Condizione essenziale per la sussistenza di un paesaggio è che si presupponga lo sguardo di un osservatore. Ma una volta che questo sguardo sia fissato in un testo, verbale o grafico-visuale, quel paesaggio continuerà ad esistere, indipendentemente dalla permanenza dell’osservatore. È questo il contesto delle riflessioni che seguono sullo “spazio geografico che circonda Roma” che tra i tanti sguardi possibili si propongono di indagare su quello dell’archeologo Thomas Ashby (1874 - 1931). Primo allievo della Scuola Britannica di Roma, di cui fu direttore dal 1906 al 1925, dedicò tutta la vita agli studi di topografia classica, in particolare romana e laziale, e agli acquedotti dell’antica Roma, dando alle stampe le sue due opere maggiori The Roman Campagna in classical times, nel 1927, e The Aqueducts of Ancient Rome, nel 1935. Tali riflessioni sono condotte nell’ambito circoscritto della Mappa della Campagna romana del 1547 prima carta che fissa a grande scala in un’unica descrizione l’intero territorio fuori dalla città di Roma, riscoperta da Thomas Ashby nell’edizione critica del 1914 e da lui attribuita ad Eufrosino della Volpaia. Un ambito che seppur molto circoscritto ripropone alcune delle questioni intorno alle relazioni tra paesaggio, prodotto della cultura e modo di vedere il mondo, e mappa, dispositivo di mediazione culturale tra uomo e reale geografico e luogo di immaginazione e idealizzazione del paesaggio stesso.
L’inganno del ‘bel disegno’ e le suggestioni della desertica desolazione. Alcune note sulla Campagna romana / Ippoliti, Elena; Camagni, Flavia; Tomasella, Noemi. - (2024), pp. 722-737.
L’inganno del ‘bel disegno’ e le suggestioni della desertica desolazione. Alcune note sulla Campagna romana
Elena Ippoliti
;Flavia Camagni;Noemi Tomasella
2024
Abstract
Condizione essenziale per la sussistenza di un paesaggio è che si presupponga lo sguardo di un osservatore. Ma una volta che questo sguardo sia fissato in un testo, verbale o grafico-visuale, quel paesaggio continuerà ad esistere, indipendentemente dalla permanenza dell’osservatore. È questo il contesto delle riflessioni che seguono sullo “spazio geografico che circonda Roma” che tra i tanti sguardi possibili si propongono di indagare su quello dell’archeologo Thomas Ashby (1874 - 1931). Primo allievo della Scuola Britannica di Roma, di cui fu direttore dal 1906 al 1925, dedicò tutta la vita agli studi di topografia classica, in particolare romana e laziale, e agli acquedotti dell’antica Roma, dando alle stampe le sue due opere maggiori The Roman Campagna in classical times, nel 1927, e The Aqueducts of Ancient Rome, nel 1935. Tali riflessioni sono condotte nell’ambito circoscritto della Mappa della Campagna romana del 1547 prima carta che fissa a grande scala in un’unica descrizione l’intero territorio fuori dalla città di Roma, riscoperta da Thomas Ashby nell’edizione critica del 1914 e da lui attribuita ad Eufrosino della Volpaia. Un ambito che seppur molto circoscritto ripropone alcune delle questioni intorno alle relazioni tra paesaggio, prodotto della cultura e modo di vedere il mondo, e mappa, dispositivo di mediazione culturale tra uomo e reale geografico e luogo di immaginazione e idealizzazione del paesaggio stesso.File | Dimensione | Formato | |
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