Il saggio è volto a riflettere sugli scambi e sulle aperture possibili tra il teatro, i saperi performativi e l’intercultura. Una rapida ricognizione consente di seguire il percorso che dall’avvento della regia, attraverso la nascita della pedagogia attoriale, ha influito sulla genesi di quell’insieme di iniziative che afferiscono all’orbita del teatro sociale. Il discorso si focalizza in particolare sul fenomeno del teatro sociale d’arte con migranti, che in Italia si è sviluppato a partire dai tardi anni Ottanta. Si tratta di una categoria ibrida, che rientra non solo tra le pratiche del teatro sociale, ma anche tra quelle del teatro interculturale (cross-cultural theatre). Infatti, secondo la nomenclatura proposta da Jacqueline Lo e Helen Gilbert (2002), il teatro sociale multiculturale (multicultural community theatre), che rientra nell’ambito del big “M” multicultural theatre, si rivela particolarmente prezioso non solo come pratica di inclusione sociale e cura della persona, ma anche come enzima di attivazione di comunità interculturali. Ciò avviene grazie all’impiego delle possibili declinazioni della drammaturgia sociale o partecipata, e alla centralità scenica (sia creativa che performativa) del corpo degli attori della diversità, entrambi strumenti capaci anche di rigenerare il teatro tout court. L’intento dell’approfondimento è dunque quello di ragionare sulla relazione tra teatro, saperi performativi e intercultura, per l’apertura di un dialogo volto a detonare opere d’arte o, perlomeno, forme estetiche della collettività.
Tra teatro, saperi performativi e intercultura. Per un dialogo aperto / Carponi, Cecilia. - (2024), pp. 268-283.
Tra teatro, saperi performativi e intercultura. Per un dialogo aperto
Cecilia Carponi
2024
Abstract
Il saggio è volto a riflettere sugli scambi e sulle aperture possibili tra il teatro, i saperi performativi e l’intercultura. Una rapida ricognizione consente di seguire il percorso che dall’avvento della regia, attraverso la nascita della pedagogia attoriale, ha influito sulla genesi di quell’insieme di iniziative che afferiscono all’orbita del teatro sociale. Il discorso si focalizza in particolare sul fenomeno del teatro sociale d’arte con migranti, che in Italia si è sviluppato a partire dai tardi anni Ottanta. Si tratta di una categoria ibrida, che rientra non solo tra le pratiche del teatro sociale, ma anche tra quelle del teatro interculturale (cross-cultural theatre). Infatti, secondo la nomenclatura proposta da Jacqueline Lo e Helen Gilbert (2002), il teatro sociale multiculturale (multicultural community theatre), che rientra nell’ambito del big “M” multicultural theatre, si rivela particolarmente prezioso non solo come pratica di inclusione sociale e cura della persona, ma anche come enzima di attivazione di comunità interculturali. Ciò avviene grazie all’impiego delle possibili declinazioni della drammaturgia sociale o partecipata, e alla centralità scenica (sia creativa che performativa) del corpo degli attori della diversità, entrambi strumenti capaci anche di rigenerare il teatro tout court. L’intento dell’approfondimento è dunque quello di ragionare sulla relazione tra teatro, saperi performativi e intercultura, per l’apertura di un dialogo volto a detonare opere d’arte o, perlomeno, forme estetiche della collettività.File | Dimensione | Formato | |
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