La mostra proposta è pensata come una retrospettiva sulla vita e sull’opera del pittore Gino Galli (1893-1944), allievo prediletto di Giacomo Balla, tra gli esponenti storici del Futurismo, autore e firmatario di importanti “Manifesti”, condirettore della rivista “Roma Futurista” (con Filippo Tommaso Marinetti, lo stesso Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca), protagonista, nel 1919 e nel 1920, di due mostre personali presso la Galleria Bragaglia di Roma, la più importante dell’epoca. Una figura, quella di Galli, fino a oggi quasi del tutto ignota anche alla vastissima storiografia sul Futurismo, salvo rare citazioni (spesso errate, a partire dalla data di morte dell’artista, ovunque posticipata di dieci anni, al 1954, Galli morì invece a Firenze il 28 ottobre 1944). Si tratta dunque di una totale riscoperta di un protagonista dell’arte del Novecento, di cui saranno presentate circa cinquanta opere pittoriche, completamente inedite, salvo alcune eccezioni. La mostra, di esclusivo impianto scientifico, ma con suggestivi elementi di narrazione, affronterà anche il nodo della “sparizione” di Galli, dopo un esordio che lo vide protagonista di prim’ordine nei ranghi del Futurismo (periodo 1910-1920), mostrando la sua produzione degli anni Venti e Trenta, durante i quali l’artista aderisce agli stilemi del Ritorno all’ordine e, soprattutto ad un Realismo magico carico di simbologie ed erotismo. Specifica del pittore, la produzione di quadri di soggetto erotico, eccezionalmente di grandi dimensioni (cosa rara nella storia dell’arte), di cui si presenteranno tre esemplari inediti. Tra questi - uno dei documenti di assoluta rilevanza, storica oltre che pittorica, di cui la mostra si avvarrà - un dipinto miracolosamente sopravvissuto fino a oggi grazie al prolungato e ultradecennale occultamento in una cantina: un ritratto, di soggetto erotico, raffigurante molto probabilmente un giovane destinato a diventare uno dei principali gerarchi fascisti e un protagonista della storia del Ventennio. La “sparizione” di Galli, che pure continuò a dipingere durante tutta la sua vita, in solitudine, è probabilmente da collegare al suo coinvolgimento come sub-confidente dell’Ovra, la polizia segreta fascista. La mostra, con relativo catalogo (stampato in mille copie per i tipi di un editore romano in via di definizione) sarà anche l’occasione per chiarire questo punto ancora “oscuro” della biografia dell’artista. Grazie anche a documentazione inedita, integrata alla numerosa bibliografia scientifica esistente sull’argomento, sarà possibile quanto meno ipotizzare un coinvolgimento forzato del pittore – omosessuale, morfinomane, interessato a occultismo ed esoterismo - nella rete dei sub-confidenti che facevano capo a Bice Pupeschi, la “Mata Hari” italiana, amante del capo della polizia Arturo Bocchini, figura nota agli storici ma di cui ancora oggi si ignorano le fattezze, ad eccezione di una fotografia (multipla), un’esemplare della quale è conservato all’università di Chicago. A questo proposito, altro documento di eccezionale rilevanza storica che la mostra è in grado di proporre, un ritratto (l’unico noto) della leggendaria Pupeschi, a firma Gino Galli, quadro di cui è stata accertata l’esistenza e per il quale sono in corso trattative per un eventuale prestito. Se infatti è indubbio che Galli fu in contatto con la Pupeschi, restano ancora avvolte nel misero molte questioni: come mai il nome del pittore, deceduto nel 1944, comparve nella lista dei confidenti dell’Ovra pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nell’aprile 1946, laddove era esplicito il divieto, per legge, di pubblicare nomi delle persone defunte? Come mai tra la documentazione esistente negli archivi pubblici (almeno quella desecretata) non si trova traccia di una attività di spionaggio di Galli (nessun fascicolo personale, nessun nome in codice, nessun mandato di pagamento)? Come mai Galli, valentissimo pittore, e a quanto pare in diretto contatto con la potente amante del “viceduce”, soprannome di Arturo Bocchini, non beneficiò in vita di alcun appoggio, né partecipò a mostre, né fu mai incluso nel pur vasto e organizzatissimo apparato di promozione artistica durante il Ventennio, sparendo anzi da tutti i circuiti artistici e morendo solo e in povertà? Si ricorda, per inciso, che, come dimostrato da numerosi storici, nella lista dei confidenti e sub-confidenti numerosi, oltre a intellettuali e scrittori (da Pitigrilli a Italo Tavolato) furono i soggetti “fragili”, dunque ricattabili. E tra questi molti omosessuali ed ebrei.

Gino Galli. La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine / Tulino, Giulia; Sassi, Edoardo; Rossi Ruben, Massimo; Salaris, Claudia; Carpi, Giancarlo; Schiaffini, Ilaria; Pesola, Antonella; Bittoto, Enrico; Mozzati, Tommaso; Magrelli, Simona; Carbonaro, Claudio; Sarlo, Alessandro. - (2023).

