Con questo contributo si intende presentare un’analisi complessiva delle strutture (con particolare riferimento alle tombe a tumulo) e della ritualità funerarie nell’età del Ferro del Piemonte, delineando caratteristiche e trasformazioni nel corso del tempo in relazione a elementi quali la tipologia delle strutture (forma, dimensioni, copertura, ecc.), la distribuzione topografica e le modalità di deposizione. È infatti con l’età del Ferro che anche in Piemonte l’emergere di un ceto aristocratico si riflette nella deposizione in grandi tumuli monumentali, differenziandosi nettamente dalle comuni sepolture e rinviando chiaramente a modelli centro-italici (i ricchi tumuli etruschi e italici), come la tomba con bacile orientalizzante di Castelletto Ticino-Fontanili. A partire dalle prime attestazioni nell’età del Bronzo finale (X-XI sec. a.C.: tombe della necropoli di Morano sul Po-Pobietto a pianta rettangolare o circolare con basso tumulo terragno e perimetro di ciottoli) le tombe a tumulo in area piemontese mostrano nel corso dell’età del Ferro una certa variabilità, con numerosi confronti in aree limitrofe quali la Liguria interna e costiera; è infatti a questa fase che si datano le sepolture dell’ultima fase della necropoli di Valdieri (CN) (VII-VI sec. a.C.) con recinti quadrangolari in muretti di pietre di grandi dimensioni addossati in successione a un primo recinto rettangolare, che presentano analogie con necropoli della Liguria come Chiavari; ad Alba-via Terzolo (CN) i due tumuli (prima metà del VI sec. a.C.) erano invece costituiti da un recinto circolare definito da lastre di arenaria con pozzetto centrale, mentre S. Bernardino di Briona (NO) (metà VI-metà V sec. a.C.) si differenzia dal resto del territorio golasecchiano per la presenza sia di alti tumuli monumentali sia di bassi tumuli allungati per gruppi familiari e di tombe sia a fossa che a pozzetto. Ulteriori cambiamenti si riscontrano dopo il V sec. a.C. (come nei tumuli più recenti di S. Bernardino di Briona, dove scompare la tipologia di struttura monumentale), probabilmente a seguito dell’arrivo di nuovi ceti dominanti con le invasioni galliche e alla romanizzazione precoce che contribuirà all’assimilazione di altri simboli di prestigio, mentre le sepolture sotto tumulo sopravvivono ancora nella seconda età del Ferro, come nella necropoli di Ligures Statielli di Montabone (AT), in una fase iniziale di romanizzazione (II sec. a.C.).
Strutture funerarie e ritualità ne le necropoli de l’età del Ferro in Piemonte / Paniccia, Costanza; Venturino, Marica. - (2024). (Intervento presentato al convegno Non omnis moriar. Novità da scavi e studi di contesti funerari della Cisalpina tenutosi a Mergozzo (VCO)).
Strutture funerarie e ritualità ne le necropoli de l’età del Ferro in Piemonte
Costanza Paniccia;
2024
Abstract
Con questo contributo si intende presentare un’analisi complessiva delle strutture (con particolare riferimento alle tombe a tumulo) e della ritualità funerarie nell’età del Ferro del Piemonte, delineando caratteristiche e trasformazioni nel corso del tempo in relazione a elementi quali la tipologia delle strutture (forma, dimensioni, copertura, ecc.), la distribuzione topografica e le modalità di deposizione. È infatti con l’età del Ferro che anche in Piemonte l’emergere di un ceto aristocratico si riflette nella deposizione in grandi tumuli monumentali, differenziandosi nettamente dalle comuni sepolture e rinviando chiaramente a modelli centro-italici (i ricchi tumuli etruschi e italici), come la tomba con bacile orientalizzante di Castelletto Ticino-Fontanili. A partire dalle prime attestazioni nell’età del Bronzo finale (X-XI sec. a.C.: tombe della necropoli di Morano sul Po-Pobietto a pianta rettangolare o circolare con basso tumulo terragno e perimetro di ciottoli) le tombe a tumulo in area piemontese mostrano nel corso dell’età del Ferro una certa variabilità, con numerosi confronti in aree limitrofe quali la Liguria interna e costiera; è infatti a questa fase che si datano le sepolture dell’ultima fase della necropoli di Valdieri (CN) (VII-VI sec. a.C.) con recinti quadrangolari in muretti di pietre di grandi dimensioni addossati in successione a un primo recinto rettangolare, che presentano analogie con necropoli della Liguria come Chiavari; ad Alba-via Terzolo (CN) i due tumuli (prima metà del VI sec. a.C.) erano invece costituiti da un recinto circolare definito da lastre di arenaria con pozzetto centrale, mentre S. Bernardino di Briona (NO) (metà VI-metà V sec. a.C.) si differenzia dal resto del territorio golasecchiano per la presenza sia di alti tumuli monumentali sia di bassi tumuli allungati per gruppi familiari e di tombe sia a fossa che a pozzetto. Ulteriori cambiamenti si riscontrano dopo il V sec. a.C. (come nei tumuli più recenti di S. Bernardino di Briona, dove scompare la tipologia di struttura monumentale), probabilmente a seguito dell’arrivo di nuovi ceti dominanti con le invasioni galliche e alla romanizzazione precoce che contribuirà all’assimilazione di altri simboli di prestigio, mentre le sepolture sotto tumulo sopravvivono ancora nella seconda età del Ferro, come nella necropoli di Ligures Statielli di Montabone (AT), in una fase iniziale di romanizzazione (II sec. a.C.).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


