Per secoli l’essere umano ha preferito proteggere il (sacro) dolore dell’esperienza commemorativa dalla caotica (laicità) del fatto urbano. L’obiettivo è riconfigurare tale evento, nella sua veste più generica – e quindi laica – all’interno della metropoli contemporanea. Non volendo in alcun modo suggerire specifiche interpretazioni attraverso evidenti riferimenti a urbanità esistenti – passate o presenti – il palcoscenico scelto sarà un casuale – o inverosimile – frammento di una generica città analoga1, costruita appositamente per l’occasione e slegata dal tempo e dallo spazio comunemente noti. Tre atti si susseguono, rincorrendo l’inesorabile scorrere del tempo e scandendo le tappe di un processo che sintetizza il momento del commiato, ridefinendo il rapporto tra il dolore di chi rimane, l’irreversibile assenza di chi non vivrà più e lo scenario fisico all’interno del quale agiamo, attraverso la mediazione dell’artificio architettonico. Piccoli tasselli luccicanti ornano senza alcuna apparente regola il suolo, fino ad invadere gli spazi più privati, mutando la complessa articolazione della città – fino ad allora ostile a qualsiasi tipo di ornamento – in un unico shed decorato2, reinventandone in ultimo il significato simbolico. Il luogo in cui siamo soliti vivere freneticamente le nostre vite si trasforma nello scenario in cui commemorare chi è venuto a mancare. Il passo svelto che caratterizzava l’agire quotidiano rallenta fino a fermarsi; l’uomo si presta ad osservare … nella sua mente riaffiora un ricordo perduto. Eppure il tempo continua inesorabilmente a scorrere. Come ogni prodotto dell’azione dell’uomo anche queste piccole pietre sono destinate a svanire, disassate dal calpestio a cui sono sottoposte ogni giorno. Al loro svanire, la vita riprende gradualmente il suo fare incessante e la memoria scompare nuovamente.
Svanimento / Ugolini, Marco. - (2024), pp. 132-135.
Svanimento
Marco Ugolini
2024
Abstract
Per secoli l’essere umano ha preferito proteggere il (sacro) dolore dell’esperienza commemorativa dalla caotica (laicità) del fatto urbano. L’obiettivo è riconfigurare tale evento, nella sua veste più generica – e quindi laica – all’interno della metropoli contemporanea. Non volendo in alcun modo suggerire specifiche interpretazioni attraverso evidenti riferimenti a urbanità esistenti – passate o presenti – il palcoscenico scelto sarà un casuale – o inverosimile – frammento di una generica città analoga1, costruita appositamente per l’occasione e slegata dal tempo e dallo spazio comunemente noti. Tre atti si susseguono, rincorrendo l’inesorabile scorrere del tempo e scandendo le tappe di un processo che sintetizza il momento del commiato, ridefinendo il rapporto tra il dolore di chi rimane, l’irreversibile assenza di chi non vivrà più e lo scenario fisico all’interno del quale agiamo, attraverso la mediazione dell’artificio architettonico. Piccoli tasselli luccicanti ornano senza alcuna apparente regola il suolo, fino ad invadere gli spazi più privati, mutando la complessa articolazione della città – fino ad allora ostile a qualsiasi tipo di ornamento – in un unico shed decorato2, reinventandone in ultimo il significato simbolico. Il luogo in cui siamo soliti vivere freneticamente le nostre vite si trasforma nello scenario in cui commemorare chi è venuto a mancare. Il passo svelto che caratterizzava l’agire quotidiano rallenta fino a fermarsi; l’uomo si presta ad osservare … nella sua mente riaffiora un ricordo perduto. Eppure il tempo continua inesorabilmente a scorrere. Come ogni prodotto dell’azione dell’uomo anche queste piccole pietre sono destinate a svanire, disassate dal calpestio a cui sono sottoposte ogni giorno. Al loro svanire, la vita riprende gradualmente il suo fare incessante e la memoria scompare nuovamente.File | Dimensione | Formato | |
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