Il concetto di ‘copia’, che tanta importanza ha avuto nella storia delle arti figurative e delle accademie artistiche, incontra non poche difficoltà, d’ordine soprattutto teorico, nel momento in cui si tenta di applicarlo alle opere architettoniche. La difficoltà maggiore consiste nel fatto che una copia vera e propria, in tutto e per tutto, di un’opera architettonica, dunque non nel senso ‘simbolico’ che il Medioevo attribuiva a tale termine, sorge quasi sempre per ragioni legate alla volontà di ricostruire, dov’era com’era, una fabbrica perduta o gravemente danneggiata a causa di eventi naturali, bellici, o per l’incuria e il vandalismo degli uomini. Esiste, certo, in altre culture, come quelle orientali, un concetto completamento diverso del valore ‘originale’ di un’opera architettonica, che autorizza la ciclica manutenzione e sostituzione delle sue parti, sino al punto che in taluni casi nulla più sussiste della materia originaria, senza che per questo il valore dell’opera, non solo cultuale, ne sia menomato. Persino un caso-limite come quello recente della chiesa di Notre-Dame-de-la-Paix nell’attuale capitale della Costa d’Avorio, Ymaoussoukro, una fabbrica espressamente concepita sul modello, anche dimensionale, della basilica di San Pietro, ha dovuto subire adattamenti e trasformazioni nel processo di ‘traduzione’ dell’autorevole modello in un altro contesto geografico, culturale e tecnico. Non è quindi neppur essa una ‘copia’ in senso proprio, ma andrebbe piuttosto valutata e giudicata nel suo specifico Kunstwollen. La difficoltà teorica, in conclusione, risiede, come è stato osservato, nel fatto che l’architettura «è sistematicamente imitativa di altre architetture e utilizza la costruzione stessa dell’oggetto … per elaborare e mettere in discussione ciò che imita» (Giovanni Garroni). Diverso, invece, è il caso di quelle opere architettoniche in cui si riscontra la ‘volontà artistica’ di misurarsi con un exemplum storico che, seppur non imitato in tutte le sue componenti, senza quindi la volontà di realizzarne una copia, assurge tuttavia a modello di riferimento, al quale l’opera più recente allude in un sottile gioco di rimandi, più che esserne una semplice replica. Fondamentale, insomma, perché si abbia una ‘copia’, come peraltro un ‘falso’, è l’‘intenzionalità’ che si realizza nella coscienza dell’artista o produttore.

Sul concetto di ‘copia’ in architettura: teoria e storia / Ricci, Maurizio. - In: AESTHETICA PREPRINT. - ISSN 2785-4442. - (2024), pp. 1-168.

Sul concetto di ‘copia’ in architettura: teoria e storia

Ricci, Maurizio
2024

Abstract

Il concetto di ‘copia’, che tanta importanza ha avuto nella storia delle arti figurative e delle accademie artistiche, incontra non poche difficoltà, d’ordine soprattutto teorico, nel momento in cui si tenta di applicarlo alle opere architettoniche. La difficoltà maggiore consiste nel fatto che una copia vera e propria, in tutto e per tutto, di un’opera architettonica, dunque non nel senso ‘simbolico’ che il Medioevo attribuiva a tale termine, sorge quasi sempre per ragioni legate alla volontà di ricostruire, dov’era com’era, una fabbrica perduta o gravemente danneggiata a causa di eventi naturali, bellici, o per l’incuria e il vandalismo degli uomini. Esiste, certo, in altre culture, come quelle orientali, un concetto completamento diverso del valore ‘originale’ di un’opera architettonica, che autorizza la ciclica manutenzione e sostituzione delle sue parti, sino al punto che in taluni casi nulla più sussiste della materia originaria, senza che per questo il valore dell’opera, non solo cultuale, ne sia menomato. Persino un caso-limite come quello recente della chiesa di Notre-Dame-de-la-Paix nell’attuale capitale della Costa d’Avorio, Ymaoussoukro, una fabbrica espressamente concepita sul modello, anche dimensionale, della basilica di San Pietro, ha dovuto subire adattamenti e trasformazioni nel processo di ‘traduzione’ dell’autorevole modello in un altro contesto geografico, culturale e tecnico. Non è quindi neppur essa una ‘copia’ in senso proprio, ma andrebbe piuttosto valutata e giudicata nel suo specifico Kunstwollen. La difficoltà teorica, in conclusione, risiede, come è stato osservato, nel fatto che l’architettura «è sistematicamente imitativa di altre architetture e utilizza la costruzione stessa dell’oggetto … per elaborare e mettere in discussione ciò che imita» (Giovanni Garroni). Diverso, invece, è il caso di quelle opere architettoniche in cui si riscontra la ‘volontà artistica’ di misurarsi con un exemplum storico che, seppur non imitato in tutte le sue componenti, senza quindi la volontà di realizzarne una copia, assurge tuttavia a modello di riferimento, al quale l’opera più recente allude in un sottile gioco di rimandi, più che esserne una semplice replica. Fondamentale, insomma, perché si abbia una ‘copia’, come peraltro un ‘falso’, è l’‘intenzionalità’ che si realizza nella coscienza dell’artista o produttore.
2024
Storia dell'architettura; Teoria dell'architettura; Copia
Ricci, Maurizio
06 Curatela::06a Curatela
Sul concetto di ‘copia’ in architettura: teoria e storia / Ricci, Maurizio. - In: AESTHETICA PREPRINT. - ISSN 2785-4442. - (2024), pp. 1-168.
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