In una prima parte l’articolo presenta, in sintesi e in modo per forza di cose episodico, qualche esempio di entità ‘dividue’ elaborate nel medioevo latino negli ambiti teologico, psicologico e gnoseologico, politico. Sono così realtà ‘dividue’, ossia entità numericamente uniche e tuttavia ‘comuni’ o ‘divise’ tra più enti distinti, l’unica essenza o natura di Dio, comune alle tre persone Padre, Figlio e Spirito santo, della teologia trinitaria di Agostino e Boezio e dei loro successori e continuatori nel medioevo latino; l’intelletto potenziale separato e unico per tutte la specie umana teorizzato da Averroè; il bene comune o la pubblica utilità (benum commune, communis utilitas) che guida le comunità condotte dai filosofi o dai monaci più autentici secondo Abelardo; la ‘qualità comune’ o ‘comunicata’ (ad esempio la forma ‘umanità’) che, secondo Boezio e i realisti del XII secolo, si trova tutta e tutta intera in ognuno degli individui che ne partecipano. In una seconda parte, l’articolo esamina la riflessione intorno al concetto di ‘dividuum’ del pensatore che più di ogni altro, nel medioevo, ha posto questa nozione al centro del suo sistema: Gilberto di Poitiers (m. 1154). Per Gilberto è ‘dividua’ ogni forma parziale di un sussistente. Infatti, in virtù del suo essere solo una parte della forma completa (mettiamo: solo l’animalità di Socrate, e non le altre sue caratteristiche logicamente successive), ogni forma parziale di un sussistente è simile ad altre forme parziali di altri sussistenti e dunque dividua, e non individua: individuo è infatti, per Gilberto, ciò che è dissimile da ogni altro ente. Ogni essere umano, dunque, così come ogni altro essere del mondo naturale, sarà per Gilberto tanto individuo, se lo si considera nella complessità totale delle sue caratteristiche, quanto dividuo e perciò centro di una rete di numerosissime somiglianze, se lo si considera a partire delle sue singole caratteristiche che lo accomunano ad altrettanti insieme di ‘dividui’. Lungi dall’essere soggetti isolati o attori autonomi della propria vicenda, e tantomeno atomi in perenne e vibratile movimento in un vuoto cosmico, gli enti sono nodi e riflessi in una rete fittissima di relazioni, azioni, somiglianze e differenze anche infime che li definiscono, delimitano, costituiscono e alterano. Sono perciò sì individui ma anche ‘comuni’ o ‘dividui’: anzi individui proprio perché ‘dividui’.
Il dividuum in Gilberto di Poitiuers. Un caso particolare di pensiero del "con-dividuale" nel medioevo latino / Valente, Luisa. - (2024), pp. 51-69. - QUODLIBET STUDIO. FILOSOFIA E POLITICA.
Il dividuum in Gilberto di Poitiuers. Un caso particolare di pensiero del "con-dividuale" nel medioevo latino
Luisa Valente
2024
Abstract
In una prima parte l’articolo presenta, in sintesi e in modo per forza di cose episodico, qualche esempio di entità ‘dividue’ elaborate nel medioevo latino negli ambiti teologico, psicologico e gnoseologico, politico. Sono così realtà ‘dividue’, ossia entità numericamente uniche e tuttavia ‘comuni’ o ‘divise’ tra più enti distinti, l’unica essenza o natura di Dio, comune alle tre persone Padre, Figlio e Spirito santo, della teologia trinitaria di Agostino e Boezio e dei loro successori e continuatori nel medioevo latino; l’intelletto potenziale separato e unico per tutte la specie umana teorizzato da Averroè; il bene comune o la pubblica utilità (benum commune, communis utilitas) che guida le comunità condotte dai filosofi o dai monaci più autentici secondo Abelardo; la ‘qualità comune’ o ‘comunicata’ (ad esempio la forma ‘umanità’) che, secondo Boezio e i realisti del XII secolo, si trova tutta e tutta intera in ognuno degli individui che ne partecipano. In una seconda parte, l’articolo esamina la riflessione intorno al concetto di ‘dividuum’ del pensatore che più di ogni altro, nel medioevo, ha posto questa nozione al centro del suo sistema: Gilberto di Poitiers (m. 1154). Per Gilberto è ‘dividua’ ogni forma parziale di un sussistente. Infatti, in virtù del suo essere solo una parte della forma completa (mettiamo: solo l’animalità di Socrate, e non le altre sue caratteristiche logicamente successive), ogni forma parziale di un sussistente è simile ad altre forme parziali di altri sussistenti e dunque dividua, e non individua: individuo è infatti, per Gilberto, ciò che è dissimile da ogni altro ente. Ogni essere umano, dunque, così come ogni altro essere del mondo naturale, sarà per Gilberto tanto individuo, se lo si considera nella complessità totale delle sue caratteristiche, quanto dividuo e perciò centro di una rete di numerosissime somiglianze, se lo si considera a partire delle sue singole caratteristiche che lo accomunano ad altrettanti insieme di ‘dividui’. Lungi dall’essere soggetti isolati o attori autonomi della propria vicenda, e tantomeno atomi in perenne e vibratile movimento in un vuoto cosmico, gli enti sono nodi e riflessi in una rete fittissima di relazioni, azioni, somiglianze e differenze anche infime che li definiscono, delimitano, costituiscono e alterano. Sono perciò sì individui ma anche ‘comuni’ o ‘dividui’: anzi individui proprio perché ‘dividui’.File | Dimensione | Formato | |
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