Il biennio 2020-2021 ha rappresentato un periodo di rilevante eccezionalità rispetto non solo alle pratiche sociali istituzionali, ma anche alle routine personali intraprese per affrontare quotidianamente la pandemia. Sebbene ciò sia valso per tutte le generazioni, ognuna può aver affrontato l’eccezionalità a seconda di come questa è andata intersecandosi con la propria specifica fase di vita (infanzia, preadolescenza, ecc.), come sembrerebbe suggerire la maggiore insofferenza provata dalle generazioni più giovani per la sospensione della socialità indotta dalle scelte governative poste a tutela della collettività. Anzi, sulla scia di Mannheim (1928, 1952), potremmo in futuro scoprire la formazione di una vera e propria “generazione pandemica” a proposito di coloro che hanno vissuto il biennio in esame nella fase preadolescenziale o in quella adolescenziale, quando eventi traumatici come la pandemia tendono a incidere sugli strati più profondi della coscienza. Sebbene la distanza temporale dalla pandemia sia ancora troppo breve per poter stimare l’effettiva presenza di una specifica generazione pandemica, è possibile comunque procedere a esaminare il ruolo svolto dalle differenze di età – e indirettamente da quelle propriamente generazionali – nella gestione quotidiana del momento straordinario di nostro interesse. In particolare, la nostra riflessione si è concentrata sull’uso delle tecnologie digitali, data la loro particolare importanza nella gestione quotidiana della pandemia.
Fiducia nei nuovi media e pratiche digitali tra il primo lockdown e l’avvio della campagna vaccinale / Cavagnuolo, Michela; Fasanella, Antonio; Parziale, Fiorenzo. - (2024), pp. 160-179.
Fiducia nei nuovi media e pratiche digitali tra il primo lockdown e l’avvio della campagna vaccinale
Michela Cavagnuolo
;Antonio Fasanella
;Fiorenzo Parziale
2024
Abstract
Il biennio 2020-2021 ha rappresentato un periodo di rilevante eccezionalità rispetto non solo alle pratiche sociali istituzionali, ma anche alle routine personali intraprese per affrontare quotidianamente la pandemia. Sebbene ciò sia valso per tutte le generazioni, ognuna può aver affrontato l’eccezionalità a seconda di come questa è andata intersecandosi con la propria specifica fase di vita (infanzia, preadolescenza, ecc.), come sembrerebbe suggerire la maggiore insofferenza provata dalle generazioni più giovani per la sospensione della socialità indotta dalle scelte governative poste a tutela della collettività. Anzi, sulla scia di Mannheim (1928, 1952), potremmo in futuro scoprire la formazione di una vera e propria “generazione pandemica” a proposito di coloro che hanno vissuto il biennio in esame nella fase preadolescenziale o in quella adolescenziale, quando eventi traumatici come la pandemia tendono a incidere sugli strati più profondi della coscienza. Sebbene la distanza temporale dalla pandemia sia ancora troppo breve per poter stimare l’effettiva presenza di una specifica generazione pandemica, è possibile comunque procedere a esaminare il ruolo svolto dalle differenze di età – e indirettamente da quelle propriamente generazionali – nella gestione quotidiana del momento straordinario di nostro interesse. In particolare, la nostra riflessione si è concentrata sull’uso delle tecnologie digitali, data la loro particolare importanza nella gestione quotidiana della pandemia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.