Durante i lunghi mesi di isolamento imposto dalla pandemia siamo entrati in una strana relazione con le nostre città, guidati da percezioni obbligate molto diverse dal passato. Innanzitutto lo spazio domestico si è caricato di nuovi significati diventando anche spazio di colloquio forzato con la città1. Le immagini metafisiche, più volte evocate, di sguardi canalizzati dalla geometria delle finestre, e la libertà di movimento ricondotta allo spazio delle terrazze – quando disponibile – si sono spesso combinate con quelle della nostalgia per una città che appariva improvvisamente desiderabile, ricca di spazi pubblici e occasioni di incontro, magicamente libera da contrasti, disuguaglianze e degrado ambientale, come se il virus avesse dato nuova linfa alle tendenze retropiche già largamente presenti nelle nostre società2. Ma insieme alle percezioni individuali, l’isolamento ha incoraggiato molte riflessioni collettive orientate a immaginare un futuro più sostenibile3, in cui l’impossibilità del «ritorno al passato» potesse significare un positivo rinnovamento delle città e dei nostri stili di vita. Insieme alle Five minutes city4 e Ten minutes neighborhoods city5, cioè alla riscoperta di progetti legati a nuovi modi di spostarsi nello spazio urbanizzato, c’è stata un’attenzione crescente per il ruolo della «natura in città». Che si trattasse di speranze per il miglioramento duraturo dell’aria respirata dai balconi, o di aree verdi abbastanza vaste da accogliere le pratiche sportive espulse dalle palestre, il ruolo di aree verdi-parchi-paesaggi, termini spesso usati in modo interscambiabile quando si affrontano i temi della «salute», ha acquistato una rinnovata centralità. Questa duplice natura della riflessione durante la pandemia ha attenuato la separazione tra individuale e collettivo, dimensioni considerate prevalentemente «autonome» rispetto al progetto urbano, e ha caratterizzato positivamente anche alcune esperienze – forzatamente creative – di didattica a distanza6.
Nuove specie di Urbanità / Caravaggi, Lucina. - (2021), pp. 1-11.
Nuove specie di Urbanità
Lucina Caravaggi
2021
Abstract
Durante i lunghi mesi di isolamento imposto dalla pandemia siamo entrati in una strana relazione con le nostre città, guidati da percezioni obbligate molto diverse dal passato. Innanzitutto lo spazio domestico si è caricato di nuovi significati diventando anche spazio di colloquio forzato con la città1. Le immagini metafisiche, più volte evocate, di sguardi canalizzati dalla geometria delle finestre, e la libertà di movimento ricondotta allo spazio delle terrazze – quando disponibile – si sono spesso combinate con quelle della nostalgia per una città che appariva improvvisamente desiderabile, ricca di spazi pubblici e occasioni di incontro, magicamente libera da contrasti, disuguaglianze e degrado ambientale, come se il virus avesse dato nuova linfa alle tendenze retropiche già largamente presenti nelle nostre società2. Ma insieme alle percezioni individuali, l’isolamento ha incoraggiato molte riflessioni collettive orientate a immaginare un futuro più sostenibile3, in cui l’impossibilità del «ritorno al passato» potesse significare un positivo rinnovamento delle città e dei nostri stili di vita. Insieme alle Five minutes city4 e Ten minutes neighborhoods city5, cioè alla riscoperta di progetti legati a nuovi modi di spostarsi nello spazio urbanizzato, c’è stata un’attenzione crescente per il ruolo della «natura in città». Che si trattasse di speranze per il miglioramento duraturo dell’aria respirata dai balconi, o di aree verdi abbastanza vaste da accogliere le pratiche sportive espulse dalle palestre, il ruolo di aree verdi-parchi-paesaggi, termini spesso usati in modo interscambiabile quando si affrontano i temi della «salute», ha acquistato una rinnovata centralità. Questa duplice natura della riflessione durante la pandemia ha attenuato la separazione tra individuale e collettivo, dimensioni considerate prevalentemente «autonome» rispetto al progetto urbano, e ha caratterizzato positivamente anche alcune esperienze – forzatamente creative – di didattica a distanza6.| File | Dimensione | Formato | |
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