Tra il 1975 e il 1980 Leo Steinberg (1920-2011) pubblicò una monografia sugli affreschi di Michelangelo della cappella Paolina in Vaticano e tre saggi sul Giudizio Universale della Sistina. Rifiutando le convenzionali letture iconografiche basate sulle fonti testuali, l’interpretazione dello studioso si concentrò sui “muti” dati fisici della pittura individuando alcuni vettori astratti iscritti nella composizione degli affreschi di Michelangelo. Il presente contributo considera i diagrammi di Steinberg come parte del suo pensiero critico e del suo metodo, soprattutto come esempio del concetto di duplicità: una forma di tensione presente nella pittura figurativa tra la rappresentazione naturalistica e le sue strutture non mimetiche. Secondo Steinberg, ad esempio, la spazialità tridimensionale e la disposizione planare delle forme sulla superficie del medium pittorico sono due condizioni che cooperano nella costruzione del significato nella pittura naturalistica. Questa idea è ripercorsa a partire dai testi teorici di Steinberg degli anni Cinquanta, fino alla sua nota contestazione di Clement Greenberg nel saggio Other Criteria (1972) e una critica al libro di E. H. Gombrich 'Art and Illusion' a cui si riferisce una lettera inedita del 1980 (trascritta nell’Appendice del saggio). Gli studi di Steinberg sulla pittura di Michelangelo sono dunque una manifestazione diretta della stessa cornice intellettuale.
«Ogni opera d'arte è un campo di alta tensione». Leo Steinberg e le strutture della rappresentazione: una riflessione a partire da Michelangelo / DI COLA, Daniele. - (2023), pp. 178-196.
«Ogni opera d'arte è un campo di alta tensione». Leo Steinberg e le strutture della rappresentazione: una riflessione a partire da Michelangelo
Daniele Di Cola
Primo
2023
Abstract
Tra il 1975 e il 1980 Leo Steinberg (1920-2011) pubblicò una monografia sugli affreschi di Michelangelo della cappella Paolina in Vaticano e tre saggi sul Giudizio Universale della Sistina. Rifiutando le convenzionali letture iconografiche basate sulle fonti testuali, l’interpretazione dello studioso si concentrò sui “muti” dati fisici della pittura individuando alcuni vettori astratti iscritti nella composizione degli affreschi di Michelangelo. Il presente contributo considera i diagrammi di Steinberg come parte del suo pensiero critico e del suo metodo, soprattutto come esempio del concetto di duplicità: una forma di tensione presente nella pittura figurativa tra la rappresentazione naturalistica e le sue strutture non mimetiche. Secondo Steinberg, ad esempio, la spazialità tridimensionale e la disposizione planare delle forme sulla superficie del medium pittorico sono due condizioni che cooperano nella costruzione del significato nella pittura naturalistica. Questa idea è ripercorsa a partire dai testi teorici di Steinberg degli anni Cinquanta, fino alla sua nota contestazione di Clement Greenberg nel saggio Other Criteria (1972) e una critica al libro di E. H. Gombrich 'Art and Illusion' a cui si riferisce una lettera inedita del 1980 (trascritta nell’Appendice del saggio). Gli studi di Steinberg sulla pittura di Michelangelo sono dunque una manifestazione diretta della stessa cornice intellettuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


