Le mura hanno costituito fino alla fine del regno pontifico il limite della cinta daziaria, condizionando il rapporto con le infrastrutture ferroviarie, che hanno cominciato ad apparire nella seconda metà dell'800. Inizialmente attestate a ridosso delle porte esistenti, le linee hanno sfondato le mura solo in corrispondenza di Porta Maggiore per dare vita alla penetrazione di Termini, ma si sono poi mantenute fino ad oggi all'esterno della cinta aureliana. Il rapporto tra mura e infrastrutture ferroviarie è stato particolarmente intenso nel settore individuato dai tratti T2 e T3, con la presenza di Termini, in qualche modo originata dalla prima ferrovia a Roma, la Pio-Latina del 1856 attestata fuori Porta Maggiore, ma anche con lo sviluppo successivo, che porta presto alla formazione del "vallo ferroviario" per giungere fino ad oggi con le stazioni archeo-metro di San Giovanni e Amba Aradam. In questo settore, e nell'arco di 150 anni si concentra l'interazione più intensa tra ferro e città storica, anche se lentamente e in modo disorganico il sistema del ferro si attesterà intorno all’intero perimetro delle mura, dando vita a nodi di diversa natura ed intensità, fino al disegno, incompiuto ad oggi, di una nuova cinta, l’anello ferroviario. L’eredità di un attestamento sul margine offre oggi al rapporto tra infrastrutture e mura un potenziale enorme sul piano urbano, in virtù di molti nodi irrisolti o incompleti che potrebbero offrire la prospettiva di una “corona della città” che coniughi i valori del patrimonio con quelli di un’accessibilità in grado di influire positivamente sui contesti che interessa, non solo in termini di bacino di utenza. Il contributo è articolato in due parti: la prima ricostruisce criticamente e su materiale d’archivio lo sviluppo delle infrastrutture su ferro in relazione all’interazione con le mura e il centro storico, evidenziando le origini di condizioni critiche attuali; la seconda parte individua nodi di approfondimento analitico e di potenziale progettuale a San Giovanni, Amba Aradam, Porta S. Paolo come casi studio per la riattivazione di comparti urbani problematici attraverso la presenza e l’azione dell’infrastruttura di mobilità.
Le mura di ferro / Lambertucci, Filippo. - (2024), pp. 202-211.
Le mura di ferro
lambertucci filippo
2024
Abstract
Le mura hanno costituito fino alla fine del regno pontifico il limite della cinta daziaria, condizionando il rapporto con le infrastrutture ferroviarie, che hanno cominciato ad apparire nella seconda metà dell'800. Inizialmente attestate a ridosso delle porte esistenti, le linee hanno sfondato le mura solo in corrispondenza di Porta Maggiore per dare vita alla penetrazione di Termini, ma si sono poi mantenute fino ad oggi all'esterno della cinta aureliana. Il rapporto tra mura e infrastrutture ferroviarie è stato particolarmente intenso nel settore individuato dai tratti T2 e T3, con la presenza di Termini, in qualche modo originata dalla prima ferrovia a Roma, la Pio-Latina del 1856 attestata fuori Porta Maggiore, ma anche con lo sviluppo successivo, che porta presto alla formazione del "vallo ferroviario" per giungere fino ad oggi con le stazioni archeo-metro di San Giovanni e Amba Aradam. In questo settore, e nell'arco di 150 anni si concentra l'interazione più intensa tra ferro e città storica, anche se lentamente e in modo disorganico il sistema del ferro si attesterà intorno all’intero perimetro delle mura, dando vita a nodi di diversa natura ed intensità, fino al disegno, incompiuto ad oggi, di una nuova cinta, l’anello ferroviario. L’eredità di un attestamento sul margine offre oggi al rapporto tra infrastrutture e mura un potenziale enorme sul piano urbano, in virtù di molti nodi irrisolti o incompleti che potrebbero offrire la prospettiva di una “corona della città” che coniughi i valori del patrimonio con quelli di un’accessibilità in grado di influire positivamente sui contesti che interessa, non solo in termini di bacino di utenza. Il contributo è articolato in due parti: la prima ricostruisce criticamente e su materiale d’archivio lo sviluppo delle infrastrutture su ferro in relazione all’interazione con le mura e il centro storico, evidenziando le origini di condizioni critiche attuali; la seconda parte individua nodi di approfondimento analitico e di potenziale progettuale a San Giovanni, Amba Aradam, Porta S. Paolo come casi studio per la riattivazione di comparti urbani problematici attraverso la presenza e l’azione dell’infrastruttura di mobilità.File | Dimensione | Formato | |
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