La presente voce intende offrire un quadro della vita, delle opere e del pensiero di Carla Lonzi (1931-1982), critica d’arte, scrittrice, poeta e pensatrice attiva nel contesto femminista italiano dal 1970 fino al 1982. Pur tenendo presente come Lonzi non abbia mai accettato la definizione di teorica, né tantomeno di filosofa del femminismo, in questo contributo si tenterà di illuminare gli aspetti della sua riflessione più propriamente filosofici. Ad ogni modo, l’analisi del portato filosofico dei concetti che emergono da una rilettura dell’intera opera di Lonzi proseguirà in modo da non tradire quello stretto legame fra esistenza e pensiero a cui l’autrice ha affidato la verità e il senso del suo femminismo. Lonzi è considerata una delle prime e più importanti teoriche del femminismo italiano: le idee e le pratiche che ha portato avanti, insieme al gruppo di Rivolta Femminile, hanno influenzato largamente le vicende e le autorappresentazioni del femminismo di quegli anni in Italia. Da un punto di vista di elaborazione filosofica, Lonzi si è impegnata nella contestazione di una prospettiva emancipazionista – intesa come la maschera attraverso cui si riconferma l’inferiorità della donna, proponendo il suo ingresso all’interno della società «a titolo di uguaglianza»1 rispetto a un modello maschile – e nella critica della cultura patriarcale e di quei suoi rappresentanti che non hanno delineato nessuna possibilità di liberazione per la donna dalla sua oppressione materiale, sociale, sessuale e simbolica – come nel caso di Hegel e Freud – o che, se l’hanno fatto, l’hanno concepita come subordinata alla liberazione della parte più economicamente sfruttata dell’umanità maschile, come nel caso di Marx, Engels e Lenin. Pur nella consapevolezza che l’autenticità2 rappresenta un processo – un «logorare continuamente i legami inconsci col mondo maschile vivendoli e prendendone coscienza»3 – e non un fine, Lonzi indica in tale momento della «deculturizzazione»4 una tappa preliminare imprescindibile perché si dia l’autocoscienza. In ultima istanza, attraverso la sua opera e attraverso la sua esistenza, Lonzi offre una testimonianza delle possibilità conoscitive che vengono da un femminismo di tipo autocoscienziale, intendendo con esso il perseguimento di una forma di «contatto vero, mai avuto prima con donne non identificate nella cultura, che però sono alla ricerca di una loro cultura»5. Una cultura che sia autonoma rispetto all’ordine simbolico dominante, in cui si produca un soggetto femminile attraverso il “partire da sé” e in cui l’essere donna, da dato materiale, accidentale, si faccia coscienza e mediazione fra sé e il mondo.

Carla Lonzi (1931-1982) / Moretti, Lorenza. - (2024). [10.13137/978-88-5511-567-4/36666].

Carla Lonzi (1931-1982)

Lorenza Moretti
2024

Abstract

La presente voce intende offrire un quadro della vita, delle opere e del pensiero di Carla Lonzi (1931-1982), critica d’arte, scrittrice, poeta e pensatrice attiva nel contesto femminista italiano dal 1970 fino al 1982. Pur tenendo presente come Lonzi non abbia mai accettato la definizione di teorica, né tantomeno di filosofa del femminismo, in questo contributo si tenterà di illuminare gli aspetti della sua riflessione più propriamente filosofici. Ad ogni modo, l’analisi del portato filosofico dei concetti che emergono da una rilettura dell’intera opera di Lonzi proseguirà in modo da non tradire quello stretto legame fra esistenza e pensiero a cui l’autrice ha affidato la verità e il senso del suo femminismo. Lonzi è considerata una delle prime e più importanti teoriche del femminismo italiano: le idee e le pratiche che ha portato avanti, insieme al gruppo di Rivolta Femminile, hanno influenzato largamente le vicende e le autorappresentazioni del femminismo di quegli anni in Italia. Da un punto di vista di elaborazione filosofica, Lonzi si è impegnata nella contestazione di una prospettiva emancipazionista – intesa come la maschera attraverso cui si riconferma l’inferiorità della donna, proponendo il suo ingresso all’interno della società «a titolo di uguaglianza»1 rispetto a un modello maschile – e nella critica della cultura patriarcale e di quei suoi rappresentanti che non hanno delineato nessuna possibilità di liberazione per la donna dalla sua oppressione materiale, sociale, sessuale e simbolica – come nel caso di Hegel e Freud – o che, se l’hanno fatto, l’hanno concepita come subordinata alla liberazione della parte più economicamente sfruttata dell’umanità maschile, come nel caso di Marx, Engels e Lenin. Pur nella consapevolezza che l’autenticità2 rappresenta un processo – un «logorare continuamente i legami inconsci col mondo maschile vivendoli e prendendone coscienza»3 – e non un fine, Lonzi indica in tale momento della «deculturizzazione»4 una tappa preliminare imprescindibile perché si dia l’autocoscienza. In ultima istanza, attraverso la sua opera e attraverso la sua esistenza, Lonzi offre una testimonianza delle possibilità conoscitive che vengono da un femminismo di tipo autocoscienziale, intendendo con esso il perseguimento di una forma di «contatto vero, mai avuto prima con donne non identificate nella cultura, che però sono alla ricerca di una loro cultura»5. Una cultura che sia autonoma rispetto all’ordine simbolico dominante, in cui si produca un soggetto femminile attraverso il “partire da sé” e in cui l’essere donna, da dato materiale, accidentale, si faccia coscienza e mediazione fra sé e il mondo.
2024
Archivio delle filosofe 2
978-88-5511-567-4
Lonzi; autocoscienza; critica d’arte; critica della dialettica; differenza; femminismo; relazione.
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Carla Lonzi (1931-1982) / Moretti, Lorenza. - (2024). [10.13137/978-88-5511-567-4/36666].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1729576
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