Opportunità e contraddizioni: la legge 633/1941 e il Censimento del Ministero della Cultura nella conservazione delle architetture del secondo Novecento

The initiative of the Census of Italian Architecture from 1945 to the Present, conducted by the General Directorate for Contemporary Creativity of the Ministry of Culture, marks a turning point in the management and conservation of the built heritage of the second half of the 20th century in our country: not only from the point of view of the quantitative result achieved, but also in terms of the method used, thanks to the involvement of various research bodies and universities. But it certainly poses many questions to those who must move from the phase of cataloguing and knowledge to that of protection and conservation. The Census offers a powerful tool for policies for the management and conservation of recent architectural heritage: an objective that has been pursued until now, in the impossibility of applying the 2004 Cultural Heritage Code to works less than seventy years old, with the application of Law 633 of 1941 on copyright. These are two instruments prefigured by the draft framework law on architectural quality which, through various elaborations and pending final launch, recognises the role of protection in promoting the quality of contemporary artistic production. Both instruments - Law 633 / 1941 and its implementing circulars and the Census - are based on a courageous theoretical ‘bet’: to subject works that time and public recognition have not yet consecrated as cultural heritage to safeguarding and conservation. The hypothesis is to act on the reasons and the formation of a conservative instance as in a laboratory of analysis, observing and conditioning - in vitro - the birth of a ‘monument’, to use a term taken from other cultural seasons, but still effective in its evocative rendering. The operation is neither simple nor linear, given the still uncertain acquisition of contemporary realisations to the common cultural heritage.

L’iniziativa del Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi, condotta dalla Direzione Generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, segna un punto di svolta nella gestione e conservazione del patrimonio costruito del secondo Novecento nel nostro Paese: non solo dal punto di vista del risultato quantitativo raggiunto, ma anche in ordine al metodo utilizzato, grazie al coinvolgimento di vari enti di ricerca e università. Ma pone certamente molti interrogativi a chi deve passare dalla fase della catalogazione e dalla conoscenza a quella della tutela e della conservazione. Il Censimento offre uno strumento potente alle politiche di gestione e conservazione del patrimonio architettonico recente: obiettivo finora perseguito, nell’impossibilità di applicare il Codice dei beni Culturali 2004 ad opere con meno di settanta anni di esistenza, con l’applicazione della legge 633 del 1941 sul diritto d’autore. Si tratta di due strumenti prefigurati dal disegno di legge quadro sulla qualità architettonica che, attraverso varie elaborazioni e in attesa di un varo definitivo, riconosce il ruolo della tutela nella promozione della qualità della produzione artistica contemporanea. Entrambi gli strumenti – la legge 633 / 1941 con le relative circolari di applicazione e il Censimento - si reggono su una coraggiosa “scommessa” teorica: arrivare a sottoporre alla salvaguardia e alla conservazione opere che il tempo e il riconoscimento del pubblico ancora non hanno consacrato come patrimonio culturale. L’ipotesi è di agire sulle ragioni e sulla formazione di una istanza conservativa come in un laboratorio di analisi, osservando e condizionando – in vitro – la nascita di un “monumento”, per usare un termine desunto da altre stagioni culturali, ma tuttora efficace nella sua resa evocativa. L’operazione non è né semplice, né lineare, stante un’acquisizione ancora incerta delle realizzazioni contemporanee al patrimonio culturale comune.