Non da oggi, la forza di attrazione della città è enorme, poiché i cambiamenti nella struttura economica (prima nella società industriale, poi in quella del terziario) incentivano la concentrazione degli individui nello stesso luogo, delineando una tendenza globale che presenta, però, anche recenti cambiamenti. Se nel passato, infatti, il lusso di spostarsi fuori dal caos dell’area metropolitana apparteneva alla parte più ricca della popolazione, oggi la città “espelle” i residenti storici di quei quartieri che vengono “riqualificati” e li sostituisce con i ceti più abbienti, finendo per stravolgere il contesto locale. Si tratta, a ben vedere, solo di una delle tante linee di tensione che attraversano la città e che questo capitolo intende evidenziare: la dimensione urbana non è semplicemente il teatro in cui si svolgono alcuni conflitti, ma il luogo che li produce, anche al di là dei posti di lavoro. Ciò accade perché gli insediamenti collettivi mettono a confronto grandi ricchezze con larghe sacche di povertà, creando una contrapposizione tra i diversi quartieri e la nascita del modello di “città duale”. È nelle vaste periferie, infatti, che nascono esperienze di partecipazione politica e sociale che a volte rimangono a livello locale, a volte arrivano a sfidare il potere centrale. Nel capitolo, la descrizione dei cambiamenti nella “forma della città” precede l’analisi della sua conflittualità, storicamente legata al “fattore urbano”, sin da quando l’umanità ha abbandonato il nomadismo e ha scelto la stanzialità.
Città e politica tra profitto e mobilitazione / Barile, Alessandro. - (2025), pp. 135-146.
Città e politica tra profitto e mobilitazione
Alessandro Barile
2025
Abstract
Non da oggi, la forza di attrazione della città è enorme, poiché i cambiamenti nella struttura economica (prima nella società industriale, poi in quella del terziario) incentivano la concentrazione degli individui nello stesso luogo, delineando una tendenza globale che presenta, però, anche recenti cambiamenti. Se nel passato, infatti, il lusso di spostarsi fuori dal caos dell’area metropolitana apparteneva alla parte più ricca della popolazione, oggi la città “espelle” i residenti storici di quei quartieri che vengono “riqualificati” e li sostituisce con i ceti più abbienti, finendo per stravolgere il contesto locale. Si tratta, a ben vedere, solo di una delle tante linee di tensione che attraversano la città e che questo capitolo intende evidenziare: la dimensione urbana non è semplicemente il teatro in cui si svolgono alcuni conflitti, ma il luogo che li produce, anche al di là dei posti di lavoro. Ciò accade perché gli insediamenti collettivi mettono a confronto grandi ricchezze con larghe sacche di povertà, creando una contrapposizione tra i diversi quartieri e la nascita del modello di “città duale”. È nelle vaste periferie, infatti, che nascono esperienze di partecipazione politica e sociale che a volte rimangono a livello locale, a volte arrivano a sfidare il potere centrale. Nel capitolo, la descrizione dei cambiamenti nella “forma della città” precede l’analisi della sua conflittualità, storicamente legata al “fattore urbano”, sin da quando l’umanità ha abbandonato il nomadismo e ha scelto la stanzialità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


