Nel corso della storia, il controllo, la difesa e l’occupazione dei territori si sono materializzati in opere fisiche, spesso di grande scala. Questi territori e questi manufatti possono essere recuperati a nuova vita, e possono, allo stesso tempo, diventare paesaggi e dispositivi della memoria. Le opere realizzate a scopi bellici, testimonianze materiali delle vicende storiche e “patrimonio perturbante” della memoria collettiva, non solo possiedono un significato simbolico, ma possono anche assumere un valore architettonico e paesaggistico, fino a trasformarsi in “presidi” per la salvaguardia e la cura del territorio. Il progetto di architettura può costituire il mezzo principale per la trasmissione della memoria degli eventi passati, attraverso la conservazione fisica delle opere e manufatti insieme a una prefigurazione di ipotesi di cambiamento rivolte al futuro. L’Albania è stata nel corso della storia una regione di passaggio e terreno di conflitti. Questa condizione ha lasciato segni e cicatrici nel territorio. Un laboratorio di laurea del Politecnico di Bari ha svolto nel 2016/17 uno studio sui presidi militari presenti nella costa albanese risalenti a diverse epoche storiche, e ha sviluppato delle ipotesi progettuali volte all’evocazione e ritrascrizione di vecchi e nuovi significati, insieme a proposte di riuso. Il laboratorio si è concentrato sulla parte nord della regione della Labëria, nel tratto di costa corrispondente alla baia di Valona. Un’attenta ricognizione di queste opere ha rappresentato l’occasione per esplorare dei siti interdetti o inaccessibili per questioni di sicurezza o per la disagevole posizione geografica, ed ha costituito il supporto necessario per reinterpretare i manufatti e i contesti naturali, per ipotizzare interventi tali da trasformarli in luoghi significativi riportandoli a nuova vita, riscoprendo e rafforzando percorsi, creando nuove relazioni con il paesaggio. L’obiettivo è stato quello di tracciare un percorso virtuale e fisico sui luoghi dei conflitti e nei terreni di frontiera, per trasformarli in dispositivi per ricordare, ma anche per scoprire il paesaggio ed immergersi in esso.
Praesidia. Theaters of Conflict, Landscapes of Memory / Menghini, ANNA BRUNA. - (2024), pp. 94-101.
Praesidia. Theaters of Conflict, Landscapes of Memory
Anna Bruna Menghini
2024
Abstract
Nel corso della storia, il controllo, la difesa e l’occupazione dei territori si sono materializzati in opere fisiche, spesso di grande scala. Questi territori e questi manufatti possono essere recuperati a nuova vita, e possono, allo stesso tempo, diventare paesaggi e dispositivi della memoria. Le opere realizzate a scopi bellici, testimonianze materiali delle vicende storiche e “patrimonio perturbante” della memoria collettiva, non solo possiedono un significato simbolico, ma possono anche assumere un valore architettonico e paesaggistico, fino a trasformarsi in “presidi” per la salvaguardia e la cura del territorio. Il progetto di architettura può costituire il mezzo principale per la trasmissione della memoria degli eventi passati, attraverso la conservazione fisica delle opere e manufatti insieme a una prefigurazione di ipotesi di cambiamento rivolte al futuro. L’Albania è stata nel corso della storia una regione di passaggio e terreno di conflitti. Questa condizione ha lasciato segni e cicatrici nel territorio. Un laboratorio di laurea del Politecnico di Bari ha svolto nel 2016/17 uno studio sui presidi militari presenti nella costa albanese risalenti a diverse epoche storiche, e ha sviluppato delle ipotesi progettuali volte all’evocazione e ritrascrizione di vecchi e nuovi significati, insieme a proposte di riuso. Il laboratorio si è concentrato sulla parte nord della regione della Labëria, nel tratto di costa corrispondente alla baia di Valona. Un’attenta ricognizione di queste opere ha rappresentato l’occasione per esplorare dei siti interdetti o inaccessibili per questioni di sicurezza o per la disagevole posizione geografica, ed ha costituito il supporto necessario per reinterpretare i manufatti e i contesti naturali, per ipotizzare interventi tali da trasformarli in luoghi significativi riportandoli a nuova vita, riscoprendo e rafforzando percorsi, creando nuove relazioni con il paesaggio. L’obiettivo è stato quello di tracciare un percorso virtuale e fisico sui luoghi dei conflitti e nei terreni di frontiera, per trasformarli in dispositivi per ricordare, ma anche per scoprire il paesaggio ed immergersi in esso.File | Dimensione | Formato | |
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