Solamente una lettura attenta dei gesti quotidiani legati ad una abitudine è in grado di far emergere la percezione di ciò che ci circonda e di come noi interagiamo con esso. L’atto di bere un bicchiere d’acqua o di lavarsi le mani nascondono, spesso, ciò che è stato necessario per rendere disponibile la risorsa e la percezione di sicurezza della risorsa stessa. Indubbiamente molti di noi hanno una percezione delle risorse idriche di tipo infinito: l’acqua c’è, c’è sempre stata e quindi ci sarà. Il sillogismo aristotelico non è privo di realtà ma indubbiamente rimane pur sempre un esercizio logico. Infatti, la struttura logica del sillogismo manca di un elemento: la complessità del sistema costituito dal ciclo dell’acqua. Il ciclo dell’acqua è un concetto che si acquisisce forse troppo tardi per poter suscitare una coscienza che possa ovviare alla attuale percezione delle risorse idriche. Esso viene presentato in maniera semplice, direi elementare, non rendendo leggibili quelli che sono gli elementi che caratterizzano la complessità del sistema oltre alle numerose interazioni con il sistema antropico. Inoltre, la struttura stessa del ciclo e l’impiego del termine stesso di ciclo implica una percezione di rinnovabilità della risorsa. Si deve considerare che la quantità di acqua che compie il ciclo è solamente il 0,04% di tutto il volume presente sulla Terra. Una percentuale piccola ma non così tanto se si considera che l’acqua dolce è poco più del 2% dell’enorme volume di acqua che ricopre il globo. Da questa breve analisi emerge come l’acqua, percepita da molti di noi come un bene libero, non sia in realtà un bene libero. Le conseguenze della dicotomia tra percezione e realtà sono alla base di numerose conflittualità che si fanno sempre più pressanti. Quale sia l’impiego primario dell’acqua, industriale o agricolo, quale collocazione debba avere la gestione dell’acqua, pubblica o privata, a chi appartiene il diritto sull’uso dell’acqua e chi debba governare sulle acqua sono solo alcuni degli aspetti più controversi della “questione acqua”. Ritengo sia giusto parlare di una “questione” acqua nella più profonda accezione e sono sempre più numerosi gli autori che indicano il XXI secolo come l’era della guerra dell’acqua. Per poter affrontare la questione acqua è necessario porre due problemi: il contenimento dei consumi o meglio la riduzione degli sprechi e una gestione sostenibile della risorsa.
Acqua, interventi per un uso sostenibile / Alimonti, Claudio. - STAMPA. - 4(2004), pp. 57-64.
Acqua, interventi per un uso sostenibile
ALIMONTI, Claudio
2004
Abstract
Solamente una lettura attenta dei gesti quotidiani legati ad una abitudine è in grado di far emergere la percezione di ciò che ci circonda e di come noi interagiamo con esso. L’atto di bere un bicchiere d’acqua o di lavarsi le mani nascondono, spesso, ciò che è stato necessario per rendere disponibile la risorsa e la percezione di sicurezza della risorsa stessa. Indubbiamente molti di noi hanno una percezione delle risorse idriche di tipo infinito: l’acqua c’è, c’è sempre stata e quindi ci sarà. Il sillogismo aristotelico non è privo di realtà ma indubbiamente rimane pur sempre un esercizio logico. Infatti, la struttura logica del sillogismo manca di un elemento: la complessità del sistema costituito dal ciclo dell’acqua. Il ciclo dell’acqua è un concetto che si acquisisce forse troppo tardi per poter suscitare una coscienza che possa ovviare alla attuale percezione delle risorse idriche. Esso viene presentato in maniera semplice, direi elementare, non rendendo leggibili quelli che sono gli elementi che caratterizzano la complessità del sistema oltre alle numerose interazioni con il sistema antropico. Inoltre, la struttura stessa del ciclo e l’impiego del termine stesso di ciclo implica una percezione di rinnovabilità della risorsa. Si deve considerare che la quantità di acqua che compie il ciclo è solamente il 0,04% di tutto il volume presente sulla Terra. Una percentuale piccola ma non così tanto se si considera che l’acqua dolce è poco più del 2% dell’enorme volume di acqua che ricopre il globo. Da questa breve analisi emerge come l’acqua, percepita da molti di noi come un bene libero, non sia in realtà un bene libero. Le conseguenze della dicotomia tra percezione e realtà sono alla base di numerose conflittualità che si fanno sempre più pressanti. Quale sia l’impiego primario dell’acqua, industriale o agricolo, quale collocazione debba avere la gestione dell’acqua, pubblica o privata, a chi appartiene il diritto sull’uso dell’acqua e chi debba governare sulle acqua sono solo alcuni degli aspetti più controversi della “questione acqua”. Ritengo sia giusto parlare di una “questione” acqua nella più profonda accezione e sono sempre più numerosi gli autori che indicano il XXI secolo come l’era della guerra dell’acqua. Per poter affrontare la questione acqua è necessario porre due problemi: il contenimento dei consumi o meglio la riduzione degli sprechi e una gestione sostenibile della risorsa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.