La gestione dei dati, nell’ambito della conservazione e tutela del patrimonio culturale, è affidata a complessi sistemi di organizzazione della conoscenza (Knowledge organization System) necessariamente concepiti con la duplice funzione di descriverne in modo appropriato il contesto disciplinare e, al contempo, renderne agevole l’archiviazione e il recupero. Un sistema di organizzazione della conoscenza è infatti uno strumento informatico che intende rappresentare, attraverso uno schema formale, una parte di realtà con l’obiettivo di renderne accessibili i contenuti ad utenti estranei alla progettazione del sistema stesso. I contenuti vengono espressi attraverso i ‘concetti’ cui si riferiscono, i quali sono considerati l’unità base del sistema e sono resi formalmente attraverso ‘termini’ raccolti nei cosiddetti vocabolari controllati. Questi, oltre ad esprimere la semantica dell’intera struttura, ne esprimono anche la sintassi e talvolta le regole per l’uso. Per capirne appieno il senso, da utenti non specialisti di programmazione informatica, è utile riferirsi al noto concetto di vocabolario inteso come strumento che consente di spiegare il lessico, ossia l’insieme dei vocaboli di una lingua. I vocabolari, infatti, costituiscono una struttura tradizionalmente legata alla necessità di organizzare e condividere significati, una sorta di sistema informativo ante litteram e, di conseguenza, un vero e proprio anello di congiunzione tra mondo analogico e mondo digitale. Un vocabolario controllato, anche descritto come collegamento semantico tra il lessico del contesto culturale di riferimento e il sistema informatico4 , costituisce il raccordo tra le informazioni contenute nel database del sistema e l’utente (ed il suo ambito disciplinare), consentendo l’identificazione della voce che meglio ne rappresenta l’intenzione espressiva. È di fatto costituito a partire dal linguaggio naturale e in particolare dal lessico proprio della disciplina coinvolta nel processo di organizzazione della conoscenza. Nell’ambito della Carta del Rischio, la definizione dei vocabolari svolge un ruolo fondamentale, perché la corretta rappresentazione dei problemi conservativi considerati deve al tempo stesso orientare la strutturazione del modello schedografico e il lavoro legato alla sua compilazione. Inoltre, la concezione della scheda come parte integrante di un sistema che si vuole interoperabile richiede che l’organizzazione dei dati in essa contenuti siano agevolmente fruibili da parte di altre piattaforme anche legate a domini d’interesse diversi. Con questo obiettivo, la messa a punto dei vocabolari per la Carta del Rischio per i centri storici ha seguito un processo articolato in tre fasi: la preliminare identificazione della natura del sistema dal punto di vista dell’organizzazione della conoscenza, il successivo approfondimento dei contenuti da rappresentare e della loro articolazione, ed infine un lavoro di allineamento dei vocabolari stessi ad un sistema standard internazionale che ne avviasse una ancor più ampia interoperabilità.
I vocabolari della carta del rischio per i centri storici. Un possibile raccordo tra lessico specialistico e interoperabilità / Fiorani, Donatella; Acierno, Marta; Donatelli, Adalgisa; Cutarelli, Silvia; Martello, Annarita. - (2022), pp. 21-34. [10.13133/9788893772082].
I vocabolari della carta del rischio per i centri storici. Un possibile raccordo tra lessico specialistico e interoperabilità
Marta Acierno;
2022
Abstract
La gestione dei dati, nell’ambito della conservazione e tutela del patrimonio culturale, è affidata a complessi sistemi di organizzazione della conoscenza (Knowledge organization System) necessariamente concepiti con la duplice funzione di descriverne in modo appropriato il contesto disciplinare e, al contempo, renderne agevole l’archiviazione e il recupero. Un sistema di organizzazione della conoscenza è infatti uno strumento informatico che intende rappresentare, attraverso uno schema formale, una parte di realtà con l’obiettivo di renderne accessibili i contenuti ad utenti estranei alla progettazione del sistema stesso. I contenuti vengono espressi attraverso i ‘concetti’ cui si riferiscono, i quali sono considerati l’unità base del sistema e sono resi formalmente attraverso ‘termini’ raccolti nei cosiddetti vocabolari controllati. Questi, oltre ad esprimere la semantica dell’intera struttura, ne esprimono anche la sintassi e talvolta le regole per l’uso. Per capirne appieno il senso, da utenti non specialisti di programmazione informatica, è utile riferirsi al noto concetto di vocabolario inteso come strumento che consente di spiegare il lessico, ossia l’insieme dei vocaboli di una lingua. I vocabolari, infatti, costituiscono una struttura tradizionalmente legata alla necessità di organizzare e condividere significati, una sorta di sistema informativo ante litteram e, di conseguenza, un vero e proprio anello di congiunzione tra mondo analogico e mondo digitale. Un vocabolario controllato, anche descritto come collegamento semantico tra il lessico del contesto culturale di riferimento e il sistema informatico4 , costituisce il raccordo tra le informazioni contenute nel database del sistema e l’utente (ed il suo ambito disciplinare), consentendo l’identificazione della voce che meglio ne rappresenta l’intenzione espressiva. È di fatto costituito a partire dal linguaggio naturale e in particolare dal lessico proprio della disciplina coinvolta nel processo di organizzazione della conoscenza. Nell’ambito della Carta del Rischio, la definizione dei vocabolari svolge un ruolo fondamentale, perché la corretta rappresentazione dei problemi conservativi considerati deve al tempo stesso orientare la strutturazione del modello schedografico e il lavoro legato alla sua compilazione. Inoltre, la concezione della scheda come parte integrante di un sistema che si vuole interoperabile richiede che l’organizzazione dei dati in essa contenuti siano agevolmente fruibili da parte di altre piattaforme anche legate a domini d’interesse diversi. Con questo obiettivo, la messa a punto dei vocabolari per la Carta del Rischio per i centri storici ha seguito un processo articolato in tre fasi: la preliminare identificazione della natura del sistema dal punto di vista dell’organizzazione della conoscenza, il successivo approfondimento dei contenuti da rappresentare e della loro articolazione, ed infine un lavoro di allineamento dei vocabolari stessi ad un sistema standard internazionale che ne avviasse una ancor più ampia interoperabilità.File | Dimensione | Formato | |
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