Nel corso della prima Età moderna, il corpo umano è stato oggetto di una vera e propria narrazione per immagini, ben documentata nella storia del libro anatomico illustrato e interattivo. E quando nel 1632 Rembrandt dipinge La lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp [Fig. 1: https://tinyurl.com/3vh7fazv], molti libri mobili avevano già mostrato in modo fortemente realistico il complesso meccanismo che consente alla vita umana di fluire, inaugurando un’innovativa stagione epistemologica fondata sulla scomposizione e ricomposizione dell’oggetto osservato – il corpo umano – per mezzo del meccanismo di flap (per rivelare realisticamente la complessa topografia del corpo umano; Fig. 2: https://tinyurl.com/ywsrde9r) e volvelle (per calcoli di misurazione del tempo e del movimento degli astri; Fig. 3: https://tinyurl.com/6jxjdxej). Nel quadro di Rembrandt, ai piedi di Aris “Kindt”, è rappresentato in primissimo piano anche un libro aperto, il De humani corporis fabrica libri septem (1543) del medico fiammingo Andreas Vesalius. A 90 anni di distanza dalla sua pubblicazione, la Fabrica vesaliana poteva essere considerata il punto di avvio di un discorso sistematico riguardo allo studio dell’anatomia che, nell’arco di pochi decenni, conobbe una straordinaria fortuna, veicolata da un’editoria specializzata nell’illustrazione del libro scientifico e da una fervente comunità professionale. In seguito al periodo di delicata transizione fra la scienza antica e la scienza moderna, la contiguità epistemologica e fattuale tra la sapienza medica e la pratica anatomica trovò nella cultura materiale del libro tipografico il suo terreno più propizio: la presenza di dispositivi di carta con parti mobili entrò infatti a far parte integrante delle stampe (xilografiche prima e calcografiche poi) e dei cosiddetti “libri animati”, soprattutto di carattere scientifico; grazie alla sinergia tra autori, tipografi e illustratori – che avrebbero aperto nuove frontiere di consumo dell’oggetto libro e dato avvio a inedite modalità didattiche di trasmissione della conoscenza – si estese la fruizione di questi materiali a un più vasto pubblico, che ne poté sfruttare le caratteristiche interattive. Il contributo ha pertanto per oggetto il genere bibliografico dei libri interattivi anatomici (anatomical flap books), come veicolo delle nuove conoscenze scientifiche fondate sul primato della visione. L’inserimento negli apparati paratestuali di espedienti cartotecnici come flap e volvelle introdusse il lettore in un viaggio interattivo di intima comprensione fenomenica all’interno di uno spazio “virtuale” di auto-apprendimento. L’esplorazione stratigrafica, favorita dal meccanismo della sovrapposizione di alette di carta, permise un progressivo disvelamento di apparati, sistemi e organi delineando – parallelamente al racconto scritto nel linguaggio naturale – un’inedita narrazione per immagini, logica e sequenziale, del corpo umano. A partire dall’opera di Vesalio si analizzerà, in una prospettiva storico-diacronica ed epistemologica, l’evoluzione del canone visivo/narrativo da lui interpretato, i cui esiti saranno tangibili fino all’ottocentesca Golden Age degli anatomical flap books [Fig. 4: https://tinyurl.com/yze9y96x]. Andando incontro ai gusti e alle esigenze di lettura di un pubblico sempre più variegato e smaliziato, non si trattò più di vedere ciò che il testo affermava, ma ciò che il corpo svelava: il “testo” non era più un corpus di scritture antiche ma il corpo stesso, di cui era necessario insegnarne e apprenderne il linguaggio. La retorica descrittiva e letteraria del “testo-corpo” si sposò mirabilmente con la messa in scena di apparati iconografici, di espedienti cartotecnici e di dispositivi paratestuali, che rappresentarono un punto di svolta nella storia del libro antico a stampa, perché svincolavano i lettori dalla mediazione di un “magister”, favorendo invece la loro esperienza per “diretta autopsia”. Questi sistemi meccanici incorporati nei supporti cartacei diventarono spazi narrativi di auto-apprendimento, consentendo la virtualizzazione autoptica dell’esperienza dissettoria. La dimensione multimodale dei libri interattivi, che oggi definiremmo augmented reality, avrebbe travalicato i limiti della testualità in senso stretto e attivato differenti codici di fruizione (lettura, visione, manipolazione, interazione), alterando così il rapporto autore-testo-lettore: perché il messaggio testuale avesse pieno compimento, era necessario infatti che il lettore assemblasse, costruisse e attivasse il congegno che l’autore aveva predisposto per lui.
Pictura fuit laicorum litteratura: anatomie di carta fra XVII e XIX secolo / Giacomelli, Michela. - (2024). (Intervento presentato al convegno 54° Congresso Nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina tenutosi a Torino; Italia).
