La proposta ha l’obiettivo di portare all’attenzione della comunità accademica i primi output di ricerca del progetto di tesi dottorale “Universitabile: indagine sull’inclusione universitaria degli studenti con disabilità e DSA nel contesto universitario romano”, fondandosi, nello specifico, sul rapporto tra inclusione educativa (Ainscow e Miles, 2009) e ICT (Information and Communication Technology). Partendo da una revisione della letteratura sul ruolo delle università come luoghi di inclusione e confronto con la diversità (Bolt e Penketh, 2016; Moriña e Gavira, 2015), la proposta analizza le principali strategie di inclusione messe in campo dalle tre principali università romane: La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre attraverso un approccio metodologico misto (Mauceri, 2019). Tuttavia il contributo si focalizza esclusivamente sulle interviste somministrate agli operatori dei servizi dedicati, affrontando il tema delle barriere e dei meccanismi di facilitazione. In questo contesto l’ICT, durante l’emergenza Covid-19 (Lombardo e Mauceri, 2020), si è configurato come facilitatore permettendo alle persone con disabilità di fruire delle lezioni a distanza presentando nuove prospettive per la realizzazione e il compimento del processo di apprendimento, dato che emerge dalle voci dei professionisti coinvolti come si evince dal seguente stralcio: “Abbiamo ragazzi che hanno studiato e hanno terminato la propria tesi con il tutor da casa, condividendo in drive il file Word della tesi e modificandolo in tempo reale”. In questo senso, come riscontrato da Tsatsou (2020), l’inclusione delle persone con disabilità può essere favorita dall’uso di tecnologie digitali. L’autore sottolinea come queste contribuiscano ad alleviare lo stigma in diversi modi: • assistendo nello svolgimento dei compiti quotidiani e nel superamento delle difficoltà; • consentendo connessione con coloro che hanno lo stesso tipo di disabilità, aumentando il proprio senso di appartenenza e migliorando la loro integrazione sociale; • facilitando i processi di auto-identificazione e la comunicazione con altri mediata dalla tecnologia. Parere riscontrabile anche in Valentini (2008), che sottolinea come l’uso delle tecnologie digitali si ponga come presupposto per lo sviluppo di soluzioni concrete, queste, infatti “abbattono i confini e creano un nuovo spazio deterritorializzato a cui può accedere una fascia di utenti più ampia rispetto a quella rappresentata dagli studenti tradizionali” (ibidem, 17). Prosegue l’autrice, la deterritorializzazione “crea i presupposti per svolgere azioni e accedere a servizi legati alla didattica e alla formazione universitaria da luoghi diversi: da casa, dal posto di lavoro, da altri centri che non coincidono con la sede dell’ateneo, come i poli decentrati” (ibidem, 22). Processo quest’ultimo sensibilmente accelerato dall’emergenza Covid-19 che fornisce le basi per ripensare la tecnologia alla luce del concetto di Universal Design, ovvero “un approccio alla progettazione delle tecnologie che ponga maggiore attenzione al concetto di fruibilità universale: edifici e strumenti dovranno essere pensati, progettati e costruiti in modo da essere utilizzabili da tutti” (Fiocco e Martinati, 2002, 232). Nonostante le evidenze presentate la tecnologia, se pensata come facilitatore ma progettata solo sulla base delle caratteristiche degli utilizzatori normodotati, può rappresentare un fattore di ostacolo poiché, sostituendo completamente le modalità di socializzazione classica, potrebbe configurarsi come un potente strumento di esclusione.

“Universitabile”: il ruolo della tecnologia nei processi di apprendimento durante l’emergenza Covid-19. Esperienze di inclusione universitaria dalle voci degli addetti ai servizi / Antonelli, Carlotta. - (2024), pp. 29-39.