Gino Galli. La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine

Giulia Tulino;Edoardo Sassi;Ilaria Schiaffini;
2023

Abstract

La mostra proposta è pensata come una retrospettiva sulla vita e sull’opera del pittore Gino Galli (1893-1944), allievo prediletto di Giacomo Balla, tra gli esponenti storici del Futurismo, autore e firmatario di importanti “Manifesti”, condirettore della rivista “Roma Futurista” (con Filippo Tommaso Marinetti, lo stesso Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca), protagonista, nel 1919 e nel 1920, di due mostre personali presso la Galleria Bragaglia di Roma, la più importante dell’epoca. Una figura, quella di Galli, fino a oggi quasi del tutto ignota anche alla vastissima storiografia sul Futurismo, salvo rare citazioni (spesso errate, a partire dalla data di morte dell’artista, ovunque posticipata di dieci anni, al 1954, Galli morì invece a Firenze il 28 ottobre 1944). Si tratta dunque di una totale riscoperta di un protagonista dell’arte del Novecento, di cui saranno presentate circa cinquanta opere pittoriche, completamente inedite, salvo alcune eccezioni. La mostra, di esclusivo impianto scientifico, ma con suggestivi elementi di narrazione, affronterà anche il nodo della “sparizione” di Galli, dopo un esordio che lo vide protagonista di prim’ordine nei ranghi del Futurismo (periodo 1910-1920), mostrando la sua produzione degli anni Venti e Trenta, durante i quali l’artista aderisce agli stilemi del Ritorno all’ordine e, soprattutto ad un Realismo magico carico di simbologie ed erotismo. Specifica del pittore, la produzione di quadri di soggetto erotico, eccezionalmente di grandi dimensioni (cosa rara nella storia dell’arte), di cui si presenteranno tre esemplari inediti. Tra questi - uno dei documenti di assoluta rilevanza, storica oltre che pittorica, di cui la mostra si avvarrà - un dipinto miracolosamente sopravvissuto fino a oggi grazie al prolungato e ultradecennale occultamento in una cantina: un ritratto, di soggetto erotico, raffigurante molto probabilmente un giovane destinato a diventare uno dei principali gerarchi fascisti e un protagonista della storia del Ventennio. La “sparizione” di Galli, che pure continuò a dipingere durante tutta la sua vita, in solitudine, è probabilmente da collegare al suo coinvolgimento come sub-confidente dell’Ovra, la polizia segreta fascista. La mostra, con relativo catalogo (stampato in mille copie per i tipi di un editore romano in via di definizione) sarà anche l’occasione per chiarire questo punto ancora “oscuro” della biografia dell’artista. Grazie anche a documentazione inedita, integrata alla numerosa bibliografia scientifica esistente sull’argomento, sarà possibile quanto meno ipotizzare un coinvolgimento forzato del pittore – omosessuale, morfinomane, interessato a occultismo ed esoterismo - nella rete dei sub-confidenti che facevano capo a Bice Pupeschi, la “Mata Hari” italiana, amante del capo della polizia Arturo Bocchini, figura nota agli storici ma di cui ancora oggi si ignorano le fattezze, ad eccezione di una fotografia (multipla), un’esemplare della quale è conservato all’università di Chicago. A questo proposito, altro documento di eccezionale rilevanza storica che la mostra è in grado di proporre, un ritratto (l’unico noto) della leggendaria Pupeschi, a firma Gino Galli, quadro di cui è stata accertata l’esistenza e per il quale sono in corso trattative per un eventuale prestito. Se infatti è indubbio che Galli fu in contatto con la Pupeschi, restano ancora avvolte nel misero molte questioni: come mai il nome del pittore, deceduto nel 1944, comparve nella lista dei confidenti dell’Ovra pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nell’aprile 1946, laddove era esplicito il divieto, per legge, di pubblicare nomi delle persone defunte? Come mai tra la documentazione esistente negli archivi pubblici (almeno quella desecretata) non si trova traccia di una attività di spionaggio di Galli (nessun fascicolo personale, nessun nome in codice, nessun mandato di pagamento)? Come mai Galli, valentissimo pittore, e a quanto pare in diretto contatto con la potente amante del “viceduce”, soprannome di Arturo Bocchini, non beneficiò in vita di alcun appoggio, né partecipò a mostre, né fu mai incluso nel pur vasto e organizzatissimo apparato di promozione artistica durante il Ventennio, sparendo anzi da tutti i circuiti artistici e morendo solo e in povertà? Si ricorda, per inciso, che, come dimostrato da numerosi storici, nella lista dei confidenti e sub-confidenti numerosi, oltre a intellettuali e scrittori (da Pitigrilli a Italo Tavolato) furono i soggetti “fragili”, dunque ricattabili. E tra questi molti omosessuali ed ebrei.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1708526
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