Pictura fuit laicorum litteratura: anatomie di carta fra XVII e XIX secolo
Giacomelli, MichelaPrimo
2024
Abstract
Nel corso della prima Età moderna, il corpo umano è stato oggetto di una vera e propria narrazione per immagini, ben documentata nella storia del libro anatomico illustrato e interattivo. E quando nel 1632 Rembrandt dipinge La lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp [Fig. 1: https://tinyurl.com/3vh7fazv], molti libri mobili avevano già mostrato in modo fortemente realistico il complesso meccanismo che consente alla vita umana di fluire, inaugurando un’innovativa stagione epistemologica fondata sulla scomposizione e ricomposizione dell’oggetto osservato – il corpo umano – per mezzo del meccanismo di flap (per rivelare realisticamente la complessa topografia del corpo umano; Fig. 2: https://tinyurl.com/ywsrde9r) e volvelle (per calcoli di misurazione del tempo e del movimento degli astri; Fig. 3: https://tinyurl.com/6jxjdxej). Nel quadro di Rembrandt, ai piedi di Aris “Kindt”, è rappresentato in primissimo piano anche un libro aperto, il De humani corporis fabrica libri septem (1543) del medico fiammingo Andreas Vesalius. A 90 anni di distanza dalla sua pubblicazione, la Fabrica vesaliana poteva essere considerata il punto di avvio di un discorso sistematico riguardo allo studio dell’anatomia che, nell’arco di pochi decenni, conobbe una straordinaria fortuna, veicolata da un’editoria specializzata nell’illustrazione del libro scientifico e da una fervente comunità professionale. In seguito al periodo di delicata transizione fra la scienza antica e la scienza moderna, la contiguità epistemologica e fattuale tra la sapienza medica e la pratica anatomica trovò nella cultura materiale del libro tipografico il suo terreno più propizio: la presenza di dispositivi di carta con parti mobili entrò infatti a far parte integrante delle stampe (xilografiche prima e calcografiche poi) e dei cosiddetti “libri animati”, soprattutto di carattere scientifico; grazie alla sinergia tra autori, tipografi e illustratori – che avrebbero aperto nuove frontiere di consumo dell’oggetto libro e dato avvio a inedite modalità didattiche di trasmissione della conoscenza – si estese la fruizione di questi materiali a un più vasto pubblico, che ne poté sfruttare le caratteristiche interattive. Il contributo ha pertanto per oggetto il genere bibliografico dei libri interattivi anatomici (anatomical flap books), come veicolo delle nuove conoscenze scientifiche fondate sul primato della visione. L’inserimento negli apparati paratestuali di espedienti cartotecnici come flap e volvelle introdusse il lettore in un viaggio interattivo di intima comprensione fenomenica all’interno di uno spazio “virtuale” di auto-apprendimento. L’esplorazione stratigrafica, favorita dal meccanismo della sovrapposizione di alette di carta, permise un progressivo disvelamento di apparati, sistemi e organi delineando – parallelamente al racconto scritto nel linguaggio naturale – un’inedita narrazione per immagini, logica e sequenziale, del corpo umano. A partire dall’opera di Vesalio si analizzerà, in una prospettiva storico-diacronica ed epistemologica, l’evoluzione del canone visivo/narrativo da lui interpretato, i cui esiti saranno tangibili fino all’ottocentesca Golden Age degli anatomical flap books [Fig. 4: https://tinyurl.com/yze9y96x]. Andando incontro ai gusti e alle esigenze di lettura di un pubblico sempre più variegato e smaliziato, non si trattò più di vedere ciò che il testo affermava, ma ciò che il corpo svelava: il “testo” non era più un corpus di scritture antiche ma il corpo stesso, di cui era necessario insegnarne e apprenderne il linguaggio. La retorica descrittiva e letteraria del “testo-corpo” si sposò mirabilmente con la messa in scena di apparati iconografici, di espedienti cartotecnici e di dispositivi paratestuali, che rappresentarono un punto di svolta nella storia del libro antico a stampa, perché svincolavano i lettori dalla mediazione di un “magister”, favorendo invece la loro esperienza per “diretta autopsia”. Questi sistemi meccanici incorporati nei supporti cartacei diventarono spazi narrativi di auto-apprendimento, consentendo la virtualizzazione autoptica dell’esperienza dissettoria. La dimensione multimodale dei libri interattivi, che oggi definiremmo augmented reality, avrebbe travalicato i limiti della testualità in senso stretto e attivato differenti codici di fruizione (lettura, visione, manipolazione, interazione), alterando così il rapporto autore-testo-lettore: perché il messaggio testuale avesse pieno compimento, era necessario infatti che il lettore assemblasse, costruisse e attivasse il congegno che l’autore aveva predisposto per lui.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.