All’indomani del secondo conflitto mondiale, il faticoso processo di democratizzazione internazionale non può ritenersi pienamente compiuto. La pace, la sicurezza internazionale, i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, l’eguaglianza; valori proclamati dallo Statuto dell’ONU, testimoniano l’implicita vena democratica della Carta. Questo tentativo universale di ispirazione democratica , espresso anche dalla istituzione di un organo assembleare, che delibera a maggioranza su basi paritarie tra gli Stati membri anche su diritti e libertà fondamentali, rappresenta uno dei più significativi sforzi di democratizzazione internazionale. Tuttavia, i richiamati valori universali appaiono minacciati dalle costellazioni di conflitti persistenti nello scenario internazionale, da ultimo, dalla guerra in Ucraina, che rievoca la situazione di instabilità e di belligeranza, tipica dello stato di natura . Il presente studio, focalizzando l’attenzione sul possibile impatto del conflitto ucraino sulle democrazie occidentali, intende dimostrare l’incompiutezza del processo di democratizzazione internazionale, secondo alcune argomentazioni principali. In primis, l’avvio dell’’operazione militare speciale’ russa annunciata dal Presidente Putin il 24 febbraio 2022, segna il culmine delle tensioni tra due ‘semi-democrazie’, mai totalmente sopite, e la cui causa risiederebbe tanto nella progressiva installazione di basi NATO nell’Est Europa quanto nelle progressive derive illiberali-autoritarie emergenti in entrambi i Paesi; dalle discriminazioni subite dai russi nel Donbass all’annessione della Crimea alla Russia nel 2014. In secondo luogo, l’offensiva russa, in assenza di una sua esplicita condanna da parte del Consiglio di sicurezza onusiano, potrebbe legittimare altri Stati (soprattutto quelli autoritari) a realizzare intenti espansionistici attraverso l’uso della forza, come potrebbe fare la Cina con Taiwan, da un lato. Dall’altro, va però evidenziato che l’unione mostrata dagli alleati NATO e dall’UE nel sanzionare tempestivamente l’attacco russo - condannato altresì a larga maggioranza dall’Assemblea Generale dell’ONU - è idonea a ridisegnare l’assetto delle relazioni internazionali tra paesi orientali e occidentali e a rivedere i poteri attribuiti alle organizzazioni internazionali. A fine conflitto, ad esempio, l’UE potrebbe implementare un vero e proprio modello federalistico, attribuendo ad esempio, all’organizzazione regionale competenza esclusiva in materia di difesa collettiva. Parimenti, il summenzionato successo della NATO, dimostrato anche dalle recenti richieste di adesione della Finlandia e della Svezia, potrebbe agevolare la sua espansione nell’area del Nord Europa, ma soprattutto nel Medioriente, zona interessata varie volte da operazioni di peace-keeping, avviate dagli USA. Alcune di queste operazioni, però, si sono tradotte nell’esportazione da parte degli USA del modello culturale (democratico) occidentale con l’uso della forza anche in paesi con radici e valori sensibilmente difformi da quelli di matrice occidentale (autoritari), con scarsi risultati, come dimostra l’esperienza in Afghanistan. Da ciò deriva l’impossibilità di imporre con la forza uno stato di diritto di tipo occidentale in tutto il mondo e, pertanto, la conseguente crisi della democrazia internazionale. Proprio su questa considerazione fanno leva diversi governi autoritari, intenti ad autolegittimarsi, indebolendo così la crescita di qualsivoglia seme della democrazia.
L’impatto del conflitto russo-ucraino sul processo di democratizzazione internazionale / Saitta, Armando. - (2024), pp. 411-424. [10.13129/979-12-80899-13-2].
L’impatto del conflitto russo-ucraino sul processo di democratizzazione internazionale
Armando Saitta
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
All’indomani del secondo conflitto mondiale, il faticoso processo di democratizzazione internazionale non può ritenersi pienamente compiuto. La pace, la sicurezza internazionale, i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, l’eguaglianza; valori proclamati dallo Statuto dell’ONU, testimoniano l’implicita vena democratica della Carta. Questo tentativo universale di ispirazione democratica , espresso anche dalla istituzione di un organo assembleare, che delibera a maggioranza su basi paritarie tra gli Stati membri anche su diritti e libertà fondamentali, rappresenta uno dei più significativi sforzi di democratizzazione internazionale. Tuttavia, i richiamati valori universali appaiono minacciati dalle costellazioni di conflitti persistenti nello scenario internazionale, da ultimo, dalla guerra in Ucraina, che rievoca la situazione di instabilità e di belligeranza, tipica dello stato di natura . Il presente studio, focalizzando l’attenzione sul possibile impatto del conflitto ucraino sulle democrazie occidentali, intende dimostrare l’incompiutezza del processo di democratizzazione internazionale, secondo alcune argomentazioni principali. In primis, l’avvio dell’’operazione militare speciale’ russa annunciata dal Presidente Putin il 24 febbraio 2022, segna il culmine delle tensioni tra due ‘semi-democrazie’, mai totalmente sopite, e la cui causa risiederebbe tanto nella progressiva installazione di basi NATO nell’Est Europa quanto nelle progressive derive illiberali-autoritarie emergenti in entrambi i Paesi; dalle discriminazioni subite dai russi nel Donbass all’annessione della Crimea alla Russia nel 2014. In secondo luogo, l’offensiva russa, in assenza di una sua esplicita condanna da parte del Consiglio di sicurezza onusiano, potrebbe legittimare altri Stati (soprattutto quelli autoritari) a realizzare intenti espansionistici attraverso l’uso della forza, come potrebbe fare la Cina con Taiwan, da un lato. Dall’altro, va però evidenziato che l’unione mostrata dagli alleati NATO e dall’UE nel sanzionare tempestivamente l’attacco russo - condannato altresì a larga maggioranza dall’Assemblea Generale dell’ONU - è idonea a ridisegnare l’assetto delle relazioni internazionali tra paesi orientali e occidentali e a rivedere i poteri attribuiti alle organizzazioni internazionali. A fine conflitto, ad esempio, l’UE potrebbe implementare un vero e proprio modello federalistico, attribuendo ad esempio, all’organizzazione regionale competenza esclusiva in materia di difesa collettiva. Parimenti, il summenzionato successo della NATO, dimostrato anche dalle recenti richieste di adesione della Finlandia e della Svezia, potrebbe agevolare la sua espansione nell’area del Nord Europa, ma soprattutto nel Medioriente, zona interessata varie volte da operazioni di peace-keeping, avviate dagli USA. Alcune di queste operazioni, però, si sono tradotte nell’esportazione da parte degli USA del modello culturale (democratico) occidentale con l’uso della forza anche in paesi con radici e valori sensibilmente difformi da quelli di matrice occidentale (autoritari), con scarsi risultati, come dimostra l’esperienza in Afghanistan. Da ciò deriva l’impossibilità di imporre con la forza uno stato di diritto di tipo occidentale in tutto il mondo e, pertanto, la conseguente crisi della democrazia internazionale. Proprio su questa considerazione fanno leva diversi governi autoritari, intenti ad autolegittimarsi, indebolendo così la crescita di qualsivoglia seme della democrazia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.