Una sequenza di eventi shock ha determinato il ritorno all’utilizzo – tanto nell’accademia quanto nel dibattito politico e pubblico – del concetto di “competizione internazionale”. Tra questi, solo per citare i casi più eclatanti, figurano lo scambio di accuse tra Washington e Pechino sulla diffusione del Covid-19 (2019-2023), la repressione delle proteste a Hong Kong (2019-2020), l’aggressione russa all’Ucraina (2022), le imponenti esercitazioni militari cinesi nello stretto di Taiwan (2022-2023) e, da ultimo, la destabilizzazione del Mediterraneo orientale con la ripresa del conflitto israelo-palestinese e gli attacchi degli Houthi contro la libera navigazione e le infrastrutture nel Mar Rosso (2023-2024). La competizione, tuttavia, si era nuovamente imposta al centro del lessico della comunità di politica estera già all’inizio degli anni Dieci. Ciò non stupisce in senso assoluto poiché, essendo la dimensione internazionale priva di un governo, le relazioni tra gli Stati tendono naturalmente verso esiti competitivi. A destare preoccupazione, piuttosto, è il particolare tipo di competizione a cui si è fatto prevalentemente riferimento a partire da quegli anni, quella tra grandi potenze. Ovvero tra quegli Stati portatori di interessi generali, talvolta ampi quanto il sistema internazionale stesso, nonché dotati della capacità e della volontà di difenderli, anche militarmente se necessario, a livello regionale o globale, e la cui azione implica solitamente conseguenze sistemiche.
La competizione tra grandi potenze. Natura, posta in gioco, spazi e implicazioni per le potenze minori / Natalizia, G. - (2024), pp. 21-34.
La competizione tra grandi potenze. Natura, posta in gioco, spazi e implicazioni per le potenze minori
Natalizia G
2024
Abstract
Una sequenza di eventi shock ha determinato il ritorno all’utilizzo – tanto nell’accademia quanto nel dibattito politico e pubblico – del concetto di “competizione internazionale”. Tra questi, solo per citare i casi più eclatanti, figurano lo scambio di accuse tra Washington e Pechino sulla diffusione del Covid-19 (2019-2023), la repressione delle proteste a Hong Kong (2019-2020), l’aggressione russa all’Ucraina (2022), le imponenti esercitazioni militari cinesi nello stretto di Taiwan (2022-2023) e, da ultimo, la destabilizzazione del Mediterraneo orientale con la ripresa del conflitto israelo-palestinese e gli attacchi degli Houthi contro la libera navigazione e le infrastrutture nel Mar Rosso (2023-2024). La competizione, tuttavia, si era nuovamente imposta al centro del lessico della comunità di politica estera già all’inizio degli anni Dieci. Ciò non stupisce in senso assoluto poiché, essendo la dimensione internazionale priva di un governo, le relazioni tra gli Stati tendono naturalmente verso esiti competitivi. A destare preoccupazione, piuttosto, è il particolare tipo di competizione a cui si è fatto prevalentemente riferimento a partire da quegli anni, quella tra grandi potenze. Ovvero tra quegli Stati portatori di interessi generali, talvolta ampi quanto il sistema internazionale stesso, nonché dotati della capacità e della volontà di difenderli, anche militarmente se necessario, a livello regionale o globale, e la cui azione implica solitamente conseguenze sistemiche.File | Dimensione | Formato | |
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