Il concetto di stigma territoriale coniato da Wacquant (2008) risulta fondamentale per interpretare le disuguaglianze socio-spaziali nelle metropoli contemporanee (Schultz Larsen e Nagel Delica 2019) e per analizzare il ruolo assunto dai diversi attori – interni ed esterni al territorio – nel promuovere o contrastare processi di marginalizzazione sociale basati su rappresentazioni discorsive escludenti. In particolare, i residenti dei cosiddetti quartieri-ghetto possono attuare strategie di incorporazione, adattamento, ‘spostamento’ (displacement) o resistenza allo stigma (Wacquant 2022). L’ipotesi che guida il presente lavoro è che le strategie di resistenza allo stigma possono essere interpretate efficacemente utilizzando l’approccio critico-radicale ai beni comuni. Questa prospettiva enfatizza la dinamica processuale di produzione dei beni comuni, sviluppando uno spostamento semantico dal bene comune inteso come risorsa al commoning inteso come azione sociale promotrice di sistemi sociali alternativi e spesso in contrapposizione a quelli promossi dalle istituzioni statali e dal mercato (Linebaugh 2009; De Angelis 2017; Di Feliciantonio & Aru 2018; Putini 2021). Il commoning diventa così un linguaggio (Klein 2001) capace di connettere differenti rivendicazioni dal basso, produrre place-making nel contesto urbano (Blomley 2008) e costruire modalità alternative di organizzazione del sociale nelle pratiche quotidiane (Huron 2015; Bresnihan & Byrne 2015). Producendo senso di comunità (De Angelis 2003), attivando pratiche di resistenza identitaria (Zapata Campos et al. 2023) e di (ri)appropriazione delle rappresentazioni territoriali del quartiere (Stavrides 2022), i processi di commoning permettono di contrastare ‘dal basso’ processi di stigmatizzazione territoriale. Il presente contributo presenta quindi i primi risultati di una ricerca che ha come obiettivo esplorare le modalità attraverso cui commoning e tentativi di de-stigmatizzazione si intersecano nelle azioni ‘dal basso’ di alcuni gruppi organizzati di abitanti del quartiere romano del Quarticciolo. Il Quarticciolo è una borgata di Roma interessata da evidenti problematiche sociali legate all’abitare, alla presenza di attività criminali di strada, e a livelli di istruzione e reddito significativamente al di sotto della media della capitale. Tuttavia, esso è caratterizzato dalla presenza di un radicato tessuto di attivismo che cerca di dare una risposta ai bisogni dei residenti, anche attraverso una risignificazione positiva dell’identità territoriale del quartiere. Suddette dinamiche sono state indagate combinando l’osservazione partecipante (in corso da maggio 2023) durante attività sociali, ricreative, di dibattito e protesta organizzate nel quartiere, e lo svolgimento di interviste semi-strutturate agli attori locali promotori di queste iniziative. La ricerca dà conto delle modalità attraverso cui questi gruppi organizzati producono contro-narrazioni mirate a promuovere identità territoriali altre ed evidenziare le cause strutturali dei problemi del quartiere e le responsabilità delle istituzioni, laddove lo stigma territoriale tende invece ad attribuire questi problemi ai comportamenti dei residenti. Parallelamente, le pratiche degli attivisti mirano alla costruzione di una comunità capace di auto-organizzarsi per rispondere ai bisogni della collettività, prendere parola nel dibattito pubblico e politico del – e sul – quartiere, e contrastare la ghettizzazione fisica e simbolica del Quarticciolo interagendo con altri attori. Così facendo, le azioni di commoning lasciano delle tracce nello spazio e nel tessuto sociale urbano, aprendo spazi di trasformazione ed emancipazione.

De-stigmatizzazione territoriale come fenomeno di commoning: il caso del quartiere romano del Quarticciolo / Cerasoli, Matteo; Messineo, Francesca; Son, Gwon. - (2024). (Intervento presentato al convegno Primo Convegno promosso dai Giovani e dalle Giovani STAI – AIS Ambiente e Territorio tenutosi a BARI).

