La Terza Missione universitaria, in sinergia con la Ricerca e la Didattica, disvela il profondo progetto culturale di co-creazione dei saperi dato da tre anime dell’unico corpo accademico, erogando servizi di natura imprenditoriale, sociale, educativa e culturale. Il manuale dell’ANVUR per la valutazione della terza missione nelle Università e negli Enti di Ricerca presenta come punto fondamentale di tali attività il cosiddetto “Fattore di contesto” dato dalla “dimensione territoriale, dovuta alla circostanza, attestata dalla letteratura scientifica, secondo la quale le ricadute della conoscenza prodotta dalla ricerca si manifestano con maggiore probabilità nelle vicinanze geografiche […] ricordando che uno dei compiti fondamentali delle università nel contesto della terza missione è “aiutare i territori a compiere i “salti” che altrimenti non avrebbero le risorse per compiere”. L’ateneo federiciano, nello specifico, agisce nell’ottica di una vera e propria engaged university, implementando con attività come quella dei workshop, l’effettivo compimento del trasferimento della conoscenza e realizzando, nel presente, l’indispensabile transizione ecologica, digitale e di sviluppo sociale. Va specificato che la terza missione è stata riconosciuta come missione istituzionale delle università solo in tempi recenti (le prime norme che fanno riferimento a tali attività sono dell’anno accademico 2012) e con una previsione normativa ancora incompleta, inoltre, si parla sempre di “aiutare i territori” o di “lavorare per i territori”. Tuttavia, travalicando l’istituzionalizzazione di tale pratica, il gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Marina Fumo, dai primi anni 2000 conduce ricerche sui territori e per i territori, collaborando con enti e amministrazioni locali, associazioni ed imprenditori, forze armate, istituzioni civili e religiose, prevedendo la necessità di un sapere condiviso e da condividere, ed aggiungendo, al lavoro sul territorio e per il territorio, le attività “con il territorio”, coinvolgendo la popolazione, intervistando i bambini, gli anziani, incontrando i giovani, leggendo le esigenze a partire dalla memoria, ancor prima che dalla realtà, dalla nostalgia e dai sogni di chi vive i luoghi. Nel contesto descritto, i workshop svolgono un ruolo centrale, non essendo solo momenti formativi, ma veri e propri laboratori di sperimentazione e dialogo sociale, dove teoria e pratica si incontrano per affrontare sfide concrete. Gli studenti, i docenti e i professionisti collaborano su progetti specifici, trasferendo conoscenze direttamente al territorio e creando un impatto positivo sul tessuto socio-economico locale. Con tale premessa, il 29, il 30 e il 31 maggio 2024 si è tenuto un workshop che ha visto come protagonisti gli studenti del corso di Progetto di Recupero Edilizio del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile e Corso di Laurea a Ciclo Unico di Ingegneria Edile-Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’evento ha offerto agli studenti l’opportunità di mettere in pratica le competenze teoriche acquisite attraverso lo sviluppo di un progetto concreto di recupero edilizio del Museo Hangar ad Albanella, comune immerso nel verde alle porte del Cilento, in una posizione panoramica eccezionale sul litorale pestano e sull’area montana degli Alburni. Durante le tre giornate, i partecipanti hanno analizzato le caratteristiche storiche, strutturali e architettoniche dell’edificio contemporaneo attualmente in cerca di una nuova funzione, confrontandosi su strategie innovative per la sua rigenerazione. L’approccio interdisciplinare, caratteristico del corso, ha consentito agli studenti di lavorare in team, combinando competenze tecniche di ingegneria e architettura per formulare soluzioni sostenibili e rispettose del contesto urbano e sociale.
Terza missione nel cuore del Cilento: i risultati del workshop, il recupero del contemporaneo e le sfide del riuso / Trinchese, Giuseppe; Verniero, Alessia. - (2024), pp. 41-58.
Terza missione nel cuore del Cilento: i risultati del workshop, il recupero del contemporaneo e le sfide del riuso
Alessia Verniero
2024
Abstract
La Terza Missione universitaria, in sinergia con la Ricerca e la Didattica, disvela il profondo progetto culturale di co-creazione dei saperi dato da tre anime dell’unico corpo accademico, erogando servizi di natura imprenditoriale, sociale, educativa e culturale. Il manuale dell’ANVUR per la valutazione della terza missione nelle Università e negli Enti di Ricerca presenta come punto fondamentale di tali attività il cosiddetto “Fattore di contesto” dato dalla “dimensione territoriale, dovuta alla circostanza, attestata dalla letteratura scientifica, secondo la quale le ricadute della conoscenza prodotta dalla ricerca si manifestano con maggiore probabilità nelle vicinanze geografiche […] ricordando che uno dei compiti fondamentali delle università nel contesto della terza missione è “aiutare i territori a compiere i “salti” che altrimenti non avrebbero le risorse per compiere”. L’ateneo federiciano, nello specifico, agisce nell’ottica di una vera e propria engaged university, implementando con attività come quella dei workshop, l’effettivo compimento del trasferimento della conoscenza e realizzando, nel presente, l’indispensabile transizione ecologica, digitale e di sviluppo sociale. Va specificato che la terza missione è stata riconosciuta come missione istituzionale delle università solo in tempi recenti (le prime norme che fanno riferimento a tali attività sono dell’anno accademico 2012) e con una previsione normativa ancora incompleta, inoltre, si parla sempre di “aiutare i territori” o di “lavorare per i territori”. Tuttavia, travalicando l’istituzionalizzazione di tale pratica, il gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Marina Fumo, dai primi anni 2000 conduce ricerche sui territori e per i territori, collaborando con enti e amministrazioni locali, associazioni ed imprenditori, forze armate, istituzioni civili e religiose, prevedendo la necessità di un sapere condiviso e da condividere, ed aggiungendo, al lavoro sul territorio e per il territorio, le attività “con il territorio”, coinvolgendo la popolazione, intervistando i bambini, gli anziani, incontrando i giovani, leggendo le esigenze a partire dalla memoria, ancor prima che dalla realtà, dalla nostalgia e dai sogni di chi vive i luoghi. Nel contesto descritto, i workshop svolgono un ruolo centrale, non essendo solo momenti formativi, ma veri e propri laboratori di sperimentazione e dialogo sociale, dove teoria e pratica si incontrano per affrontare sfide concrete. Gli studenti, i docenti e i professionisti collaborano su progetti specifici, trasferendo conoscenze direttamente al territorio e creando un impatto positivo sul tessuto socio-economico locale. Con tale premessa, il 29, il 30 e il 31 maggio 2024 si è tenuto un workshop che ha visto come protagonisti gli studenti del corso di Progetto di Recupero Edilizio del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile e Corso di Laurea a Ciclo Unico di Ingegneria Edile-Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’evento ha offerto agli studenti l’opportunità di mettere in pratica le competenze teoriche acquisite attraverso lo sviluppo di un progetto concreto di recupero edilizio del Museo Hangar ad Albanella, comune immerso nel verde alle porte del Cilento, in una posizione panoramica eccezionale sul litorale pestano e sull’area montana degli Alburni. Durante le tre giornate, i partecipanti hanno analizzato le caratteristiche storiche, strutturali e architettoniche dell’edificio contemporaneo attualmente in cerca di una nuova funzione, confrontandosi su strategie innovative per la sua rigenerazione. L’approccio interdisciplinare, caratteristico del corso, ha consentito agli studenti di lavorare in team, combinando competenze tecniche di ingegneria e architettura per formulare soluzioni sostenibili e rispettose del contesto urbano e sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.