno della lingua e si pone al cuore della significazione linguistica. La discussione conclusiva, contenuta nell’ultimo capitolo, riprende le considerazioni teoriche esaminate nei primi capitoli applicandole ai risultati delle due ricerche e si pone in un ideale dialogo con gli studi condotti in Italia da Tommaso Russo, proseguendo gli sforzi per la costruzione di una semiotica comparativa tra gesti e segni.
Tra segnato e parlato. Appunti per una semiotica comparativa / Bonsignori, Chiara. - (2025).
Tra segnato e parlato. Appunti per una semiotica comparativa.
Chiara Bonsignori
2025
Abstract
Il corpo è una risorsa semiotica che parlanti e segnanti impiegano nella comunicazione quotidiana, lo scopo di questo libro è illustrare come avvenga questo processo, traendo spunto dallo studio delle lingue segnate e della gestualità. Nella prima parte del volume (i.e., primo e secondo capitolo) vengono passati in rassegna gli strumenti teorici messi a disposizione del linguista per osservare come le mani possano costruire e veicolare significati, nella dimensione multimodale del parlato e del segnato. Nella seconda parte (i.e., terzo capitolo) tali strumenti sono messi alla prova e utilizzati in due ricerche sui verbi d’azione in italiano parlato e nella lingua dei segni italiana (LIS) per mostrare un sistema di rappresentazione comune, radicato nell’azione. Nello specifico, il primo capitolo illustra la storia dello studio delle lingue segnate, attraverso una disamina dei diversi modelli proposti nel corso del tempo per descrivere queste lingue. Da una prospettiva assimilazionista, che plasma le caratteristiche dei segni sul modello delle lingue scritte, si passa al modello semiologico proposto in Francia da Christian Cuxac (e accolto in Italia soprattutto nelle ricerche di Elena Pizzuto), fino ad arrivare alla linguistica cognitiva. Il capitolo si conclude sottolineando come le lingue dei segni offrano una prospettiva privilegiata per osservare la natura della lingua, mettendo in luce gli aspetti più iconici e corporei della comunicazione. Nel secondo capitolo si offre una rassegna del programma di ricerca dell’embodied cognition, esaminando la funzione del corpo nei processi di significazione. Particolare attenzione è rivolta al caso delle metafore concettuali, utilizzate dalla linguistica cognitiva per dimostrare il ruolo costitutivo del corpo nella costruzione dei significati astratti nelle lingue vocali, e riprese dallo studio delle lingue segnate. In seguito, si descrive la gestualità: i diversi modelli proposti per spiegare la funzione cognitiva e comunicativa del gesto, le tipologie gestuali, l’analisi degli aspetti articolatori. Infine, viene illustrato il rapporto tra gesti e segni attraverso una duplice prospettiva: linguistica e antropologica. Il terzo capitolo presenta due casi di studio sull’espressione dell’azione: una analisi del ruolo del gesto nella costruzione dell’enunciato parlato e un confronto interlinguistico tra gesti e LIS. L’osservazione di somiglianze e differenze tra parlato e segnato è resa possibile dall’uso di una metodologia d’analisi comune. Risultato del primo studio è mostrare la rilevanza semiotica del gesto nella descrizione dell’azione, mentre il confronto tra segni e gesti mostra che parlanti e segnanti ricorrono a strategie iconiche di rappresentazione simili, attingendo alle risorse semiotiche offerte dal corpo. derazioni suggeriscono che una visione gerarchica proposta per le lingue segnate tra un supposto centro linguistico del sistema lessicale (composto da segni convenzionali) e un uso creativo che impiega iconicamente i segni, posto al confine tra lingua e gestualità, vada radicalmente capovolta: l’iconicità agisce come motore creativo all’interno della lingua e si pone al cuore della significazione linguistica. La discussione conclusiva, contenuta nell’ultimo capitolo, riprende le considerazioni teoriche esaminate nei primi capitoli applicandole ai risultati delle due ricerche e si pone in un ideale dialogo con gli studi condotti in Italia da Tommaso Russo, proseguendo gli sforzi per la costruzione di una semiotica comparativa tra gesti e segni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


