A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso la riflessione ecofemminista (Merchant 1980; Fox Keller 1985; Bordo 1987) ha sottolineato le intersezioni fra cultura patriarcale, Rivoluzione scientifica, modo di produzione capitalista e sfruttamento delle risorse ambientali, evidenziando così la radice storica e la natura epistemologica delle attuali criticità. Adottando tale prospettiva, le teologhe hanno messo al centro della propria riflessione il ruolo della religione nella definizione del rapporto fra essere umano, animali e natura (Radford Ruether 1992; Gebara 1999; Johnson 2014). Un momento cruciale nella storia di questo rapporto, per quanto riguarda l’Occidente europeo, è la crisi culturale del Seicento: con l’avvento della Rivoluzione scientifica, un nuovo paradigma di natura si scontra con la concezione preesistente di matrice aristotelico- scolastica, segnando lo scarto fra una realtà naturale concepita come entità viva e organica a una intesa come meccanica, inerte e non senziente. Il Seicento europeo, però, è anche teatro di manifestazioni culturali di tutt’altro stampo: la mistica cattolica vive un momento di straordinario fermento, soprattutto nel suo versante femminile. Può essere interessante, allora, rileggere l’opera delle mistiche per cercare di isolare, al suo interno, la presenza di elementi naturali che informino sul rapporto tra essere umano, animali e natura. Attraverso l’adozione di una duplice prospettiva, ecologica e di genere, questo contributo evidenzia come i riferimenti alla realtà naturale, in un corpus scelto di scritture mistiche (dall’opera di Teresa d’Avila a quella di Maria Maddalena de’ Pazzi, Brigida Morello, Veronica Giuliani), siano pregnanti sotto più punti di vista: simbolico (metafore, similitudini, analogie e/o allegorie stabiliscono corrispondenze fra la dimensione spirituale e il mondo naturale/animale); semantico (si riconosce alla natura e alle sue creature un valore intrinseco in quanto forme della Creazione); semiotico (la realtà naturale come macrotesto che rivela la presenza divina). Dopo una breve analisi delle scritture, si valuterà il peso che tali concezioni potrebbero avere nella riflessione filosofica contemporanea: la possibilità di individuare in queste scritture un modello epistemologico non‒antropocentrico significativo anche per la contemporaneità sarà discussa nell’ultima parte del contributo.
"L'anime nostre erano come tanti belli cerviolini": il mondo naturale nella mistica cattolica (secoli XVI-XVIII). Uno sguardo di genere / Marsulli, Claudia. - (2024), pp. 51-64.
"L'anime nostre erano come tanti belli cerviolini": il mondo naturale nella mistica cattolica (secoli XVI-XVIII). Uno sguardo di genere
Claudia Marsulli
2024
Abstract
A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso la riflessione ecofemminista (Merchant 1980; Fox Keller 1985; Bordo 1987) ha sottolineato le intersezioni fra cultura patriarcale, Rivoluzione scientifica, modo di produzione capitalista e sfruttamento delle risorse ambientali, evidenziando così la radice storica e la natura epistemologica delle attuali criticità. Adottando tale prospettiva, le teologhe hanno messo al centro della propria riflessione il ruolo della religione nella definizione del rapporto fra essere umano, animali e natura (Radford Ruether 1992; Gebara 1999; Johnson 2014). Un momento cruciale nella storia di questo rapporto, per quanto riguarda l’Occidente europeo, è la crisi culturale del Seicento: con l’avvento della Rivoluzione scientifica, un nuovo paradigma di natura si scontra con la concezione preesistente di matrice aristotelico- scolastica, segnando lo scarto fra una realtà naturale concepita come entità viva e organica a una intesa come meccanica, inerte e non senziente. Il Seicento europeo, però, è anche teatro di manifestazioni culturali di tutt’altro stampo: la mistica cattolica vive un momento di straordinario fermento, soprattutto nel suo versante femminile. Può essere interessante, allora, rileggere l’opera delle mistiche per cercare di isolare, al suo interno, la presenza di elementi naturali che informino sul rapporto tra essere umano, animali e natura. Attraverso l’adozione di una duplice prospettiva, ecologica e di genere, questo contributo evidenzia come i riferimenti alla realtà naturale, in un corpus scelto di scritture mistiche (dall’opera di Teresa d’Avila a quella di Maria Maddalena de’ Pazzi, Brigida Morello, Veronica Giuliani), siano pregnanti sotto più punti di vista: simbolico (metafore, similitudini, analogie e/o allegorie stabiliscono corrispondenze fra la dimensione spirituale e il mondo naturale/animale); semantico (si riconosce alla natura e alle sue creature un valore intrinseco in quanto forme della Creazione); semiotico (la realtà naturale come macrotesto che rivela la presenza divina). Dopo una breve analisi delle scritture, si valuterà il peso che tali concezioni potrebbero avere nella riflessione filosofica contemporanea: la possibilità di individuare in queste scritture un modello epistemologico non‒antropocentrico significativo anche per la contemporaneità sarà discussa nell’ultima parte del contributo.File | Dimensione | Formato | |
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