L’opera di Ginzburg ha messo a tema nella quasi totalità della sua produzione narrativa e teatrale la questione della famiglia e dei legami che stereotipicamente la connotano; in ogni circostanza, l’autrice ne consegna al lettore una rappresentazione elegiaca in cui il dolore dei componenti si esplica principalmente nella relazione con l’altro da sé sempre ostacolata dall’incapacità di comprenderne i bisogni e i desideri in favore della realizzazione del modello ideale famigliare. Le vicende dei personaggi, le relazioni che intrecciano, i pensieri, i silenzi e i dubbi rimettono in discussione la posizione che essi occupano in società di cui la famiglia è correlativo oggettivo. Luogo cruciale di tale crisi è la sessualità: dal desiderio eterosessuale assente, costretto o inquietante, ai rapporti coniugali insoddisfacenti, disgustosi, frustrati dal quasi onnipresente elemento dell’adulterio, la connessione tra sesso, genere e sessualità rappresenta un momento critico fondamentale in grado di rivelare l’ipocrisia e l’inabitabilità delle norme che formano e regolano la famiglia borghese. Su tali premesse e attraverso gli strumenti forniti dai gender e queer studies si baserà il presente intervento: attraverso una disamina che passi in rassegna alcuni testi emblematici della produzione breve di Natalia Ginzburg - alcuni racconti, tra cui in particolare Un’assenza (1933), Casa al mare (1937) e Mio marito (1941) e i due romanzi brevi È stato così (1947) e Valentino (1957) - si analizzeranno le modalità narrative attraverso cui la sessualità borghese viene di volta in volta rappresentata come traumatica e minata da un’ipocrisia fondativa inestinguibile. Da tale prospettiva, risulterà di primaria importanza l’analisi della continuità della rappresentazione dei generi strettamente legata alle relazioni famigliari che normativamente sono costretti ad incarnare.
Elegia Borghese. Il silenzio del desiderio nella prosa di Natalia Ginzburg / DI MUCCIO, Giacomo. - (2024), pp. 55-66.
Elegia Borghese. Il silenzio del desiderio nella prosa di Natalia Ginzburg
Giacomo Di Muccio
2024
Abstract
L’opera di Ginzburg ha messo a tema nella quasi totalità della sua produzione narrativa e teatrale la questione della famiglia e dei legami che stereotipicamente la connotano; in ogni circostanza, l’autrice ne consegna al lettore una rappresentazione elegiaca in cui il dolore dei componenti si esplica principalmente nella relazione con l’altro da sé sempre ostacolata dall’incapacità di comprenderne i bisogni e i desideri in favore della realizzazione del modello ideale famigliare. Le vicende dei personaggi, le relazioni che intrecciano, i pensieri, i silenzi e i dubbi rimettono in discussione la posizione che essi occupano in società di cui la famiglia è correlativo oggettivo. Luogo cruciale di tale crisi è la sessualità: dal desiderio eterosessuale assente, costretto o inquietante, ai rapporti coniugali insoddisfacenti, disgustosi, frustrati dal quasi onnipresente elemento dell’adulterio, la connessione tra sesso, genere e sessualità rappresenta un momento critico fondamentale in grado di rivelare l’ipocrisia e l’inabitabilità delle norme che formano e regolano la famiglia borghese. Su tali premesse e attraverso gli strumenti forniti dai gender e queer studies si baserà il presente intervento: attraverso una disamina che passi in rassegna alcuni testi emblematici della produzione breve di Natalia Ginzburg - alcuni racconti, tra cui in particolare Un’assenza (1933), Casa al mare (1937) e Mio marito (1941) e i due romanzi brevi È stato così (1947) e Valentino (1957) - si analizzeranno le modalità narrative attraverso cui la sessualità borghese viene di volta in volta rappresentata come traumatica e minata da un’ipocrisia fondativa inestinguibile. Da tale prospettiva, risulterà di primaria importanza l’analisi della continuità della rappresentazione dei generi strettamente legata alle relazioni famigliari che normativamente sono costretti ad incarnare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


