Dall’istituzione di una strategia europea per creare nuovi e migliori posti di lavoro alla fine degli anni ’90 (EES – European Employment Strategy), gli Stati europei hanno dovuto affrontare numerosi sforzi per perseguire l’obiettivo di un’elevata percentuale di occupati, obiettivo rinnovato con la strategia Europa 2020. Negli stessi anni molti diritti di cittadinanza, universalmente riconosciuti, iniziano ad essere condizionati alla condizione occupazionale: l’“assistenzialismo” è stato rapidamente sostituito con il “workfare”, con il duplice obiettivo di favorire l’attivazione della forza lavoro ma, nello stesso tempo, utile a tagliare le spese pubbliche dei servizi sociali, oggi ancor più evidente dal ridimensionamento del Reddito di cittadinanza sostituito con il recente Assegno di inclusione. In questo contesto il contributo analizzerà le tendenze e le relazioni di alcune dimensioni del lavoro povero, ovvero di tutti quegli occupati che continuano a vivere in famiglie sotto la soglia di povertà. In particolare, si sottolinea come, a fronte di una generale riduzione del livello di disoccupazione, la “nuova” occupazione è sempre più caratterizzata da precarietà ed insicurezza. Ciò è ancora più vero se consideriamo altre variabili come l’indebitamento delle famiglie, l’altro pericoloso inconveniente dei processi di “mercificazione” del welfare. Esistono alcune soluzioni, come migliorare le normative per la tutela dell’occupazione, rafforzare il reddito di base o introdurre il salario minimo, ma comprendere quale sia il reale livello della qualità dell’occupazione in Italia e integrare l’approccio della mera politica occupazionale, dovrebbe essere il punto di partenza.
Nuova occupazione e povertà lavorativa. L'insicurezza crescente / Marucci, Marco. - (2024).
Nuova occupazione e povertà lavorativa. L'insicurezza crescente
marco marucci
2024
Abstract
Dall’istituzione di una strategia europea per creare nuovi e migliori posti di lavoro alla fine degli anni ’90 (EES – European Employment Strategy), gli Stati europei hanno dovuto affrontare numerosi sforzi per perseguire l’obiettivo di un’elevata percentuale di occupati, obiettivo rinnovato con la strategia Europa 2020. Negli stessi anni molti diritti di cittadinanza, universalmente riconosciuti, iniziano ad essere condizionati alla condizione occupazionale: l’“assistenzialismo” è stato rapidamente sostituito con il “workfare”, con il duplice obiettivo di favorire l’attivazione della forza lavoro ma, nello stesso tempo, utile a tagliare le spese pubbliche dei servizi sociali, oggi ancor più evidente dal ridimensionamento del Reddito di cittadinanza sostituito con il recente Assegno di inclusione. In questo contesto il contributo analizzerà le tendenze e le relazioni di alcune dimensioni del lavoro povero, ovvero di tutti quegli occupati che continuano a vivere in famiglie sotto la soglia di povertà. In particolare, si sottolinea come, a fronte di una generale riduzione del livello di disoccupazione, la “nuova” occupazione è sempre più caratterizzata da precarietà ed insicurezza. Ciò è ancora più vero se consideriamo altre variabili come l’indebitamento delle famiglie, l’altro pericoloso inconveniente dei processi di “mercificazione” del welfare. Esistono alcune soluzioni, come migliorare le normative per la tutela dell’occupazione, rafforzare il reddito di base o introdurre il salario minimo, ma comprendere quale sia il reale livello della qualità dell’occupazione in Italia e integrare l’approccio della mera politica occupazionale, dovrebbe essere il punto di partenza.File | Dimensione | Formato | |
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