La prospettiva ha avuto, sin dalle origini, grande importanza nella definizione di spazi illusori, realizzati in scala naturale, in continuità con ambienti reali. Nel caso delle quadrature, l’illusione, come suggerisce la sua radice etimologica (dal latino in-ludus), genera un’esperienza ludica nella quale l’osservatore gioca un ruolo fondamentale, poiché la sua collocazione, il suo rapporto con l’opera e i suoi gradi di libertà di movimento definiscono necessariamente sia la percezione dello spazio evocato dalla prospettiva, sia della sua stessa proiezione. Fra i più celebri autori di prospettive architettoniche vi è Andrea Pozzo (Trento 1642, Vienna 1709), pittore, prospettico e architetto, autore di molte celebri quadrature e di un trattato sulla prospettiva, il De prospectiva pictorum et architectorum. In particolare, nell’ultimo ventennio del Seicento, viene chiamato a Roma dai Gesuiti per realizzare molteplici opere, fra le quali ricordiamo soprattutto gli interventi presso la chiesa di Sant’Ignazio da Loyola (il voltone, l’abside e la finta cupola). Per Pozzo, l’illusione visiva attraverso le leggi della prospettiva rappresenta uno strumento utile alla predisposizione del luogo preposto alla contemplazione divina. Segue infatti quei tre preludi (ecco che ritorna nuovamente la radice ludica nel termine) alla contemplazione che erano stati teorizzati dal Patriarca: ricordare la storia, comporre il luogo (creare lo scenario adatto) e chiedere con una breve preghiera di essere coinvolti in ciò che si sta per compiere. Cruciale, in tal senso, è l’introduzione di figure soprannaturali all’interno di questo teatro sacro per mezzo dell’illusione architettonica, al fine di comporre il luogo in cui si deve poi inserire la storia con le persone da contemplare, secondo il metodo ignaziano. Presupposto fondamentale di questa contemplazione è per Pozzo l’unicità e la centralità del punto di vista della prospettiva, la quale deve poter apparire nella sua composizione spaziale nel momento in cui l’osservatore raggiunge l’unico punto che ne consente la rivelazione. Da notare in proposito come questa centralità del ruolo dell’osservatore nelle opere di Pozzo sia considerato, sotto molti aspetti, come un tardo modello del mondo geocentrico, dal momento che egli non accettò mai le teorie di Galileo e ritenne sempre che la terra fosse al centro dell’universo. Questo è proprio ciò che accade nel corridoio affrescato presso le stanze di Sant’Ignazio a Roma, accanto alla chiesa del Gesù, lugo in cui Pozzo ha decorato lo spazio irregolare che conduce alle stanze del Santo: un esiguo spazio, finestrato da un lato, coperto da una volta a botte e reso irregolare da una parete obliqua di fondo, che prenderà vita, dopo l’intervento di Pozzo, in una molteplicità di elementi complessi e articolati, terreni e sovrannaturali.
Il ruolo dell'osservatore nell'illusione prospettica: il Corridoio di Andrea Pozzo presso le stanze di Sant’Ignazio a Roma / Romor, Jessica. - (2024), pp. 61-70. [10.13133/9788893773522].
Il ruolo dell'osservatore nell'illusione prospettica: il Corridoio di Andrea Pozzo presso le stanze di Sant’Ignazio a Roma
Jessica Romor
2024
Abstract
La prospettiva ha avuto, sin dalle origini, grande importanza nella definizione di spazi illusori, realizzati in scala naturale, in continuità con ambienti reali. Nel caso delle quadrature, l’illusione, come suggerisce la sua radice etimologica (dal latino in-ludus), genera un’esperienza ludica nella quale l’osservatore gioca un ruolo fondamentale, poiché la sua collocazione, il suo rapporto con l’opera e i suoi gradi di libertà di movimento definiscono necessariamente sia la percezione dello spazio evocato dalla prospettiva, sia della sua stessa proiezione. Fra i più celebri autori di prospettive architettoniche vi è Andrea Pozzo (Trento 1642, Vienna 1709), pittore, prospettico e architetto, autore di molte celebri quadrature e di un trattato sulla prospettiva, il De prospectiva pictorum et architectorum. In particolare, nell’ultimo ventennio del Seicento, viene chiamato a Roma dai Gesuiti per realizzare molteplici opere, fra le quali ricordiamo soprattutto gli interventi presso la chiesa di Sant’Ignazio da Loyola (il voltone, l’abside e la finta cupola). Per Pozzo, l’illusione visiva attraverso le leggi della prospettiva rappresenta uno strumento utile alla predisposizione del luogo preposto alla contemplazione divina. Segue infatti quei tre preludi (ecco che ritorna nuovamente la radice ludica nel termine) alla contemplazione che erano stati teorizzati dal Patriarca: ricordare la storia, comporre il luogo (creare lo scenario adatto) e chiedere con una breve preghiera di essere coinvolti in ciò che si sta per compiere. Cruciale, in tal senso, è l’introduzione di figure soprannaturali all’interno di questo teatro sacro per mezzo dell’illusione architettonica, al fine di comporre il luogo in cui si deve poi inserire la storia con le persone da contemplare, secondo il metodo ignaziano. Presupposto fondamentale di questa contemplazione è per Pozzo l’unicità e la centralità del punto di vista della prospettiva, la quale deve poter apparire nella sua composizione spaziale nel momento in cui l’osservatore raggiunge l’unico punto che ne consente la rivelazione. Da notare in proposito come questa centralità del ruolo dell’osservatore nelle opere di Pozzo sia considerato, sotto molti aspetti, come un tardo modello del mondo geocentrico, dal momento che egli non accettò mai le teorie di Galileo e ritenne sempre che la terra fosse al centro dell’universo. Questo è proprio ciò che accade nel corridoio affrescato presso le stanze di Sant’Ignazio a Roma, accanto alla chiesa del Gesù, lugo in cui Pozzo ha decorato lo spazio irregolare che conduce alle stanze del Santo: un esiguo spazio, finestrato da un lato, coperto da una volta a botte e reso irregolare da una parete obliqua di fondo, che prenderà vita, dopo l’intervento di Pozzo, in una molteplicità di elementi complessi e articolati, terreni e sovrannaturali.File | Dimensione | Formato | |
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