In questo contributo espongo alcuni esempi, provenienti soprattutto da testi teologici del XII secolo, di associazione tra la silva e la vita silvestre da una parte, e la materia primordiale e la solitudine dall’altra. Le riflessioni intorno alla materia primordiale a cui mi riferirò sono eminentemente di origine scolastica, mentre quelle intorno alla solitudine sono piuttosto, non casualmente, di origine monastica: e tuttavia il meccanismo argomentativo e associativo nei due casi è simile ed è basato, come ho anticipato, sulla negazione o la rimozione. Similmente alla foresta o silva, caratterizzata in negativo come oscura, indeterminata e priva di forma – cosa che permette di considerarla figura della materia primordiale, informe e come tale luogo e matrice di tutte le forme –, così l’asino silvestre o onagro nella tradizione esegetica e monastica dell’alto medioevo è descritto essenzialmente ‘in negativo’ o per sottrazione: un animale frugalissimo, privo quasi del tutto di relazioni sociali e financo, il più delle volte, di vita sessuale, cosa che lo rende atto ad essere segno della vita monastica e in solitudine, condizione preliminare per l’incontro più genuino con sé e con Dio. Testi che fanno uso di questo genere di figure si trovano sin dalla tarda antichità e per tutto l’alto medioevo, ma, così come è in particolare nei più sofisticati filosofi del XII secolo (Guglielmo di Conches e Gilberto di Poitiers) che il tema della ‘materia-silva’ viene in luce, è sotto la penna di un altro grande pensatore del XII secolo, Pietro Abelardo, che quello del ‘monaco-onager’ sembra trovare i suoi sviluppi teoricamente più ricchi e articolati.
Silva e onager: il bosco e l’asino selvatico come figure della materia primordiale e della solitudine monastica nella teologia del XII secolo / Valente, Luisa. - (2024), pp. 321-342.
Silva e onager: il bosco e l’asino selvatico come figure della materia primordiale e della solitudine monastica nella teologia del XII secolo
Luisa Valente
2024
Abstract
In questo contributo espongo alcuni esempi, provenienti soprattutto da testi teologici del XII secolo, di associazione tra la silva e la vita silvestre da una parte, e la materia primordiale e la solitudine dall’altra. Le riflessioni intorno alla materia primordiale a cui mi riferirò sono eminentemente di origine scolastica, mentre quelle intorno alla solitudine sono piuttosto, non casualmente, di origine monastica: e tuttavia il meccanismo argomentativo e associativo nei due casi è simile ed è basato, come ho anticipato, sulla negazione o la rimozione. Similmente alla foresta o silva, caratterizzata in negativo come oscura, indeterminata e priva di forma – cosa che permette di considerarla figura della materia primordiale, informe e come tale luogo e matrice di tutte le forme –, così l’asino silvestre o onagro nella tradizione esegetica e monastica dell’alto medioevo è descritto essenzialmente ‘in negativo’ o per sottrazione: un animale frugalissimo, privo quasi del tutto di relazioni sociali e financo, il più delle volte, di vita sessuale, cosa che lo rende atto ad essere segno della vita monastica e in solitudine, condizione preliminare per l’incontro più genuino con sé e con Dio. Testi che fanno uso di questo genere di figure si trovano sin dalla tarda antichità e per tutto l’alto medioevo, ma, così come è in particolare nei più sofisticati filosofi del XII secolo (Guglielmo di Conches e Gilberto di Poitiers) che il tema della ‘materia-silva’ viene in luce, è sotto la penna di un altro grande pensatore del XII secolo, Pietro Abelardo, che quello del ‘monaco-onager’ sembra trovare i suoi sviluppi teoricamente più ricchi e articolati.File | Dimensione | Formato | |
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