De-stigmatizzazione territoriale come fenomeno di commoning: il caso del quartiere romano del Quarticciolo

matteo cerasoli
;
francesca messineo
;
gwon son
2024

Abstract

Il concetto di stigma territoriale coniato da Wacquant (2008) risulta fondamentale per interpretare le disuguaglianze socio-spaziali nelle metropoli contemporanee (Schultz Larsen e Nagel Delica 2019) e per analizzare il ruolo assunto dai diversi attori – interni ed esterni al territorio – nel promuovere o contrastare processi di marginalizzazione sociale basati su rappresentazioni discorsive escludenti. In particolare, i residenti dei cosiddetti quartieri-ghetto possono attuare strategie di incorporazione, adattamento, ‘spostamento’ (displacement) o resistenza allo stigma (Wacquant 2022). L’ipotesi che guida il presente lavoro è che le strategie di resistenza allo stigma possono essere interpretate efficacemente utilizzando l’approccio critico-radicale ai beni comuni. Questa prospettiva enfatizza la dinamica processuale di produzione dei beni comuni, sviluppando uno spostamento semantico dal bene comune inteso come risorsa al commoning inteso come azione sociale promotrice di sistemi sociali alternativi e spesso in contrapposizione a quelli promossi dalle istituzioni statali e dal mercato (Linebaugh 2009; De Angelis 2017; Di Feliciantonio & Aru 2018; Putini 2021). Il commoning diventa così un linguaggio (Klein 2001) capace di connettere differenti rivendicazioni dal basso, produrre place-making nel contesto urbano (Blomley 2008) e costruire modalità alternative di organizzazione del sociale nelle pratiche quotidiane (Huron 2015; Bresnihan & Byrne 2015). Producendo senso di comunità (De Angelis 2003), attivando pratiche di resistenza identitaria (Zapata Campos et al. 2023) e di (ri)appropriazione delle rappresentazioni territoriali del quartiere (Stavrides 2022), i processi di commoning permettono di contrastare ‘dal basso’ processi di stigmatizzazione territoriale. Il presente contributo presenta quindi i primi risultati di una ricerca che ha come obiettivo esplorare le modalità attraverso cui commoning e tentativi di de-stigmatizzazione si intersecano nelle azioni ‘dal basso’ di alcuni gruppi organizzati di abitanti del quartiere romano del Quarticciolo. Il Quarticciolo è una borgata di Roma interessata da evidenti problematiche sociali legate all’abitare, alla presenza di attività criminali di strada, e a livelli di istruzione e reddito significativamente al di sotto della media della capitale. Tuttavia, esso è caratterizzato dalla presenza di un radicato tessuto di attivismo che cerca di dare una risposta ai bisogni dei residenti, anche attraverso una risignificazione positiva dell’identità territoriale del quartiere. Suddette dinamiche sono state indagate combinando l’osservazione partecipante (in corso da maggio 2023) durante attività sociali, ricreative, di dibattito e protesta organizzate nel quartiere, e lo svolgimento di interviste semi-strutturate agli attori locali promotori di queste iniziative. La ricerca dà conto delle modalità attraverso cui questi gruppi organizzati producono contro-narrazioni mirate a promuovere identità territoriali altre ed evidenziare le cause strutturali dei problemi del quartiere e le responsabilità delle istituzioni, laddove lo stigma territoriale tende invece ad attribuire questi problemi ai comportamenti dei residenti. Parallelamente, le pratiche degli attivisti mirano alla costruzione di una comunità capace di auto-organizzarsi per rispondere ai bisogni della collettività, prendere parola nel dibattito pubblico e politico del – e sul – quartiere, e contrastare la ghettizzazione fisica e simbolica del Quarticciolo interagendo con altri attori. Così facendo, le azioni di commoning lasciano delle tracce nello spazio e nel tessuto sociale urbano, aprendo spazi di trasformazione ed emancipazione.
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1726619
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