Descrivere l’Italia repubblicana come una media potenza incontra il consenso pressoché unanime della letteratura scientifica . Difatti, il Paese presenta gli elementi distintivi di una delle due sottocategorie in cui sono suddivisi questo tipo di Stati, ossia quelli che – sul piano delle capacità – risultano dotati di: una popolazione numericamente intermedia a livello mondiale, ma con un alto indice di sviluppo umano; un’economia avanzata e con interconnessioni globali; una capacità di difendere militarmente i propri interessi all’interno di un perimetro regionale o poco più che regionale . Anche sul piano relazionale, d’altronde, tre caratteristiche peculiari delle medie potenze sembrano corrispondere al caso italiano: essere in grado di provvedere alla propria sicurezza; agire come potenze maggiori nei confronti dei piccoli Stati che insistono nel proprio raggio di azione, esercitando su di essi influenza o, in taluni casi, una vera e propria leadership; essere più esposte, rispetto alle grandi potenze, ai rischi che costantemente provengono dall’ambiente esterno, tanto da risultare tendenzialmente alla ricerca di alleanze o partenariati formali con queste ultime . In virtù di tali qualità, pertanto, diviene evidente come le medie potenze siano in grado di svolgere ruoli non solo ancillari per gli equilibri internazionali. D’altra parte, al netto delle narrative, le potenze maggiori non sono solo interessate a incassarne il sostegno in tempi di pace, per scaricare su di esse parte dei costi della sicurezza in una determinata regione, ma lo sono ancor di più nei momenti di instabilità dell’ordine internazionale, quando emerge chiaramente una distinzione tra gli Stati che si ergono in difesa dello status quo e quelli che agiscono con l’obiettivo ultimo di una sua revisione . In questo scenario, le potenze maggiori ricercano il sostegno delle medie non tanto in base ad una valutazione ponderata sul peso in termini assoluti, quanto su un calcolo costi-benefici di un loro possibile passaggio nel campo avversario . In tale contesto – in cui si restringe repentinamente lo spazio politico di scelta – è possibile rilevare tra le medie potenze due comportamenti distinti, determinati, in ultima istanza, dalla propria propensione al rischio. Il primo comportamento, adottato dai medi più propensi al rischio perché in possesso di quantità di risorse strategiche tali da aumentarne il potere “contrattuale”, è quello di tentare la strada della neutralità con l’obiettivo di mantenere il dialogo aperto con tutte le parti della contesa e massimizzare i vantaggi della loro posizione nel momento in cui verranno alla luce i reali rapporti di potere . Il secondo comportamento, scelto dai medi meno propensi al rischio, anche se in grado di ritagliarsi spazi di autonomia significativi quando l’ordine internazionale è stabile , è quello di allinearsi rigidamente con l’alleato maggiore rispetto alla sempre più netta distinzione tra il campo “revisionista” e quello “conservatore” .

L’Italia nel Mediterraneo allargato, tra burden sharing e ambizioni regionali / Natalizia, Gabriele; Sorio, Nicolo. - (2024), pp. 33-47.

L’Italia nel Mediterraneo allargato, tra burden sharing e ambizioni regionali

Gabriele Natalizia;Nicolo Sorio
2024

Abstract

Descrivere l’Italia repubblicana come una media potenza incontra il consenso pressoché unanime della letteratura scientifica . Difatti, il Paese presenta gli elementi distintivi di una delle due sottocategorie in cui sono suddivisi questo tipo di Stati, ossia quelli che – sul piano delle capacità – risultano dotati di: una popolazione numericamente intermedia a livello mondiale, ma con un alto indice di sviluppo umano; un’economia avanzata e con interconnessioni globali; una capacità di difendere militarmente i propri interessi all’interno di un perimetro regionale o poco più che regionale . Anche sul piano relazionale, d’altronde, tre caratteristiche peculiari delle medie potenze sembrano corrispondere al caso italiano: essere in grado di provvedere alla propria sicurezza; agire come potenze maggiori nei confronti dei piccoli Stati che insistono nel proprio raggio di azione, esercitando su di essi influenza o, in taluni casi, una vera e propria leadership; essere più esposte, rispetto alle grandi potenze, ai rischi che costantemente provengono dall’ambiente esterno, tanto da risultare tendenzialmente alla ricerca di alleanze o partenariati formali con queste ultime . In virtù di tali qualità, pertanto, diviene evidente come le medie potenze siano in grado di svolgere ruoli non solo ancillari per gli equilibri internazionali. D’altra parte, al netto delle narrative, le potenze maggiori non sono solo interessate a incassarne il sostegno in tempi di pace, per scaricare su di esse parte dei costi della sicurezza in una determinata regione, ma lo sono ancor di più nei momenti di instabilità dell’ordine internazionale, quando emerge chiaramente una distinzione tra gli Stati che si ergono in difesa dello status quo e quelli che agiscono con l’obiettivo ultimo di una sua revisione . In questo scenario, le potenze maggiori ricercano il sostegno delle medie non tanto in base ad una valutazione ponderata sul peso in termini assoluti, quanto su un calcolo costi-benefici di un loro possibile passaggio nel campo avversario . In tale contesto – in cui si restringe repentinamente lo spazio politico di scelta – è possibile rilevare tra le medie potenze due comportamenti distinti, determinati, in ultima istanza, dalla propria propensione al rischio. Il primo comportamento, adottato dai medi più propensi al rischio perché in possesso di quantità di risorse strategiche tali da aumentarne il potere “contrattuale”, è quello di tentare la strada della neutralità con l’obiettivo di mantenere il dialogo aperto con tutte le parti della contesa e massimizzare i vantaggi della loro posizione nel momento in cui verranno alla luce i reali rapporti di potere . Il secondo comportamento, scelto dai medi meno propensi al rischio, anche se in grado di ritagliarsi spazi di autonomia significativi quando l’ordine internazionale è stabile , è quello di allinearsi rigidamente con l’alleato maggiore rispetto alla sempre più netta distinzione tra il campo “revisionista” e quello “conservatore” .
2024
Sicurezza europea integrata: il Piano Mattei nel Mediterraneo allargato
9791281803060
Italia; Mediterraneo allargato; politica estera
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L’Italia nel Mediterraneo allargato, tra burden sharing e ambizioni regionali / Natalizia, Gabriele; Sorio, Nicolo. - (2024), pp. 33-47.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1729131
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