Dalla modellazione del Monte Athos con le sembianze di Alessandro il Macedone, proposta da Dinocrate e descritta da Vitruvio, al Colosso di Rodi e al suo epigono neroniano, più volte riadattato a raffigurare il dominus di turno, dalla Statua della Libertà a quella indiana dell’Unità, passando per il Monte Rushmore, l’esaltazione fisica e dimensionale del corpo umano è una rappresentazione fondamentale del potere, soprattutto nei regimi autoritari. La statua di Lenin al culmine della poderosa massa del Palazzo dei Soviet, prima nella proposta di Armando Brasini (1932) e poi nel progetto di Boris Iofan (1934), contribuisce a celebrare una delle autocrazie del Novecento attraverso il ricorso al potere simbolico della figurazione classica e alla sua immancabile presa sull’immaginario collettivo, accantonando le algide figurazioni antiretoriche proprie del Razionalismo europeo. Nel 1933, Renato Ricci, Presidente dell’Opera Nazionale Balilla, propone di spostare il luogo delle “epifanie” del Duce da Piazza Venezia alle pendici di Monte Mario. Il nuovo, vasto Arengo delle Nazioni è concepito per imitare le adunate oceaniche che Hitler, dirette da Albert Speer e di Leni Riefenstahl nello Zeppelinfeld di Norimberga. Il progetto è affidato al giovane Luigi Moretti, che ha da poco sostituito Enrico Del Debbio, nel ruolo di coordinatore degli interventi nel Foro Mussolini. L’immensa esplanade, compresa tra il Tevere e le pendici collinari, ha sullo sfondo un colosso in bronzo raffigurante Ercole, divinità connessa agli albori di Roma, che avrebbe oscurato l’anti-figurativo monolite marmoreo di Costantini eretto solo pochi anni prima, nel 1932. Pochi documenti restano per comprendere la statua, alta 87 metri, affidata allo scultore Aroldo Bellini e modellata direttamente sul corpo di Mussolini. L’edificio-basamento destinato ad accogliere i materiali della celebre Mostra della Rivoluzione Fascista, è invece oggetto di un concorso ad inviti sancito dallo stesso Ricci. L’embargo successivo all’invasione dell’Etiopia del 1936 e il conseguente regime di autarchia, congelano i lavori quando solo la testa ed un piede erano stati predisposti. In attesa di riprendere i lavori, il corpo di Mussolini trova una seconda incarnazione nella sua palestra privata, concepita da Ricci e Moretti come un lussuoso abito cucito sul corpo del Duce, in una straordinaria sintesi tra figurazione e astrazione.

The Duce Colossus and the cult of the body between figuration and abstraction / Colonnese, Fabio; Giunta, Marco. - (2023), pp. 335-354.

The Duce Colossus and the cult of the body between figuration and abstraction

Colonnese, Fabio;
2023

Abstract

Dalla modellazione del Monte Athos con le sembianze di Alessandro il Macedone, proposta da Dinocrate e descritta da Vitruvio, al Colosso di Rodi e al suo epigono neroniano, più volte riadattato a raffigurare il dominus di turno, dalla Statua della Libertà a quella indiana dell’Unità, passando per il Monte Rushmore, l’esaltazione fisica e dimensionale del corpo umano è una rappresentazione fondamentale del potere, soprattutto nei regimi autoritari. La statua di Lenin al culmine della poderosa massa del Palazzo dei Soviet, prima nella proposta di Armando Brasini (1932) e poi nel progetto di Boris Iofan (1934), contribuisce a celebrare una delle autocrazie del Novecento attraverso il ricorso al potere simbolico della figurazione classica e alla sua immancabile presa sull’immaginario collettivo, accantonando le algide figurazioni antiretoriche proprie del Razionalismo europeo. Nel 1933, Renato Ricci, Presidente dell’Opera Nazionale Balilla, propone di spostare il luogo delle “epifanie” del Duce da Piazza Venezia alle pendici di Monte Mario. Il nuovo, vasto Arengo delle Nazioni è concepito per imitare le adunate oceaniche che Hitler, dirette da Albert Speer e di Leni Riefenstahl nello Zeppelinfeld di Norimberga. Il progetto è affidato al giovane Luigi Moretti, che ha da poco sostituito Enrico Del Debbio, nel ruolo di coordinatore degli interventi nel Foro Mussolini. L’immensa esplanade, compresa tra il Tevere e le pendici collinari, ha sullo sfondo un colosso in bronzo raffigurante Ercole, divinità connessa agli albori di Roma, che avrebbe oscurato l’anti-figurativo monolite marmoreo di Costantini eretto solo pochi anni prima, nel 1932. Pochi documenti restano per comprendere la statua, alta 87 metri, affidata allo scultore Aroldo Bellini e modellata direttamente sul corpo di Mussolini. L’edificio-basamento destinato ad accogliere i materiali della celebre Mostra della Rivoluzione Fascista, è invece oggetto di un concorso ad inviti sancito dallo stesso Ricci. L’embargo successivo all’invasione dell’Etiopia del 1936 e il conseguente regime di autarchia, congelano i lavori quando solo la testa ed un piede erano stati predisposti. In attesa di riprendere i lavori, il corpo di Mussolini trova una seconda incarnazione nella sua palestra privata, concepita da Ricci e Moretti come un lussuoso abito cucito sul corpo del Duce, in una straordinaria sintesi tra figurazione e astrazione.
2023
Борис Иофан. Пути архитектуры 1920-1950-х годов / Boris Iofan. The Paths of Architecture of the 1920-1950.
9785907589261
Statua colossale; Foro Mussolini; Luigi Moretti; Renato Ricci; Foro Mussolini; Ercole; Enrico Del Debbio; Paniconi Pediconi; Mansutti Miozzo
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
The Duce Colossus and the cult of the body between figuration and abstraction / Colonnese, Fabio; Giunta, Marco. - (2023), pp. 335-354.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1718439
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