Il volume analizza la disciplina delle mansioni nel lavoro privato e pubblico in chiave storico-critica: la ricerca ricostruisce l’evoluzione dell’oggetto del contratto di lavoro subordinato, alla luce di legge, giurisprudenza e contrattazione collettiva, soffermandosi sui requisiti di determinabilità e determinatezza. La metodologia prescelta consente di verificare come, nei vari contesti giuridici, venga tutelata la dignità professionale del lavoratore a fronte dell’esercizio del potere datoriale di modifica della prestazione. Dallo studio emerge l’attuale coesistenza di profili di garantismo e liberalizzazione, senza che il sistema sia pervenuto a un punto definitivo di equilibrio: il filo conduttore è costituito dalla centralità attribuita dalla legge all’ordinamento intersindacale nel modificare il contenuto della prestazione. Nelle pubbliche amministrazioni la posizione professionale del dipendente è maggiormente tutelata, non essendo ammesse variazioni “al ribasso”. Mentre nel lavoro privato, dopo la riforma del 2015, emerge una forte flessibilità: basti citare, in tal senso, il venir meno dell’equivalenza professionale, intesa come limite alla mobilità orizzontale, e la derogabilità della norma di legge da parte della contrattazione collettiva e dell’autonomia individuale assistita. Il processo di liberalizzazione si accompagna dunque a frammenti di garantismo, tenuto conto del rafforzamento del repêchage, della formazione del lavoratore intesa come obbligo, e della disciplina degli accomodamenti ragionevoli.
La disciplina delle mansioni dei dipendenti pubblici fra status e contratto. Per una “privatizzazione sostenibile” / Battini, S. - (2007), pp. 17-33.
La disciplina delle mansioni dei dipendenti pubblici fra status e contratto. Per una “privatizzazione sostenibile”
Battini S
2007
Abstract
Il volume analizza la disciplina delle mansioni nel lavoro privato e pubblico in chiave storico-critica: la ricerca ricostruisce l’evoluzione dell’oggetto del contratto di lavoro subordinato, alla luce di legge, giurisprudenza e contrattazione collettiva, soffermandosi sui requisiti di determinabilità e determinatezza. La metodologia prescelta consente di verificare come, nei vari contesti giuridici, venga tutelata la dignità professionale del lavoratore a fronte dell’esercizio del potere datoriale di modifica della prestazione. Dallo studio emerge l’attuale coesistenza di profili di garantismo e liberalizzazione, senza che il sistema sia pervenuto a un punto definitivo di equilibrio: il filo conduttore è costituito dalla centralità attribuita dalla legge all’ordinamento intersindacale nel modificare il contenuto della prestazione. Nelle pubbliche amministrazioni la posizione professionale del dipendente è maggiormente tutelata, non essendo ammesse variazioni “al ribasso”. Mentre nel lavoro privato, dopo la riforma del 2015, emerge una forte flessibilità: basti citare, in tal senso, il venir meno dell’equivalenza professionale, intesa come limite alla mobilità orizzontale, e la derogabilità della norma di legge da parte della contrattazione collettiva e dell’autonomia individuale assistita. Il processo di liberalizzazione si accompagna dunque a frammenti di garantismo, tenuto conto del rafforzamento del repêchage, della formazione del lavoratore intesa come obbligo, e della disciplina degli accomodamenti ragionevoli.File | Dimensione | Formato | |
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