Nell’indagare le opposizioni di merito – le opposizioni attraverso le quali il debitore contesta la «giustificazione sostanziale» dell’esecuzione – Enrico Tullio Liebman muove, oltre che da una corposa ricostruzione storica, dalla nozione e dalla funzione del titolo esecutivo. Non potrebbe essere altrimenti, perché – l’A. lo sottolinea magistralmente – l’opposizione di merito trova la sua ragion d’essere nella configurazione che il titolo imprime all’azione esecutiva e al processo in cui essa si svolge. Il titolo, «atto portatore della sanzione», ha una peculiare efficacia che sta in ciò: da esso sorge un «novum ius», l’azione esecutiva, astratta perchè «vive di una vita sua propria, non legata a quella del credito né influenzata dalle sue vicende». Sicchè gli organi incaricati dell’esecuzione sono liberati dal peso (pure foriero di ritardo nel soddisfacimento del creditore) dell’accertamento attorno al fondamento sostanziale dell’esecuzione: se la legge ha elevato il titolo a unica condizione dell’esistenza dell’azione esecutiva, è sufficiente che l’ufficio svolga un giudizio meramente formale attorno al titolo e che, dunque, sia privo di poteri di accertamento o cognitivi. Si è scritto in seguito che la vigente disciplina del processo esecutivo «ha nel libro di Liebman “il suo anticipato commento”». Non occorre altro per motivare le ragioni dell’interesse dell’interprete odierno all’opera: piuttosto, ad ottant’anni della codificazione, è bene constatare il sopravvenire di norme e principi, di matrice legale o giurisprudenziale, in evidente distonia con l’armonico sistema eretto dai conditores.
La dottrina della separazione tra cognizione ed esecuzione e alcuni recenti sviluppi giurisprudenziali. rileggendo «Le opposizioni di merito» di E.T. Liebman / Limongi, Biagio. - (2024), pp. 1349-1374.
La dottrina della separazione tra cognizione ed esecuzione e alcuni recenti sviluppi giurisprudenziali. rileggendo «Le opposizioni di merito» di E.T. Liebman
Biagio Limongi
2024
Abstract
Nell’indagare le opposizioni di merito – le opposizioni attraverso le quali il debitore contesta la «giustificazione sostanziale» dell’esecuzione – Enrico Tullio Liebman muove, oltre che da una corposa ricostruzione storica, dalla nozione e dalla funzione del titolo esecutivo. Non potrebbe essere altrimenti, perché – l’A. lo sottolinea magistralmente – l’opposizione di merito trova la sua ragion d’essere nella configurazione che il titolo imprime all’azione esecutiva e al processo in cui essa si svolge. Il titolo, «atto portatore della sanzione», ha una peculiare efficacia che sta in ciò: da esso sorge un «novum ius», l’azione esecutiva, astratta perchè «vive di una vita sua propria, non legata a quella del credito né influenzata dalle sue vicende». Sicchè gli organi incaricati dell’esecuzione sono liberati dal peso (pure foriero di ritardo nel soddisfacimento del creditore) dell’accertamento attorno al fondamento sostanziale dell’esecuzione: se la legge ha elevato il titolo a unica condizione dell’esistenza dell’azione esecutiva, è sufficiente che l’ufficio svolga un giudizio meramente formale attorno al titolo e che, dunque, sia privo di poteri di accertamento o cognitivi. Si è scritto in seguito che la vigente disciplina del processo esecutivo «ha nel libro di Liebman “il suo anticipato commento”». Non occorre altro per motivare le ragioni dell’interesse dell’interprete odierno all’opera: piuttosto, ad ottant’anni della codificazione, è bene constatare il sopravvenire di norme e principi, di matrice legale o giurisprudenziale, in evidente distonia con l’armonico sistema eretto dai conditores.File | Dimensione | Formato | |
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