Nei tredici racconti che compongono la raccolta In tutti i sensi come l’amore, Vinci mette in scena tredici diversi modi di intendere l’amore e, dunque, il corpo attraverso cui il sentimento prende forma. In particolare, il corpo delle donne viene trasfigurato, distrutto e risemantizzato rendendolo ciò che Foucault avrebbe definito una vera e propria eterotopia. Per le “personagge” spesso protagoniste dei testi, infatti, il corpo è spazio privato piuttosto che strumento di relazione. Come è evidente sia dal racconto Notturno, sia da Due, persino il rapporto sessuale - che Leo Bersani descrive nel suo Is the rectum a Grave? (2009) come l’ossessione venerata e, allo stesso tempo, odiata dalla società occidentale - diventa occasione per un confinamento ancora più serrato. Ugualmente, largo spazio è dedicato alla trasfigurazione corporea: inserendosi in una tradizione che risale alle Metamorfosi di Ovidio, il corpo può assumere i connotati soprannaturali de La ragazza angelo e, ancora, diventare il massimo emblema dell’artificialità nell’identificazione con gli oggetti che circondano la protagonista di Cose. Attraverso la prospettiva degli studi queer che proprio sugli anormali – prendendo ancora in prestito una definizione foucoltiana – e sull’obliquità hanno fondato le loro teorie, ci si propone di dimostrare che il corpo delle donne nella raccolta di Vinci risemantizza attraverso dualità conflittuali e coesistenti il valore del rapporto con sé stesse e con l’altro da sé, trasformandosi contemporaneamente nello spazio in cui essere confinate da una società eteronormata e fallologocentrica, ma allo stesso tempo nel più importante luogo in cui confinarsi ed esprimere al massimo grado tutti i livelli dell’autodeterminazione.
Ed era il mio corpo, ed ero io. Il corpo queer in In tutti i sensi come l’amore di Simona Vinci / DI MUCCIO, Giacomo. - (2024), pp. 187-194.
Ed era il mio corpo, ed ero io. Il corpo queer in In tutti i sensi come l’amore di Simona Vinci
Giacomo Di Muccio
2024
Abstract
Nei tredici racconti che compongono la raccolta In tutti i sensi come l’amore, Vinci mette in scena tredici diversi modi di intendere l’amore e, dunque, il corpo attraverso cui il sentimento prende forma. In particolare, il corpo delle donne viene trasfigurato, distrutto e risemantizzato rendendolo ciò che Foucault avrebbe definito una vera e propria eterotopia. Per le “personagge” spesso protagoniste dei testi, infatti, il corpo è spazio privato piuttosto che strumento di relazione. Come è evidente sia dal racconto Notturno, sia da Due, persino il rapporto sessuale - che Leo Bersani descrive nel suo Is the rectum a Grave? (2009) come l’ossessione venerata e, allo stesso tempo, odiata dalla società occidentale - diventa occasione per un confinamento ancora più serrato. Ugualmente, largo spazio è dedicato alla trasfigurazione corporea: inserendosi in una tradizione che risale alle Metamorfosi di Ovidio, il corpo può assumere i connotati soprannaturali de La ragazza angelo e, ancora, diventare il massimo emblema dell’artificialità nell’identificazione con gli oggetti che circondano la protagonista di Cose. Attraverso la prospettiva degli studi queer che proprio sugli anormali – prendendo ancora in prestito una definizione foucoltiana – e sull’obliquità hanno fondato le loro teorie, ci si propone di dimostrare che il corpo delle donne nella raccolta di Vinci risemantizza attraverso dualità conflittuali e coesistenti il valore del rapporto con sé stesse e con l’altro da sé, trasformandosi contemporaneamente nello spazio in cui essere confinate da una società eteronormata e fallologocentrica, ma allo stesso tempo nel più importante luogo in cui confinarsi ed esprimere al massimo grado tutti i livelli dell’autodeterminazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