“Universitabile”: il ruolo della tecnologia nei processi di apprendimento durante l’emergenza Covid-19. Esperienze di inclusione universitaria dalle voci degli addetti ai servizi

Carlotta Antonelli
2024

Abstract

La proposta ha l’obiettivo di portare all’attenzione della comunità accademica i primi output di ricerca del progetto di tesi dottorale “Universitabile: indagine sull’inclusione universitaria degli studenti con disabilità e DSA nel contesto universitario romano”, fondandosi, nello specifico, sul rapporto tra inclusione educativa (Ainscow e Miles, 2009) e ICT (Information and Communication Technology). Partendo da una revisione della letteratura sul ruolo delle università come luoghi di inclusione e confronto con la diversità (Bolt e Penketh, 2016; Moriña e Gavira, 2015), la proposta analizza le principali strategie di inclusione messe in campo dalle tre principali università romane: La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre attraverso un approccio metodologico misto (Mauceri, 2019). Tuttavia il contributo si focalizza esclusivamente sulle interviste somministrate agli operatori dei servizi dedicati, affrontando il tema delle barriere e dei meccanismi di facilitazione. In questo contesto l’ICT, durante l’emergenza Covid-19 (Lombardo e Mauceri, 2020), si è configurato come facilitatore permettendo alle persone con disabilità di fruire delle lezioni a distanza presentando nuove prospettive per la realizzazione e il compimento del processo di apprendimento, dato che emerge dalle voci dei professionisti coinvolti come si evince dal seguente stralcio: “Abbiamo ragazzi che hanno studiato e hanno terminato la propria tesi con il tutor da casa, condividendo in drive il file Word della tesi e modificandolo in tempo reale”. In questo senso, come riscontrato da Tsatsou (2020), l’inclusione delle persone con disabilità può essere favorita dall’uso di tecnologie digitali. L’autore sottolinea come queste contribuiscano ad alleviare lo stigma in diversi modi: • assistendo nello svolgimento dei compiti quotidiani e nel superamento delle difficoltà; • consentendo connessione con coloro che hanno lo stesso tipo di disabilità, aumentando il proprio senso di appartenenza e migliorando la loro integrazione sociale; • facilitando i processi di auto-identificazione e la comunicazione con altri mediata dalla tecnologia. Parere riscontrabile anche in Valentini (2008), che sottolinea come l’uso delle tecnologie digitali si ponga come presupposto per lo sviluppo di soluzioni concrete, queste, infatti “abbattono i confini e creano un nuovo spazio deterritorializzato a cui può accedere una fascia di utenti più ampia rispetto a quella rappresentata dagli studenti tradizionali” (ibidem, 17). Prosegue l’autrice, la deterritorializzazione “crea i presupposti per svolgere azioni e accedere a servizi legati alla didattica e alla formazione universitaria da luoghi diversi: da casa, dal posto di lavoro, da altri centri che non coincidono con la sede dell’ateneo, come i poli decentrati” (ibidem, 22). Processo quest’ultimo sensibilmente accelerato dall’emergenza Covid-19 che fornisce le basi per ripensare la tecnologia alla luce del concetto di Universal Design, ovvero “un approccio alla progettazione delle tecnologie che ponga maggiore attenzione al concetto di fruibilità universale: edifici e strumenti dovranno essere pensati, progettati e costruiti in modo da essere utilizzabili da tutti” (Fiocco e Martinati, 2002, 232). Nonostante le evidenze presentate la tecnologia, se pensata come facilitatore ma progettata solo sulla base delle caratteristiche degli utilizzatori normodotati, può rappresentare un fattore di ostacolo poiché, sostituendo completamente le modalità di socializzazione classica, potrebbe configurarsi come un potente strumento di esclusione.
2024
Trasformazioni e intersezioni nella società contemporanea vol. 2
9781326854683
ICT; inclusione universitaria; caso studio; mixed methods
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
“Universitabile”: il ruolo della tecnologia nei processi di apprendimento durante l’emergenza Covid-19. Esperienze di inclusione universitaria dalle voci degli addetti ai servizi / Antonelli, Carlotta. - (2024), pp. 29-39.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1728821
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