Se la scienza ha il compito determinante di portare «in luce ambiti di un’azione umana possibile», citando Alessandro Mazzone, appare evidente come l’accademia non sia esclusivamente il luogo della esplicitazione dei limiti della società, ma anche della ricerca della sintesi, dell’alternativa scientificamente possibile e necessaria, pena – nel solco della lezione di Ludovico Geymonat – la trasformazione della scienza stessa in metafisica, il confinamento della speculazione intellettuale in un iperuranio intangibile e inafferrabile. Questo processo deteriore è inevitabilmente incoraggiato e alimentato dalla mutazione stessa dei luoghi del sapere e della loro funzione alla luce dei rapporti sociali e di produzione dominanti, con la conseguente mercificazione del sapere e la determinazione di un ruolo subalterno della scienza, della ricerca, del fare cultura agli interessi propri di una società fondata sull’estrazione-appropriazione del profitto e sul processo di accumulazione e dell’economia di guerra. Anche per queste ragioni, è da dubitare della secca definizione di scienza attribuita all’economia ed ai suoi annessi e connessi. La politica economica, secondo il Maestro Caffè, presenta una duplice caratteristica: l’una, quella di studiare, comprendere e spiegare; l’altra, quella di guida per l’azione. Nel solco della lezione gramsciana, si propone la presente riflessione con particolar attenzione al mondo dell’Università, culla della scienza, del pensiero critico, l’esatto opposto della fabbrica della professionalizzazione che oggi, più di ieri, si cerca di imporre in funzione della cancellazione medesima della critica, nel solco di una battaglia egemonica tra un senso comune deteriore per utilizzare ancora concetti di Antonio Gramsci e il pensiero dialettico e critico, presupposto della coscienza. La rigida ed essenziale gerarchia etica di valori di solidarietà, cooperazione, complementarità, oggi in larga parte sconosciute ed estranee nell’occidente capitalistico (e, in una certa misura, anche nelle sue componenti politiche più avanzate), sono i nodi centrali su cui l’umanità intera si misura e torna a misurarsi. Infatti, di fronte ai gravi problemi che l’umanità tutta ha dinnanzi a sé, è imprescindibile la lotta per l’affermazione di una prospettiva universale per i popoli, la conquista di un destino condiviso che passa per la subordinazione degli istinti e delle concezioni individualistiche, in favore della costruzione di un futuro liberato dal primato del profitto. Il mondo pluripolare, tema portante in questo libro, rappresenta un passo decisivo in questa direzione.
Sidun. Capitale, Crisi e guerra. ...In direzione ostinata e contraria.. / Vasapollo, Luciano; Martufi, Rita; Madafferi, Mirella. - (2024), pp. 1-824.
Sidun. Capitale, Crisi e guerra. ...In direzione ostinata e contraria...
Luciano Vasapollo
Primo
;Mirella Madafferi
Ultimo
2024
Abstract
Se la scienza ha il compito determinante di portare «in luce ambiti di un’azione umana possibile», citando Alessandro Mazzone, appare evidente come l’accademia non sia esclusivamente il luogo della esplicitazione dei limiti della società, ma anche della ricerca della sintesi, dell’alternativa scientificamente possibile e necessaria, pena – nel solco della lezione di Ludovico Geymonat – la trasformazione della scienza stessa in metafisica, il confinamento della speculazione intellettuale in un iperuranio intangibile e inafferrabile. Questo processo deteriore è inevitabilmente incoraggiato e alimentato dalla mutazione stessa dei luoghi del sapere e della loro funzione alla luce dei rapporti sociali e di produzione dominanti, con la conseguente mercificazione del sapere e la determinazione di un ruolo subalterno della scienza, della ricerca, del fare cultura agli interessi propri di una società fondata sull’estrazione-appropriazione del profitto e sul processo di accumulazione e dell’economia di guerra. Anche per queste ragioni, è da dubitare della secca definizione di scienza attribuita all’economia ed ai suoi annessi e connessi. La politica economica, secondo il Maestro Caffè, presenta una duplice caratteristica: l’una, quella di studiare, comprendere e spiegare; l’altra, quella di guida per l’azione. Nel solco della lezione gramsciana, si propone la presente riflessione con particolar attenzione al mondo dell’Università, culla della scienza, del pensiero critico, l’esatto opposto della fabbrica della professionalizzazione che oggi, più di ieri, si cerca di imporre in funzione della cancellazione medesima della critica, nel solco di una battaglia egemonica tra un senso comune deteriore per utilizzare ancora concetti di Antonio Gramsci e il pensiero dialettico e critico, presupposto della coscienza. La rigida ed essenziale gerarchia etica di valori di solidarietà, cooperazione, complementarità, oggi in larga parte sconosciute ed estranee nell’occidente capitalistico (e, in una certa misura, anche nelle sue componenti politiche più avanzate), sono i nodi centrali su cui l’umanità intera si misura e torna a misurarsi. Infatti, di fronte ai gravi problemi che l’umanità tutta ha dinnanzi a sé, è imprescindibile la lotta per l’affermazione di una prospettiva universale per i popoli, la conquista di un destino condiviso che passa per la subordinazione degli istinti e delle concezioni individualistiche, in favore della costruzione di un futuro liberato dal primato del profitto. Il mondo pluripolare, tema portante in questo libro, rappresenta un passo decisivo in questa direzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.